Ne “La figlia unica” Guadalupe Nettel, pubblicato in Italia da La Nuova Frontiera, scrive un romanzo sulla maternità ambientato in Messico, e lo fa attraverso le storie di tre donne.
Laura, che non è madre, diventa una figura protettiva per Nicolas; Alina, che ha tanto cercato la sua Ines, si chiede se per la piccola non sarebbe meglio morire alla nascita; Doris forse quel figlio non l’ha mai voluto.
Nettel scrive in modo semplice e diretto, senza mai fare la morale alle sue protagoniste, donne che creano reti, che non celano i loro sentimenti più scomodi. Ci fa riflettere davanti al nido di una coppia di piccioni su cosa significhi essere madri, e articola il suo romanzo in capitoli brevi, taglienti, che tolgono il fiato.
“La figlia unica” è un libro breve e doloroso, potentissimo, che mi ha colpita come pochi altri e rientrerà certamente tra le migliori letture dell’anno.
Conoscete questa autrice messicana?
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