lunedì 22 gennaio 2018

Il viaggio delle bottiglie vuote

Di Kader Abdolah ho letto, quasi un anno fa, “Un pappagallo volò sull’Ijssel”. Era un periodo difficile della mia vita lavorativa, l’unico momento tollerabile della giornata era l’ora esatta di pausa pranzo che passavo in un parco, in compagnia del libro che leggevo in quei giorni. Uno di quei libri è stato appunto “Un pappagallo volò sull’Ijssel”, che mi è piaciuto molto e mi ha lasciato il desiderio di approfondirne l’autore. Proposito che ho iniziato a mettere in pratica!



Titolo: Il viaggio delle bottiglie vuote
Autore: Kader Abdolah
Anno della prima edizione: 1997
Titolo originale: De reis van de lege flessen
Casa editrice: Iperborea
Pagine: 176




“Il viaggio delle bottiglie vuote” è il primo romanzo di Abdolah (pseudonimo di Hossein Sadjadi Ghaemmaghami Farahani) e mi ha ricordato molto i temi della mia precedente lettura.
Il protagonista di questa storia è Bolfazl, emigrato dall’Iran in Olanda; qui, sulle rive dell’Ijssel, crea un rapporto con Renè, il proprio vicino. Due solitudini si incontrano grazie ai giardini confinanti: Bolfazl porta con sé la solitudine dell’esule, dell’emigrato che non tornerà indietro (è infatti un rifugiato politico in Olanda), mentre René ha alle spalle un matrimonio terminato a casa della sua omosessualità. Entrambi sono personaggi isolati, che si sentono incompresi, che faticano a trovare il proprio posto nel mondo.
Quella di Bolfazl è la storia di un emigrato in esilio, che fonde il proprio passato ed i ricordi della sua terra natale con un presente che non riesce a capire del tutto. Fatica ad imparare la lingua olandese, a trovare un impiego; gli olandesi sono così diversi dagli iraniani, esibiscono in pubblico la propria nudità, possono dichiararsi apertamente omosessuali e due uomini possono condividere il letto. Bolfazl è smarrito davanti alle enormi differenze culturali, anche davanti alla progressiva emancipazione di sua moglie che non cerca più la sua approvazione, e davanti alla sparizione di René che era l’unico con il quale avesse formato un legame.

Dettaglio dalla copertina dell'edizione olandese

Siamo davanti ad un romanzo di evidente ispirazione autobiografica che fonde le narrazioni persiane che Bolfazl ricorda ai dilemmi degli immigrati, contesi tra la memoria e l’integrazione, tra il luogo dal quale sono partiti e quello dove si trovano a vivere. Non può essere definito un testo ricco di avvenimenti, siamo davanti ad una storia piuttosto semplice, i cui elementi di ricchezza sono dati proprio dai ricordi iraniani del protagonista ed i parallelismi tra essi e le situazioni che affronta in Olanda; un romanzo senza dubbio interessante per gli amanti della letteratura della migrazione ed un autore che approfondirò ulteriormente, perché il suo stile pulito e ricco di immagini mi piace molto.

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