mercoledì 29 settembre 2021

La danzatrice bambina

In questo viaggio di letture ambientate in Afghanistan sto riscoprendo numerosi titoli che facevano parte della mia biblioteca dagli anni in cui i romanzi di Khaled Hosseini scalavano le classifiche. Tra di essi ho ritrovato "La danzatrice bambina" dello scrittore statunitense Anthony Flacco, che non avevo mai letto fino ad oggi.


Titolo originale: La danzatrice bambina
Autore: Anthony Flacco
Anno della prima edizione: 2005
Titolo originale: Tiny Dancer
Casa editrice: Piemme
Traduttrice: Paola Conversano
Pagine: 285


"La danzatrice bambina", pubblicato da Piemme, è una storia vera: racconta l’epopea di Zubaida, una bambina afghana di dieci anni, che nel 2001 abitava in una zona desertica vicino alla città di Farah, in Afghanistan. Come dice il titolo, Zubaida aveva una passione per la danza finché un giorno non si rovesciò per errore addosso una tanica di kerosene, riportando ustioni drammatiche che la sfigurarono e la portarono molto vicina alla morte. Suo padre però non si arrese e tanto lottò per far curare la bambina e salvarle la vita che furono coinvolti in questo progetto i soldati americani già presenti nel paese, e Zubaida fu portata per oltre un anno in California, dove subì numerose operazioni fino a ritornare ad avere il suo aspetto e nuove possibilità per il futuro.

"La danzatrice bambina" è una storia a lieto fine, aspetto che si accoglie volentieri sapendo appunto che non è un romanzo di fantasia. Dal punto di vista letterario l’opera presenta numerosi difetti: innanzitutto la quantità di ripetizioni con cui l’autore ribadisce i concetti un’infinità di volte, dall’intelligenza e il forte carattere della bambina al ruolo marginale delle donne afghane. Un altro aspetto difficile da apprezzare per me è stato il modo in cui i soldati americani e gli americani in generale vengono descritti unicamente in maniera positiva: innegabile che positivo sia stato il ruolo all’interno della catena che ha consentito la guarigione della protagonista, ma dal punto di vista storico e politico il libro risente di semplificazioni quanto meno ingenue.

Di Afghanistan in questo libro non c’è tanto: la gran parte della narrazione è ambientata negli Stati Uniti e anche se Zubaida non perderà mai il proprio senso di appartenenza al luogo da dove proviene solo al termine della storia vi si fa ritorno per descrivere come dopo la caduta dei talebani si aprono per la popolazione femminile nuovi scenari di possibilità. Da questo punto di vista è molto triste leggere oggi questa conclusione, quando politicamente si sembra tornati in Afghanistan al punto di partenza e di nuovo le ragazze dell’età di Zubaida sembrano escluse dall’opportunità di una formazione scolastica.

In conclusione non credo che "La danzatrice bambina" sia una lettura fondamentale se siete alla ricerca come me di testi ambientati in quella particolare zona del mondo, tuttavia se siete amanti delle storie vere questa potrebbe fare al caso vostro!

Qual è l’ultimo libro che avete letto ispirato a fatti realmente accaduti?

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