lunedì 24 maggio 2021

Memorie dal sottosuolo

Impossibile per me non sentirmi inadeguata quando mi trovo a raccogliere i pensieri a proposito di classici della letteratura. Uno dei miei progetti per il 2021 è quello di accostarmi finalmente alla produzione di Dostoevskij, autore russo che mi intimorisce dai tempi della scuola in cui non sono mai riuscita a portare a termine nulla di suo tranne il brevissimo "Le notti bianche". 
Grazie ad un gruppo di lettura provvidenziale ho iniziato a farne la conoscenza da un punto di vista più maturo iniziando da "Memorie del sottosuolo", romanzo a quanto pare emblematico dello stile e dei personaggi dell’autore che caratterizzeranno i titoli più importanti e famosi della sua successiva produzione. 


Titolo: Memorie dal sottosuolo
Autore: Fedor Dostoevskij
Anno della prima edizione: 1864
Titolo originale:  Zapiski iz podpol´ja
Casa editrice: Einaudi
Traduttore: Alfredo Polledro
Pagine: 132


Il protagonista di "Memorie del sottosuolo" è un cosiddetto "uomo topo", ipocondriaco e rancoroso, che intrattiene il lettore con un complesso monologo nella prima parte del testo. In esso riflette sui vizi propri e degli altri uomini, sulle debolezze e sull’indulgere in esse, sul sottosuolo che alberga in ognuno di noi: devo confessarvi che questa prima parte mi ha messa a dura prova, se non addirittura scoraggiata, per l’assenza effettiva di avvenimenti e caratterizzata da un susseguirsi di riflessioni in ordine piuttosto casuale. 

Per fortuna la seconda parte di questo breve ma complesso romanzo torna a rassicurare il lettore con dei veri e propri avvenimenti, che risalgono in realtà a vent’anni prima del monologo tenuto dall’uomo del sottosuolo. Inizia con il rievocare una cena per salutare un vecchio compagno di scuola in partenza, con il quale in realtà non ha alcun rapporto vero e proprio; all'evento presenzia per un desiderio di riscatto sociale, finendo però per umiliarsi ripetutamente e vergognarsi di se stesso. Trova poi una sorta di vendetta per l’umiliazione subita nell’incontro con una giovane ed inesperta prostituta, alla quale riempie la testa di chiacchiere fingendo di provare interesse per lei ed in realtà offendendola poi in maniera brutale ed insensibile.

In primo luogo, amarla non potevo più, perché, lo ripeto, amare per me ha sempre voluto dire tiranneggiare e avere una superiorità morale. In tutta la mia vita non ho mai potuto immaginarmi un amore diverso, e sono giunto al punto che ora penso a volte che l’amore consista appunto nel diritto volontariamente concesso dall’oggetto amato di tiranneggiarlo. 

L’uomo topo del sottosuolo è un vero e proprio antieroe, ed anticipa una serie di personaggi che Dostoevskij svilupperà poi nelle proprie opere successive. In questo libro sono numerose le citazioni, e devo ammettere che è stato molto piacevole riconoscerne alcune -in particolare quelle legate ai "Racconti di Pietroburgo" di Gogol', che ho molto apprezzato qualche tempo fa. Non è Gogol' l’unico autore che mi è venuto in mente leggendo quest’opera: credo che da Dostoevskij e dalle sue atmosfere Arthur Schnitzler abbia preso una certa ispirazione.

"Memorie del sottosuolo" è stata per me una lettura piuttosto complessa che, lo ammetto, mi ha un po’ spaventata. Non per questo però ho intenzione di demordere, e anzi mi ritrovo oggi con ancora maggior desiderio di proseguire nella scoperta di questo fondamentale autore della letteratura russa!

Nessun commento:

Posta un commento