Nell'ultimo periodo ho sentito molto parlare di un memoir di un'autrice esordiente statunitense che ha per tema l'importanza dell'istruzione come mezzo di emancipazione dalle proprie condizioni di nascita, qualunque esse siano. Dal momento che il tema dell'apprendimento e della sua centralità mi è molto caro, non ho esitato e me lo sono procurato appena ho potuto.
Autrice: Tara Westover
Anno della prima edizione: 2018
Titolo originale: Educated. A memoir
Casa editrice: Feltrinelli
Traduttrice: Silvia Rota Sperta
Pagine: 380
LA STORIA
Tara nasce in Idaho, in una famiglia di credo mormone. Cresce a Buck Peak, dove suo padre ha una discarica nella quale recupera rottami e vende metalli a peso, mentre sua madre fa la levatrice presso le case delle donne che scelgono di non partorire in ospedale.
Tara non frequenta la scuola, non ha un certificato di nascita e se si ammala o si infortuna non viene portata dal medico; ha numerosi fratelli e sorelle, impegnati a sopravvivere ai frequenti incidenti che avvengono in discarica e alle violenze a cui li sottopone Shawn, uno di loro. L'opinione del padre di Tara sembra essere l'unica a contare, almeno fino a che, raggiunti i sedici anni, Tara decide di impegnarsi per entrare al college e riesce a superare l'esame di ammissione...
Le voci le chiedevano sempre di restare in linea quando ammetteva di non sapere quand’ero nata, poi le passavano i loro superiori, come se non conoscere la mia data di nascita delegittimasse il concetto stesso della mia identità. Non puoi essere una persona se non hai un giorno di nascita, sembravano dire quelle voci. Non capivo perché. Fino a quando la mamma non aveva deciso di chiedere il certificato, non sapere quando compivo gli anni non era mai stato un problema. Sapevo di essere nata verso la fine di settembre e ogni anno sceglievo un giorno per il mio compleanno, facendo in modo che non cadesse di domenica perché non è divertente festeggiare in chiesa.
COSA NE PENSO
Tara Westover ha senza dubbio una storia da raccontare: una storia fatta di abusi che non riusciva, da bambina, a chiamare con il loro nome, una storia di privazioni e di ignoranza. Tara ha avuto un fratello violento -i suoi comportamenti sembrano un manuale della violenza sulle donne, un padre dai numerosi problemi psichici (manie di persecuzione, di grandezza, teorie in quantità sull'imminente fine del mondo), una madre fragile e vessata incapace di ribellarsi.
Faccio fatica a credere che il giovane spensierato in quella fotografia sia mio padre. Se penso a lui vedo un uomo stanco di mezza età, spaventato e ansioso, che accumula cibo e munizioni. Non so quando l’uomo nella fotografia sia diventato l’uomo che conosco come mio padre. Forse non c’è stato un momento preciso.
La storia di Tara è una storia di rinascita, attraverso i luoghi di studio nei quali apprende e lentamente si allontana dall'ambiente opprimente nel quale è cresciuta.
“Di tutti i miei figli,” disse, “credevo saresti stata tu la prima a filare via. Non me l’aspettavo da Tyler – è stata una sorpresa – ma da te. Non restare. Vai. Non farti fermare da niente e da nessuno.”
"L'educazione" però non è un libro privo di difetti, anzi.
Tara ci tiene a raccontare nei dettagli numerosi incidenti avvenuti ai suoi familiari: due incidenti stradali, un incidente in cantiere, diversi altri nella discarica del padre. Ci sono traumi cranici, ferite, fratture, ustioni gravissime; in un solo caso si fa ricorso alle cure mediche. Come dunque i protagonisti di questi episodi -appassionanti perché macabri- riescano ogni volta a sopravvivere solo spalmandosi qualche olio addosso, e a proseguire con le loro vite nonostante la gravità delle lesioni riportate appare piuttosto inverosimile.
L’incidente lo trasformò da oratore a osservatore. Faceva fatica a parlare per via del dolore costante, ma anche perché aveva la gola ustionata.
Un altro punto debole di questo memoir è l'effetto noia: specialmente dal momento in cui l'autrice si allontana dalla casa di Buck Peak, la narrazione si trasforma in una sorta di elenco di avvenimenti e di incontri, di frasi riportate da conversazioni e di viaggi; non posso certo definire questi capitoli conclusivi coinvolgenti, anzi l'impressione che ne ho ricavato è stata una certa fretta di terminare lo scritto.
Nel complesso si tratta di un libro che ho trovato parzialmente interessante, ma che credo avrebbe potuto essere sviluppato meglio.
Ne scaturisce infatti un ritratto impietoso di una famiglia giustificata per anche troppo tempo, la consapevolezza di una donna che trova se stessa a poco a poco, ma anche una serie di aneddoti rilevanti soltanto per la protagonista in questione.
In tutta onestà non me la sento di consigliarvelo, a meno che non siate appassionati di storie ambientate in comunità di fondamentalisti religiosi che si preparano all'Apocalisse... In questo caso, "L'educazione" potrebbe essere un'ottima lettura per voi!
Ne scaturisce infatti un ritratto impietoso di una famiglia giustificata per anche troppo tempo, la consapevolezza di una donna che trova se stessa a poco a poco, ma anche una serie di aneddoti rilevanti soltanto per la protagonista in questione.
In tutta onestà non me la sento di consigliarvelo, a meno che non siate appassionati di storie ambientate in comunità di fondamentalisti religiosi che si preparano all'Apocalisse... In questo caso, "L'educazione" potrebbe essere un'ottima lettura per voi!
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