lunedì 6 settembre 2021

Le rondini di Kabul

Alla ricerca di letture ambientate in Afghanistan, di cui ho sentito la necessità in questo periodo, ho recuperato il fuori catalogo "Le rondini di Kabul" dello scrittore Yasmina Khadra, di origini algerine. .


Titolo: Le rondini di Kabul
Autore: Yasmina Khadra
Anno della prima edizione: 2002
Titolo originale: Les Hirondelles de Kaboul
Casa editrice: Mondadori
Traduttore: Marco Bellini
Pagine: 148


Si tratta di un’opera molto breve, ambientata nell’Afghanistan di fine anni '90, dopo la caduta del potere dell’Unione Sovietica, quando il paese è governato dai talebani prima dell’invasione americana seguita all’11 settembre. È un Afghanistan comunque dilaniato da vent’anni di guerra, dove ovunque regnano macerie, cani randagi, orfani e vedove in condizioni di estrema povertà e famiglie che hanno perso i figli “come carne da cannone”.

L’autore non approfondisce il contesto storico e si limita a riportare una sorta di istantanea attraverso le storie di due coppie, avviate dalla pubblica lapidazione di una donna in cui entrambi mariti presenziano, uno come carceriere e l’altro come spettatore. Il secondo era un uomo colto e liberale, la cui moglie (una volta studentessa, colta ed emancipata) difficilmente perdonerà il lancio della pietra e soprattutto l’appartenenza del marito a quel sesso maschile che tanto opprime le donne nell’Afghanistan che la circonda. Sarà lei ad incontrare poi più avanti nel romanzo il carceriere ma questa volta nei panni di condannata...


Lo stile di Khadrà ne "Le rondini di Kabul" (il cui titolo fa riferimento proprio alle donne del Paese) è piuttosto elaborato e ricorre ad un uso del lessico ricercato, molto lontano dall’essere colloquiale. Non è il primo romanzo dell’autore che leggo e devo dire di aver apprezzato di più titoli come "L’attentato" o "Khalil", che ho trovato più immediati e convincenti. 

Ne "Le rondini di Kabul" manca qualcosa alla costruzione dei personaggi: l’unico in primo piano, di cui seguiamo i tormenti e le azioni, è il carceriere Atiq. Gli altri invece restano sullo sfondo, se non nel commovente momento del sacrificio di sua moglie. 

Non posso dire di non averlo apprezzato, perché è stata comunque una storia che ho trovato toccante e capace di ritrarre una situazione storica e politica in maniera efficace. Credo che se fosse stato più lungo avrebbe dato modo al lettore di immergersi di più nell’atmosfera e affezionarsi di più ai suoi personaggi; non aspettatevi quindi di piangere calde lacrime come con "Mille splendidi soli", ma se siete interessati all’argomento come me anche questa lettura potrebbe fare al caso vostro! 

*Ne è stato tratto di recente un film di animazione che non mi sembra possibile reperire in italiano, ma cercherò di vederlo in francese prossimamente con l’aiuto dei sottotitoli.

Qual è un titolo che avete amato ed è ambientato in Afghanistan?

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