domenica 5 settembre 2021

Mare aperto

La casa editrice Atlantide è già riuscita a farmi male quando ho letto "L’estate che sciolse ogni cosa" di Tiffany McDaniel: avevo quindi aspettative alte (e terrorizzate) quando ho deciso di acquistare "Mare aperto" e posso già dirvi che non sono affatto rimasta delusa.


Titolo: Mare aperto
Autore: Caleb Azumah Nelson
Anno della prima edizione: 2021
Titolo originale: Open Water
Casa editrice: Atlantide
Traduttrice: Anna Mioni
Pagine: 198


Interamente scritto in seconda persona singolare, questo romanzo d’esordio racconta di un fotografo ventenne di origine ghanese (elementi comuni tra il protagonista e l'autore) che vive un grande amore, diviso tra Londra e Dublino, e deve fare i conti con la potenza inaspettata dei propri sentimenti ma anche con il peso della propria identità, che rischia di prendere il sopravvento su di lui.

"Mare aperto" infatti è sì una grande sofferta storia d’amore, ma è soprattutto un romanzo su ciò che significa essere neri, non soltanto a vent’anni; su ciò che significa essere invisibili se non quando si viene percepiti come una minaccia, ed esposti per questo alle ingiustificabili violenze della polizia. Il protagonista di questo romanzo ascolta musica di musicisti neri, legge autori neri (per esempio cita "NW" di Zadie Smith, che già mi attende in libreria) e guarda film con protagonisti neri (per esempio "Moonlight"); soffre per ognuno di loro (il nostro protagonista non ha paura di piangere, e nemmeno di innamorarsi), prova emozioni fortissime emozioni che io bianca e privilegiata non sono riuscita a sentire davanti agli stessi contenuti.

"Mare aperto" è un romanzo estremamente efficace, che ricorderà ai lettori più adulti i grandi amori della tarda adolescenza, quelli divisi tra feste, locali, concerti, spuntini di mezzanotte e troppo alcol che circola in corpo fino a farti sentire euforico. Da questo punto di vista è stato per me un tagliente tuffo nei ricordi, e credo che lascerà indifferenti pochi lettori che i vent’anni li hanno passati da un po’. 

Sebbene sia stato questo l’aspetto che mi ha fatto sentire il libro come personale ed anche mio, la narrazione politica della contemporaneità è di certo un elemento degno di nota e "Mare aperto" è un ottimo modo per mettersi nei panni degli altri e rendersi conto di quanta paura si possa essere costretti a sopportare soltanto a causa del colore della propria pelle. Mi ha fatta ripensare ad un film che ho visto di recente e affronta la stessa tematica nel contesto statunitense: "American Skin" di Nate Parker.

In conclusione, "Mare aperto" mi è piaciuto moltissimo. Sappiate che se state cercando di dimenticare un grande amore forse questa è una lettura che dovreste rimandare, ma questo è anche l’unico motivo per cui potrei rischiare di non consigliarvelo: per tutti gli altri non ci sono scuse!

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