"La cicala dell’ottavo giorno" di Mitsuyo Kakuta, che trovate in libreria pubblicato da Neri Pozza, è un romanzo giapponese molto lontano dalle atmosfere rarefatte e delicate di romanzi più popolari, come quelli di Banana Yoshimoto o la famosa serie del caffè in cui si può viaggiare nel tempo: se dovessi trovare una similitudine mi verrebbero in mente piuttosto i titoli di Natsuo Kirino, oppure il noir "L’uomo che voleva uccidermi" -anche se qui non c’è spazio per omicidi e violenze.
La storia infatti inizia negli anni '80, quando una giovane donna tremendamente delusa dal suo amante rapisce la figlioletta neonata dell’uomo e della moglie di lui, senza averlo per nulla pianificato. Così lei e la bambina si trovano a vivere da latitanti per diversi anni, nascondendosi dalla società dove possono, che sia la casa di un’eccentrica anziana o la residenza di una vera e propria setta.
Certo, la protagonista commette un crimine, ma leggendo questo romanzo, pagina dopo pagina, specialmente quando dopo tanti giorni raccontati nel diario di lei ci troviamo nella seconda parte in cui viene data voce alla bambina, ormai diventata donna, e le nostre convinzioni si ribaltano.
[Infatti quella coppia di genitori a cui la piccola è stata sottratta tutt’altro erano che una famiglia equilibrata e felice, capace di provvedere come avrebbero dovuto alla crescita di una minore, mentre non si può certo dire lo stesso della donna che sebbene non ne avesse diritto aveva allevato quella stessa bimba con tutte le risorse possibili, non facendola mai sentire trascurata o maltrattata.]
Dunque questo romanzo è soprattutto una riflessione sulla genitorialità, su cosa significhi essere adatti in quanto genitori e quale possa essere il significato di una famiglia, ma anche le conseguenze in società per una donna illusa da un amante, privata della possibilità di essere madre e perseguitata dalla moglie di lui.
Nonostante in alcuni punti il ritmo della narrazione rallenti, "La cicala dell'ottavo giorno" mi ha coinvolta molto e ho apprezzato il rovesciamento del punto di vista. In entrambi i casi in prima persona ci fa conoscere da vicino le protagoniste di questa vicenda e mette in discussione tutte le convinzioni sul giusto e lo sbagliato che il lettore può essersi costruito inizialmente, tinto delle atmosfere del noir.
È un testo che si rivela soprattutto un romanzo psicologico, che accompagna diversi anni di vita delle protagoniste e per me si è rivelato una piacevole lettura: ve lo consiglio se siete alla ricerca di un romanzo giapponese lontano dai luoghi comuni.
Qual è l’ultimo romanzo asiatico che avete letto?
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