mercoledì 26 giugno 2024

Qual è la via del vento

Tra i libri che da anni popolavano quasi dimenticati la mia libreria c’era "Qual è la via del vento" di Daniela Dawan, pubblicato da Edizioni E/O: che bella sorpresa è stato riscoprirlo!

Questo romanzo racconta la Libia in due momenti storici: il 1967 allo scoppio della guerra dei Sei Giorni, e poi il 2004 quando la dittatura di Gheddafi è a dir poco consolidata. La protagonista è Micol, che ha nove anni nel 1967, frequenta una scuola gestita da suore nonostante la sua famiglia sia ebrea e proprio per questo si trovano a barricarsi in casa da un giorno all’altro, temendo per la propria vita, mentre sull’orlo del colpo di stato la popolazione araba della Libia è decisa a cancellare ogni traccia del colonialismo e con essa ciò che gli ebrei e gli italiani rappresentano.

I genitori di Micol provengono da due famiglie molto diverse: quella di lui si sente profondamente araba nonostante la religione ebraica e non desidera lasciare la Libia, mentre più legati all’Italia sono nonni materni, che non sognano la terra di Israele ma soltanto un luogo in cui vivere in pace. Ruben e Virginia sono stati anche segnati dalla perdita di una figlia, una sorella che Micol non ha mai conosciuto, ma nell’ombra della quale cresce: lei così fragile e timorosa in contrasto con quella bambina vivace e piena di energia che era stata Leah.

Dunque "Qual è la via del vento" è senza dubbio una storia familiare, ma è anche un romanzo storico, poiché l’autrice condivide l’esperienza dell’emigrazione forzata in età infantile con la sua protagonista, che descrive con delicatezza come una bambina e poi una donna sempre immersa in qualche modo nelle sue fantasie, ma che come lei ha scelto la strada del diritto, influenzata dal preferito dei suoi nonni. Non sappiamo quanto ci sia di autobiografico in questo elemento, ma la narrazione è senz’altro convincente e questa protagonista così sommessa, mai prepotente, mai schierata sa essere molto convincente.

Altrettanto riuscita è l’evocazione del contesto libico: le strade della città di Tripoli, ma anche le campagne che la circondano, il mescolarsi dei quartieri, quel poco che resta a distanza di quarant’anni della presenza ebraica drasticamente ridotta. 

L’ho trovato un testo molto interessante, che intreccia alle vicende di una famiglia la decolonizzazione definitiva di un paese che rivendica la propria identità, che depone un re credendo nella forza di un colonnello -che sappiamo oggi aver fatto una fine ancora meno gloriosa, a cui è seguita per la Libia un’epoca ancora meno fortunata.

Avevo acquistato anni fa questo libro attratta dalla trama e posso dire che oggi che mi sono decisa a leggerlo non mi ha per niente delusa: innanzitutto perché si tratta della mia prima lettura ambientata in Libia, e l’ho trovata molto evocativa, e poi perché sa parlare senza eccessi né sentimentalismi di identità, appartenenza e di nostalgia, nei riuscitissimi personaggi che costruisce: i nonni di Micol, suo padre, così diversi nell’affrontare l’emigrazione e lo sradicamento. 

So che si tratta di un titolo per nulla conosciuto, ma per quello che vale il mio consiglio secondo me merita una possibilità! Avete mai letto un testo ambientato in Libia?

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