Con "Bambino", pubblicato da Einaudi, Marco Balzano torna al romanzo storico, genere che gli riesce meglio (il suo titolo che preferisco è "Resta qui"). Chiude una sorta di cerchio aperto proprio con "Resto qui" dedicato al confine orientale e si sposta a Trieste, alla zona di confine del Friuli Venezia Giulia dove prima dell'ascesa del Fascismo numerose culture e nazionalità convivevano in uno spazio d'incontro -italiani, sloveni, croati, ungheresi. Si sposta nella Trieste del Narodni Dom in fiamme, della risiera di San Sabba, dell'occupazione nazista.
Dopo i precedenti romanzi in cui i soggetti sono stati le vittime della storia, qui guardiamo il mondo attraverso gli occhi del carnefice: Mattia Gregori, soprannominato Bambino, fascista prima, delatore poi. Mattia è Bambino per il suo aspetto infantile (e dunque poco virile per le camicie nere), è Bambino per la ricerca della madre biologica mai conosciuta; per la violenza incontrollata, per l'assenza di ideologia e coscienza politica con cui arriva al fascismo, per stare dalla parte dei più forti.
Lo dico: empatia per Mattia ho faticato a provarne, troppo convinte le mie posizioni, troppo inaccettabili i suoi comportamenti. Per fortuna c'è Nanni, il padre orologiaio, un uomo integerrimo e antifascista, disposto ad accogliere, amare e proteggere Mattia ogni volta, pur conoscendone anche i lati peggiori.
Questo è un romanzo di uomini (o di bambini): i personaggi femminili sono sullo sfondo, più desiderati o rimpianti che reali. È un romanzo in cui ci si chiede quale umanità resti in chi fa del male, ed è una domanda a cui è molto difficile rispondere, anche scavando per decenni nell'anima di Mattia.
Ho trovato difficile e disturbante mettermi nei suoi panni, ma ho apprezzato molto la capacità dell'autore di farmi uscire dalla mia zona di comfort.
Qual è l'ultimo romanzo italiano che avete letto?
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