venerdì 18 aprile 2025

Shy

"Ode alla fanciullezza, poema della fragilità" c’è scritto nel risvolto di copertina di "Shy" di Max Porter, pubblicato da Sellerio all’inizio dell’anno in corso: non è il primo romanzo dell’autore, ma è il primo che leggo, attratta dalla notizia che ne sarà tratto un film con un attore che apprezzo moltissimo, Cillian Murphy.

"Shy" è un tasto breve, dove l’autore gioca con la lingua, con lo stile, con i font e la loro grandezza, in impaginazioni irregolari che passano da una facciata all’altra, in paragrafi ariosi pieni di spazi e poi invece fittissimi, concentrati in un flusso di coscienza difficile da sbrogliare, fatto della materia dei sogni.

La trama si riassume in poche righe. Shy è un adolescente negli anni '90; è stato affidato ad una struttura per minori con difficoltà, abusa di sostanze stupefacenti, litiga con la famiglia, fatica a trovare il proprio posto nel mondo, è pieno di rabbia e di solitudine. Scappa da quell’Ultima Chance, si porta dietro uno zaino pieno di pietre e in una notte seguiamo i suoi pensieri sconnessi che si mescolano agli incubi e ai ricordi, sentendoci d'un tratto ragazzini smarriti anche noi.

Non consiglierei questa lettura agli amanti della narrazione più tradizionale, che hanno bisogno di un inizio, di una fine, di uno svolgimento -non che questi elementi siano del tutto assenti, ma non seguono un ordine prestabilito e al lettore resta il compito di trarre significato di rimettere in fila le voci che si esprimono senza essere introdotte e i pensieri frammentati come cocci di vetro che ci sono presentati attraverso il filtro del protagonista narratore, inevitabilmente influenzato dalla propria età e prospettiva.

È un testo che si legge in pochissimo tempo, ma non per questo è superficiale: per me è stato una bella scoperta, perché di rado leggo testi creativi e sperimentali e questo lo è stato, senza tuttavia eccedere al punto da non rendermi in grado di apprezzarlo.

Avete già letto questo autore inglese?

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