lunedì 8 luglio 2019

L'uomo seme


Molto spesso scopro per caso i titoli da leggere, negli espositori della biblioteca oppure grazie agli articoli di giornale. A volte però sono le recensioni di altri lettori ad incuriosirmi, ed è questo il caso di un libretto poco noto e piuttosto datato che altrimenti non credo avrebbe incrociato il mio percorso.



Titolo: L'uomo seme
Autrice: Violette Ailhaud
Anno della prima edizione: 1952
Titolo originale: L'homme semence
Casa editrice: Fandango
Traduttrice: Monica Capuani
Pagine: 56



LA STORIA

In un piccolo villaggio della Provenza, nel 1852, vive la sedicenne Violette. Di uomini al villaggio non ne sono rimasti: sono tutti morti o dispersi a causa delle truppe di Napoleone, che li hanno considerati dei nemici in quanto repubblicani. È successo a suo padre, è successo al suo giovane innamorato
Il primo maggio, alla fine di tanti mesi di attesa vana e soffocante, Rose, la figlia del panettiere, ha tirato fuori il suo abito da sposa. Quell'abito era semplicemente il suo abito più bello. Ricordo che era blu scuro e glielo invidiavo. Ci ha vestito uno spaventapasseri che ha conficcato nel terreno in fondo all'altopiano. Ricordo che piangeva di rabbia. [...] Noi altre non abbiamo cercato di impedirglielo, anzi, abbiamo condiviso le sue lacrime fino a bruciarci gli occhi e il viso. Rose si sarebbe dovuta sposare ad aprile. A quel punto, la madre del ragazzo che avrebbe dovuto sposare Rose è andata a cercare il vestito da matrimonio del figlio e ci ha vestito un secondo spaventapasseri infilando un braccio nella manica del primo. Da allora, il nostro paese di donne vive sotto lo sguardo di questa coppia che non è mai stata, le cui sagome immobili volgono la schiena alla vallata. È il nostro segnale per dire che qui c'è la vita.
Solo bambini e donne dunque popolano il paese, e sono proprio le donne a fare un patto: quando arriverà un uomo, dovranno condividerlo. Avrà la precedenza la prima che l’uomo toccherà, ma poi anche le altre avranno diritto al suo seme con cui ripopolare il villaggio; e la prima ad essere toccata dall’uomo che finalmente arriva è proprio Violette, che nel suo racconto rievoca la passione provata tra le braccia di lui.

L'attrice Sonia Bergamasco che ha portato in scena "L'uomo seme"
COSA NE PENSO

Scritto nel 1919 dalla stessa Violette, e sigillato in una busta acclusa al suo testamento -con l’espressa indicazione di essere affidato alla maggiore delle sue discendenti- “L’uomo seme” è un breve racconto che la nipote di Violette ha deciso di pubblicare nel 1952.
Nonostante siano trascorsi ormai cento anni dalla sua prima stesura, il contenuto delle sue parole è così universale da non aver perso affatto la sua attualità: Violette racconta l’amore, la passione, e li spoglia dell’egoismo e della gelosia in favore di un’ottica di condivisione in un microcosmo di donne sorelle, solidali, che cento anni più tardi continuano ad apparire rivoluzionarie.
“L’uomo seme” è un racconto breve e dal linguaggio semplice e delicato; la sua potenza sta però nel fatto che contiene in sé un messaggio molto più femminista di tanti romanzi contemporanei che vogliono essere definiti tali, e rappresenta un universo femminile che è un ideale al quale aspirare e non un passato retrogrado da seppellire. Per questo ve ne consiglio la lettura, che di certo vi fornirà un punto di vista inedito sui ruoli di genere!

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