mercoledì 3 maggio 2023

Le otto montagne

"Le otto montagne" di Paolo Cognetti, pubblicato da Einaudi e vincitore del premio Strega 2018, di recente trasposto anche in un film che ho intenzione di guardare a breve, è una storia che parla di alta quota, della vita tra i pascoli, le rocce, i torrenti, gli alpeggi, le pietraie e le cime coperte di neve.


Titolo: Le otto montagne
Autore: Paolo Cognetti
Anno della prima edizione: 2018
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 200

Graines è la montagna al centro di questa storia: un paesino di poche anime dove il protagonista Pietro incontra Bruno, un suo coetaneo che dalla montagna non scende mai, nemmeno di inverno, che è un montanaro da generazioni e che non si è adattato alla città come hanno fatto invece i genitori di Pietro, sebbene sia stata la montagna a far sbocciare il loro amore -la montagna, e la tragedia che ha saputo portare con sé.

Aleggia questa sorta di predestinazione oscura sull’amicizia tra i due protagonisti, che condividono le estati e un profondo affetto anche se Pietro è un tipico adolescente che si ribella ai genitori mentre Bruno tutt’altro che amato e considerato si avvicina al padre dell’amico ed è in grado di comprenderlo meglio di lui, forse perché ne condivide la solitudine.

La solitudine accompagnerà Bruno per tutta la vita, rendendolo incapace di lasciare quella montagna che l’unico luogo dove si sente se stesso. Anche per Pietro la montagna è un tratto identitario, ma non soltanto le Alpi sono i luoghi dove si sente a casa, anzi piuttosto è l’Himalaya a rubargli il cuore.


"Le otto montagne" è un romanzo amaro, su come la determinazione e la volontà a volte non bastino, su come a volte sia impossibile imporsi di essere ciò che non si è, e sradicarsi dall’unico luogo al quale si sente di appartenere. È il romanzo di un figlio che non è mai riuscito a comprendere il proprio padre, ed è il romanzo di un amico che non è riuscito a salvarne un altro.

Per questo è una storia che una volta terminata lascia una certa malinconia, ma anche il senso di profondità e di apertura dei paesaggi che descrive diffusamente pagina dopo pagina: le stelle nel cielo nero di notte, il bianco abbagliante delle nevicate, i laghi alpini improvvisi, i rododendri che fioriscono per pochi giorni.

È un romanzo di certo per amanti della montagna, che sentiranno immediatamente il desiderio di mettersi in cammino per una cima, ma anche per chi come me non è un esperto frequentatore, tutt’altro: è una storia di sentimenti genuini, di legami tenaci come un albero che si rifiuta di crollare, e di appartenenza ad un territorio in cui molti di noi si riconosceranno indipendentemente dalla sua altitudine.

L’amicizia tra Pietro e Bruno mi ha appassionata della prima pagina al punto che ho divorato questo libro in una sola giornata, per quanto ero curiosa di sapere cosa ne sarebbe stato di loro. Ne consiglio la lettura a tutti gli amanti delle storie fatte di piccole cose, dei gesti del costruire e del prendersi cura, di personaggi veri che non hanno bisogno di tante parole per sentirsi vicini gli uni agli altri.

Qual è l’ultimo romanzo italiano che via conquistati?

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