giovedì 9 maggio 2024

Orologi rossi

Sulla quarta di copertina di tutti i libri distopici pubblicati negli ultimi anni compaiono immancabilmente citati George Orwell oppure, quando si tratta di donne, Margaret Atwood. Questo secondo caso riguarda proprio "Orologi rossi" di Leni Zumas, pubblicato da Bompiani.

Per essere onesti, i rimandi a "Il racconto dell’ancella" sono ben pochi, quasi inesistenti: la storia ruota attorno alla maternità e al corpo femminile, ma qui sono affrontati in maniera corale dalle voci di quattro protagoniste citate in base al loro ruolo nella società: la biologa, la moglie, la figlia e la guaritrice. 

La loro posizione riguardo la maternità è estremamente diversa: la biologa, che sta scrivendo un libro su una ricercatrice islandese dell’ottocento che si occupava del comportamento dei ghiacci, è anche un insegnante di scuola superiore e sta facendo di tutto per concepire un figlio senza un compagno o essere ritenuta idonea all’adozione, quando mancano solo pochi giorni all’entrata in vigore della legge secondo la quale negli Stati Uniti solo coppie legalmente sposate potranno diventare genitori.

La moglie invece è madre di due figli, ma si sente costretta in questo ruolo, desiderosa di spazi e tempi per sé e sul punto di chiedere il divorzio al proprio marito. La guaritrice non è in alcun modo interessata al diventare madre e in questi Stati Uniti dove l’interruzione di gravidanza  è divenuta illegale e viene punita con il carcere aiuta le donne anche a terminare gravidanze indesiderate, oltre che nella gestione di tanti altri disturbi o danni arrecati dalla violenza degli uomini, grazie alle erbe e alla saggezza che è stata tramandata dalle sue antenate. 

Infine abbiamo la figlia che è solo un adolescente quando scopre di essere rimasta incinta e non desiderare in alcun modo quel bambino; cerca una soluzione e riflette su ciò che è successo alla sua migliore amica che l’anno precedente sia trovata nella stessa posizione e della quale ora sente enormemente la mancanza [per tre quarti del romanzo il lettore è portato a pensare che la ragazza sia morta procurandosi un aborto clandestino, ma in verità proprio la figlia l’ha salvata all’ultimo momento anche se questo ha comportato la sua successiva reclusione in carcere minorile].

Si tratta di un romanzo corale in cui i capitoli alternano i punti di vista e le vite di queste donne che abitano la stessa comunità, e via via si intrecciano legandosi l’una all’altra in modo a mio parere imprevedibile [la guaritrice infatti ingiustamente accusata e arrestata viene scagionata proprio dalla moglie mentre la biologa che avrebbe tanto voluto adottare il bambino della figlia si trova a ad accompagnarla proprio ad interrompere la sua gravidanza]. 

È un romanzo di donne: i personaggi maschili sono pochi e poco significativi. 

Per definirlo un distopico credo che maggiore spazio avrebbe dovuto essere dedicato all’evoluzione autoritaria e antidemocratica, concentrata sul controllo del corpo femminile, della famiglia e della procreazione del governo degli Stati Uniti, purtroppo non così lontana dalla realtà odierna.

 Che molto hanno a che vedere con quelle che affrontiamo anche noi ogni giorno  Non lo paragonerai affatto al racconto dell’ancella in comune hanno davvero poco tuttavia se le tematiche possono interessarvi questo è senz’altro un romanzo che vi consiglio di leggere

Qual è l’ultima distopia che avete letto?

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