giovedì 18 febbraio 2021

Storia della nostra scomparsa

Per la prima volta ho letto un romanzo ambientato a Singapore; l'elemento che mi ha attirata è stato il tema, già incontrato in un fumetto del quale ho scritto di recente -"Le Malerbe".


Titolo: Storia della nostra scomparsa
Autrice: Jing-Jing Lee
Anno della prima edizione: 2019
Titolo originale: How We Disappeared
Casa editrice: Fazi
Traduttore: Stefano Tummolini
Pagine: 397


LA STORIA

I protagonisti di questa storia sono due: Kevin, un impacciato ragazzino delle scuole medie spesso vittima di bullismo, e Wang Di, una ormai anziana signora che è stata vittima delle violenze dell’esercito giapponese durante l’occupazione dell’isola di Singapore. Wang Di infatti è stata una "donna di conforto", rapita all’età di soli 17 anni, strappata dalla sua famiglia e costretta a soddisfare i soldati dell’esercito giapponese fino alla fine della guerra. La storia di Kevin e di Wang Di si intreccia quando l’amata nonna di Kevin muore e il bambino scopre riguardo al suo passato informazioni delle quali tutta la famiglia era all’oscuro...

COSA NE PENSO

"Storia della nostra scomparsa" è un romanzo meraviglioso, che dà voce ai suoi protagonisti a capitoli alterni. Alcuni sono infatti dedicati a Kevin che racconta in prima persona e altri a Wang Di, le cui vicende sono raccontate in prima persona quando ambientate nel passato ed invece in terza persona quando si tratta del giorno d’oggi. 
Quello che emerge da "Storia della nostra scomparsa" non è soltanto la storia di Singapore durante l’invasione giapponese e l’occupazione britannica, che hanno condotto la popolazione a soffrire la fame, i bombardamenti, la violenza, i rapimenti e gli stupri: è soprattutto l’incastro di due solitudini, ed è un incastro imperfetto e imprevisto, che non si svela come ci si potrebbe aspettare ad un certo punto della lettura.

Ci sono numerose ricerche all’interno di "Storia della nostra scomparsa": c’è Kevin che cerca la verità sul passato di sua nonna, e sull’identità propria e di suo padre; c'è Wang Di che rimasta sola alla morte dell’amatissimo marito cerca di colmare il vuoto. Al marito Wang Di non ha mai trovato il coraggio di raccontare integralmente la propria storia, e nemmeno quello per ascoltare la storia di lui. Il dolore infatti non la ha mai abbandonata: sopravvissuta a terribili angherie, si è ritrovata poi ad essere respinta e allontanata dalla propria famiglia, che era incapace di tollerare quello che aveva subito e che loro interpretavano come un’umiliazione. 
Restai lì seduta per quasi mezz’ora, assaporando ogni cucchiaiata della zuppa di patate dolci, fissando le impronte d’umido lasciate dalle loro ciotole sul legno. Chiedendomi che cosa fosse quel vuoto che sentivo nello stomaco, anche se ormai ero piena. Come una specie di nostalgia. Poi capii di cosa. Era la mia casa che avevo perso. l’idea che ne avevo. Il mio posto lì dentro. 

Il marito di Wang Di invece, pur consapevole di quanto vissuto dalla donna nonostante non ne abbiamo mai parlato apertamente in un matrimonio di oltre cinquant’anni, è un uomo che comprende l’importanza del silenzio e delle parole. L'uomo sa l’importanza di raccontarsi, ma anche quella di accettare l’incapacità della moglie di dare voce al proprio passato.
Alla veglia funebre, gli ospiti – per lo più vicini di casa – continuarono a ripeterle la stessa cosa: «Lo zio Chia ha avuto una lunga vita». E ogni volta, lei annuiva e rispondeva «Novantatré», come per assicurare agli altri, e a se stessa, che avevano ragione, che novantatré erano abbastanza. E intanto si chiedeva quanto tempo sarebbe riuscita ad andare avanti, senza di lui. In seguito, dopo la cremazione, mentre se ne stava stesa al buio, decise che novantatré anni non erano niente. Gliene aveva promessi di più.
C’è anche un’altra ricerca in "Storia di una nostra scomparsa", che ruota attorno ad un bambino nato proprio negli anni della seconda guerra mondiale. Alla fine del suo romanzo, un incredibile esordio di un’autrice assolutamente talentuosa e da tenere d’occhio, la scrittrice rievoca un bambino perduto che la sua famiglia sta ancora cercando; nel suo romanzo questo bambino c'è, e questo bambino viene trovato -ma non è proprio detto che colui che lo cerca sia la persona a trovarlo, e nemmeno che l’oggetto della ricerca sia davvero quello che si aspetta il lettore.
"Storia della nostra scomparsa" è un romanzo intenso, pieno di sentimento senza mai divenire retorico. È un libro che sa raccontare l’amore: l’amore tra coniugi, che sono andati in pezzi e che hanno saputo ricostruirsi tenendo insieme i cocci dei loro rispettivi dolori; sa raccontare l’amore di un nipote verso una nonna, che sia quella che lo ha cresciuto o quella che si trova sulla strada ad un certo punto della vita. "Storia della nostra scomparsa" sa raccontare la forza interiore di coloro che, privati di tutto, trovano Il coraggio per sopravvivere, per ricostruirsi una vita a dispetto dei giudizi altrui e delle cicatrici che si portano dietro. 
Il Vecchio girava la testa dall’altra parte ogni volta che lei tornava con qualche cianfrusaglia: una boccetta di vetro, una collezione di tappi di bottiglia. Infilava tutto nei pensili della cucina e nei cassetti sotto al letto o sopra all’armadio sghembo. Come per riempire gli angoli vuoti della loro vita, il silenzio che li separava, e togliere ogni spazio ai pensieri.

"Storia della nostra scomparsa" riesce a rendere benissimo entrambi i suoi punti di vista. L’autrice sa rendere credibili le voci di un preadolescente e di un’anziana signora: sembra di averli entrambi davanti agli occhi, sembra di ascoltare le voci e ad entrambi ci si affeziona dalle primissime pagine e si lotta con loro nella speranza di un lieto fine -che in qualche modo la scrittrice concede, ma lo fa in maniera coerente con la brutalità della storia narrata. 
“Oh”, disse il ragazzo, per niente stupito, come se già sapesse che così va il mondo, come se alla sua età (quanti anni poteva avere? Dieci? Undici?) si fosse già rassegnato alle delusioni, al fatto che certi dettagli non combaciano mai, che certe domande non trovano risposta, e non possiamo mai sapere ciò che ci riserva il futuro.
Ho amato questo libro, di cui sentivo parlare da mesi e che finalmente sono riuscita a leggere. L’ho amato e ho amato i suoi personaggi, ho amato la storia che racconta, il modo che ha di farlo, le lettere che inserisce all’interno del testo rendendolo ancora più sfaccettato e coinvolgente. Nonostante ai suoi protagonisti la scrittrice non conceda mai una risoluzione perfetta, una volta terminata questa lettura il lettore si sente in qualche modo completo: questa capacità trovo che sia propria soltanto delle storie migliori, quelle raccontate meglio e quelle che tutti dovrebbero leggere -proprio come questa.

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