domenica 26 novembre 2023

Giù nella valle

Cognetti scrive in “Giù nella valle”, pubblicato da Einaudi, un libro amaro. Se ne “Le otto montagne” una buona dose di disillusione c’era già, qui l’autore torna più vicino alla forma del racconto e mette insieme capitoli brevi e taglienti, dai contenuti collegati ma distinti.

C’è la ferocia degli animali, nel primo, del cane dominante che attacca il più debole (capitolo un po’ disturbante per chi, come me, la sofferenza animale non riesce a leggerla). Poi ci sono Luigi e Alfredo, due fratelli, larice il primo ed abete il secondo come gli alberi duri e resistenti che il padre piantò vicini alla loro nascita, Luigi è una guardia forestale, Alfredo tornato dal carcere e dal Canada, entrambi gestiscono a fatica il proprio rapporto con l’alcol. Poi c’è Elisabetta, la betulla, albero gentile, la moglie incinta di Luigi, l’unica in questa storia che porta la speranza, che porge la mano ad una cagna smarrita, che si bagna nelle acque della Sesia cercando protezione nel fiume, che si rifugia nei libri dalla realtà durissima che la circonda. E infine la valle, la natura, gli alberi, in un testo che non ha al centro l'umano ma lo concepisce come una parte del tutto: un poema celtico riscritto che ne canta la battaglia contro il disboscamento, le strade che servono per andarsene invece che per tornare -le atmosfere che ne “Le otto montagne” avevo già trovato, qui portate all’estremo, ancora più lontane dalla città.

È un romanzo breve “Giù nella valle”, che si ispira all’album “Nebraska” di Springsteen, che lascia un profondo senso di sfiducia verso i danni che semina l’umano ovunque passi, che ci fa incontrare questi personaggi che lasciamo fin troppo presto, senza conoscerli in profondità. La scrittura di Cognetti è essenziale, tagliente, e al tempo stesso poetica: come se stesse arrivando al nocciolo, scartando tutto ciò che non è necessario. Un autore da scoprire, che ancora una volta non posso che consigliarvi.

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