sabato 23 agosto 2025

I tuoi figli ovunque dispersi

In meno di duecento pagine, Beata Umubyeyi Mairesse in "I tuoi figli ovunque dispersi", pubblicato da Edizioni E/O, ha scritto un gioiello.

Non c'è una parola di troppo in questo libro, che contiene una storia familiare intrecciata a quella del genocidio del Rwanda. I suoi protagonisti sono Blanche, la figlia, Immaculate, la madre, Stokely, il nipote; le loro tre voci si alternano, in una sorta di lettere mai spedite, dove Blanche scrive alla madre mentre lei si rivolge a Bosco, il figlio perduto, che ha combattuto con i ribelli per liberare il Paese ma non ha retto il peso degli orrori a cui è stato costretto ad assistere.

Sono passati anni dal genocidio, e Blanche che è stata mandata in Europa dalla madre (grazie alla cittadinanza francese ottenuta da un padre che non ha mai conosciuto) è diventata madre a sua volta. Con il compagno, francese anche lui ma di origini antillesi, riflette su cosa significhi per l'identità il colore della pelle, la padronanza linguistica, quale peso abbiano le radici di chi ci ha messo al mondo, quando sua madre non ha più parole per comunicare, quando Bosco è mancato mentre Stokely veniva alla luce.

È un romanzo di un'intensità estrema, dove avrei voluto sottolineare ogni paragrafo, che ho disseminato di post-it; vi è una profonda ricerca linguistica, un ricco uso di metafore, immagini prese soprattutto dal mondo della flora e della fauna, ma al tempo stesso un'essenzialità che arriva al cuore delle storie, all'essenza delle relazioni, che rispecchia l'incomunicabilità tra i personaggi e al tempo stesso la profusione di ciò che vorrebbero sapersi dire a vicenda.

Sono dispersi questi figli del Rwanda, chi è sopravvissuto sottoterra come un insetto, chi è stato fagocitato dalla guerra di liberazione, chi è rimasto a distanza e ora non sa come ricucire i fili strappati di una famiglia andata in pezzi. 

L'autrice ci consegna una storia di resilienza, ispirata alla sua esperienza personale di rifugiata in Francia negli anni del genocidio, che ci lascia sgomenti davanti alla brutalità della guerra ed emozionati davanti al germe di speranza seminato tra queste pagine, che non sono fatte di sangue ma di maternità, di affetti, di ponti da ricostruire. È un romanzo prezioso, a cui non si smette di pensare una volta terminato, e non posso che consigliarvene caldamente la lettura.

Qual è l'ultima storia africana che avete letto?

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