martedì 16 gennaio 2024

Demon Copperhead

Barbara Kingsolver in "Demon Copperhead", pubblicato da Neri Pozza, ragiona sul "David Copperfield" di Charles Dickens, sull’aver dato voce ai fragili, ai poveri, ai dimenticati, agli orfani, messi da parte dall’società e riscrive la loro storia in un romanzo ambientato nella West Virginia contemporanea, dagli anni '80 agli anni 2000. 

Ne riprende non solo i temi fondamentali, ma anche i personaggi, i loro percorsi, i loro tratti caratteriali più importanti, e lo fa sia con il protagonista e i personaggi principali (Emmy/Em'ly, Fast Forward/Steerforth, Dori/Dora...) ma anche con quelli secondari a cui si potrebbe dare tra le pagine poca importanza, ma che se si è letto il classico di Dickens in tempi recenti si riconoscono senza difficoltà. 

"Demon Copperhead" ha vinto l’anno scorso un meritatissimo Pulitzer: vediamo Damon crescere e faticare, nato orfano di padre, poi perde la madre, entra in un infelice circuito di famiglie affidatarie, lavoro minorile, povertà e fame, e quando comincia ad avere successo come stella del football  un infortunio e la facilità con la quale gli antidolorifici vengono prescritti lo gettano in una spirale discendente di dipendenza, droghe e alienazione. Ma, come immaginate se avete letto "David Copperfield", non è una storia priva di speranza o di opportunità per il futuro, così come quella di Dickens. 

È un romanzo che riflette sull'emarginazione, su tutto ciò che nei servizi sociali non viene adeguatamente fornito a coloro che avrebbero bisogno di aiuto e supporto, ma anche una storia di crescita, di formazione e delle opportunità che restano quando tutto si crede perduto, perché c’è sempre un modo per tirarsi fuori dai guai se come Damon si è disposti a non arrendersi. 

Impossibile non affezionarsi a questo protagonista, non soffrire per la sua infanzia sfortunata e non tifare per lui e per la sua capacità di rinascere dalle ceneri come una fenice. Il romanzo di Kingsolver sa essere politico, parlare della società e dei suoi problemi e al tempo stesso raccontare un ragazzo indimenticabile come lo era stato il suo omologo in Dickens. 

Si tratta sicuramente del romanzo più bello che abbia letto dall’inizio dell’anno e spero solo che mi aspettino letture in grado di stupirmi ancora di più! Avete letto questo libro o il classico inglese?

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