giovedì 14 ottobre 2021

Ragazzi di vita

 Difficile descrivere “Ragazzi di vita” di Pier Paolo Pasolini, che l’autore, già da tempo attivo nei campi della poesia e dei racconti, compose come suo primo romanzo dopo essersi trasferito a Roma nel 1950.



Titolo: Ragazzi di vita

Autore: Pier Paolo Pasolini

Anno della prima edizione: 1955

Casa editrice: Garzanti
Pagine: 254


Fino ad allora aveva scritto appropriandosi del dialetto friulano, mentre approdato nella capitale scrive “Ragazzi di vita” in dialetto romanesco, corredandolo di un glossario contenente i termini più usati. Vi descrive la vita dei ragazzi delle borgate romane del secondo dopoguerra, appartenenti al sottoproletariato che vive di espedienti, tra truffe e furtarelli, con la possibilità del carcere sempre dietro l’angolo.

È una Roma di fame e di miseria, di macerie che portano la memoria dei bombardamenti, di famiglie intere che vivono assembrate in una stanza, di bambini randagi chiamati solo per soprannome che vagabondano per le strade alla ricerca di qualche spicciolo o merce da arraffare per rivenderla; sono vite guidate dalla ricerca costante di denaro con cui riempire i propri vuoti, dallo stomaco che brontola alla compagnia ricercata in un bordello. Pasolini racconta una Roma violenta, che non ha pietà: i ragazzi muoiono per le cause più disparate, chi di incidenti, chi di malattie, chi di morte violenta. Li si piange per un attimo al loro funerale, e poi si volta pagina: non c’è tempo da concedersi per la sofferenza.

Riccetto è il protagonista in questo branco di ragazzini, una sorta di filo conduttore tra gli otto episodi che compongono il romanzo. La sua, più che una storia di formazione, è la storia della perdita dell’innocenza, quella che nel primo capitolo gli fa salvare una rondine dall’annegamento e che lo lascia invece indifferente al destino di Genesio, sulle rive dell’Aniene, nell’ultimo.

“Ragazzi di vita” è stata per me una lettura resa faticosa dalla lingua di Pasolini, ma anche estremamente interessante, uno sguardo per me nuovo sul dopoguerra nella capitale. Credo che sia uno di quei libri rappresentativi della letteratura italiana che avrà qualcosa da dire ad ogni lettore, e che vale lo sforzo che richiede.

Qual è l’ultimo romanzo italiano che avete letto?

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