sabato 4 marzo 2023

Venuto al mondo

Difficilissimo, se non impossibile, trovare le parole per un post da dedicare a "Venuto al mondo" di Margaret Mazzantini, che avevo letto nel 2008 appena uscito e avevo amato, e ho riletto oggi dopo aver terminato "Mi limitavo ad amare te" di Rosella Postorino, che me ne ha ricordata l’ambientazione durante la guerra in Bosnia. 


Titolo: Venuto al mondo
Autrice: Margaret Mazzantini
Anno della prima edizione: 2008
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 532

Sono passati 15 anni e oggi leggendo questo libro ho pianto, e quando un romanzo mi scava dentro in questo modo non posso far altro che consigliarvelo di tutto cuore. 

Se "Mi limitavo ad amare te" è una storia di figli, questa è una storia di madri, che ruota attorno a Gemma che parte per Sarajevo per terminare una tesi di laurea e incontra Diego, che le sconvolge la vita; Diego di cui si innamora in un modo folle e incontrollato, Diego da cui vuole un figlio che non arriva. 

E allora sono cure ormonali, inseminazioni artificiali, il pensiero di un utero in affitto, una serie di fallimenti che li riportano nei Balcani dove li sorprende la guerra, l’assedio di Sarajevo, che coinvolge Gojko, il loro amico di una vita, la sorella di lui l’innocente Sebina, e le donne, come la giovane Aska, vittime degli stupri di guerra, della peggiore tra le mostruosità. 

Gemma nel 2008 ritorna a Sarajevo e lo fa con suo figlio Pietro, un adolescente pieno di insofferenza che lei stessa tratti non sopporta, in cui cerca ad ogni movimento di rivedere Diego, di ritrovare quell’amore che ha perso da così tanto tempo. 

"Venuto al mondo" è un romanzo di disperazione, che racconta la solitudine, la guerra, l’amore senza via di scampo, quello che non sa salvare dall’orrore e che ci rende disposti a tutto, indipendentemente da ciò che è giusto, da ciò che si dovrebbe fare. 

Gemma è una donna piena di contraddizioni, di rabbia, di risentimento e di gelosia; Gemma a volte è egoista, ma è un personaggio così vero che anche quando si rende insopportabile ne si comprendono le ragioni. 

"Venuto al mondo" è un romanzo ricco di descrizioni, di elementi fisici, concreti, che parlano di corpi, di violenze, di privazioni, ma anche di legami indissolubili. È una scrittura che non piace a tutti: c’è chi la trova eccessiva, mentre per me è un fiume in piena che ti travolge e che tocca dei punti in profondità che difficilmente rendo scoperti davanti a un romanzo. 

Ho riscoperto questa storia di cui conservavo memorie confuse dei momenti più intensi, e l’ho amata oggi ancora più di ieri, forse perché non sono più adolescente e invece di rivedermi in Pietro mi rivedo in Gemma, in Gojko,  nelle loro maturità insoddisfatte, nelle tante perdite che hanno segnato le loro vite. Questi personaggi e i loro cammini resteranno da oggi in poi a lungo dentro di me e non posso fare altro che invitarvi a conoscerli. 

Avete già letto qualcosa dell’autrice?

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