mercoledì 20 dicembre 2023

N.P.

Dopo un anno e mezzo di per sua stessa dichiarazione grandi difficoltà e fragilità, Banana Yoshimoto pubblica nel 1990 "N.P.", portato in Italia due anni dopo da Feltrinelli editore con la traduzione di Giorgio Amitrano.

Vi riprende i temi che abbiamo incontrato nei suoi romanzi precedenti: la componente di percezioni extrasensoriali, le relazioni forti tra personaggi femminili e tra consanguinei, la spiritualità. Il richiamo a "Presagio triste", di cui la scrittrice era rimasta parzialmente insoddisfatta, è particolarmente forte.

Qui però troviamo tinte più noir di quelle a cui eravamo abituati: la trama ruota attorno ad un racconto, intitolato proprio "N.P.", il numero 99 mai pubblicato di una raccolta, che sembra avere un oscuro potere, conducendo al suicidio sia il suo autore sia coloro che si sono dedicati poi alla traduzione. È questo che è successo a Shoji, che era il fidanzato della protagonista, così come al padre di Saki, Otohiko e Sui, quest'ultima il personaggio più sfaccettato e provocatorio del libro, che oscilla tra l'aggressività, la debolezza e l'indecisione [sicuramente traumatizzata dall'essere stata dapprima l'amante del proprio padre, lo scrittore in questione che non sapeva fosse sua figlia, e poi del proprio fratellastro].

L'ambientazione è un Giappone estivo caldissimo, in cui si stringono legami brevi ma intensi come quello tra i quattro ragazzi, si mangiano ghiaccioli, si cammina in abiti succinti e si concludono le storie in riva al mare, con un falò e il vino nei bicchieri di plastica. Nonostante il tema del suicidio sia ricorrente in queste pagine, Banana Yoshimoto riesce ancora una volta a trasmettere tutt'altro che un messaggio angosciante e colmo di tristezza: una volta chiuso questo romanzo breve quello che ci rimane è un senso di speranza, la forza verso la rinascita di chi ha trovato la forza di elaborare le separazioni, i lutti e gli eventi traumatici [spingendosi fino al punto di Sui, che trova la forza per portare in grembo una nuova vita]. 

Proprio questa sorta di effetto terapeutico è la ragione che mi spinge a voler leggere regolarmente le opere dell'autrice: nella loro semplicità sento che mi fanno bene, che ne esco rasserenata e rinfrancata. 

Quali sono gli autori che sanno farvi sentire meglio?

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