giovedì 26 dicembre 2019

Il peggio del 2019

Eccoci arrivati alla fine dell'anno e con lei arriva il momento dei bilanci: iniziamo dalla "brutta notizia", tenendoci la parte migliore per la prossima settimana, e ricapitoliamo le peggiori letture del 2019.


Tra i libri che mi hanno convinta di meno ci sono libri assolutamente dimenticabili, che si leggono in fretta quanto poi ci passano di mente. Il primo è un thriller, letto ormai quasi un anno fa e del quale conservo già un ricordo sbiadito: "Girl in Snow" di Danya Kukafka. Nonostante sia proposta come una lettura per adulti, mi è sembrata più adatta ad un pubblico giovane e poco esperto; la storia ha molti punti deboli e ci sono di certo molti libri da preferirgli se state cercando una lettura di genere.







Secondo dei libri veloci da leggere e veloci da dimenticare è "Dopo l'onda" di Sandrine Collette, a cui devo riconoscere un ritmo appassionante ma anche un frettoloso svolgimento della storia, con una caratterizzazione dei personaggi che lascia molto a desiderare.

Seguono due titoli nei confronti dei quali avevo forse aspettative troppo alte, perché scritti da autori che di solito apprezzo moltissimo: si tratta in primis di Marco Balzano (scrittore che ho scoperto con "Resto qui", fino ad ora quello che ho preferito) e del suo "Pronti a tutte le partenze". Il limite che ho incontrato è quello di trovare il protagonista e narratore piuttosto antipatico, ed anche il fatto che i personaggi che gli ruotano attorno non siano affatto ben caratterizzati, ma restino piatti e privi di tratti che li contraddistinguano.
Il secondo autore del cuore che mi ha riservato una cocente delusione è stato Stephen King con il suo "L'uomo in fuga": le premesse -un reality che costringe il protagonista a fuggire mentre il mondo intero gli dà la caccia in cambio di laute ricompense- erano ottime, ma lo sviluppo lo ha reso più un romanzo d'azione che un distopico e non è riuscita a convincermi.


In comune con "L'uomo in fuga", "Le risposte" di Catherine Lacey ha un inizio davvero promettente: si tratta in questo caso di un esperimento in cui diverse ragazze vengono investite del ruolo di fidanzate per un uomo ricchissimo, ognuna con compiti specifici, in modo da soddisfarne nel complesso le esigenze. Purtroppo nell'andare avanti con la storia, questa sembra perdersi per strada e creare un progressivo distacco invece che aumentare il coinvolgimento; ed ho finito per perdere interesse.




Altri due libri quest'anno mi hanno piuttosto annoiata, entrambi opere d'esordio: si tratta di "Mia regina" di Jean-Baptiste Andrea, e "L'educazione" di Tara Westover. Entrambi hanno per protagonisti dei personaggi giovani, ma mentre il primo è più che altro il racconto di un'avventura il secondo è la biografia di una ragazza che attraverso l'istruzione prende le distanze dalla sua famiglia, che aveva fatto di tutto per tenerla a distanza dalla società. Non si tratta di testi privi di spunti, ma li ho trovati un po' ripetitivi e non sono riusciti a conquistarmi -anzi, nel corso della lettura non vedevo l'ora di portarli a termine.



Per ultimo in questa classifica delle delusioni devo nominare "Ottanta rose mezz'ora" di Cristiano Cavina, autore con il quale credo di avere cominciato dall'opera sbagliata: ne ho infatti apprezzato molto lo stile, scorrevole e accattivante, ma ho detestato con tutto il cuore il protagonista del suo più recente romanzo, che incarna una concezione di amore che proprio non sono riuscita a tollerare. Credo che però vorrò dargli in futuro una seconda possibilità

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