martedì 17 settembre 2024

Middle England

Terzo volume della trilogia di Jonathan Coe iniziata con "La banda dei brocchi", "Middle England", sempre pubblicato da Feltrinelli editore, nasce dall'interesse dell'autore di scrivere un romanzo sulla Brexit e l'Inghilterra del ventunesimo secolo. Anche per intrecciare definitivamente i fili di alcuni dei personaggi che avevamo imparato ad amare (in particolare i fratelli Benjamin e Lois Trotter) è nato questo romanzo, che ho trovato senza dubbio all'altezza dei due precedenti.

Anzi a dire il vero me lo sono goduto anche di più, perché gli anni Duemila, i giochi olimpici di Londra del 2012, il referendum e le dimissioni di Cameron, l'attentato a Jo Cox, il crescente successo di Boris Johnson sono pagine di storia dell'Inghilterra che ricordo bene e che mi è piaciuto riconoscere tra le pagine.

Altrettanto ho apprezzato ritrovare Benjamin e Lois e il loro legame fraterno, che si supportano a vicenda fino ad avviare un progetto comune oltre la Manica e la loro nipote Sophie, il cui recente matrimonio si scontra con le divergenze d'opinione politica. Le loro vicende personali si confrontano dunque con i mutamenti in atto nella Londra dei primi anni 2000, dove la xenofobia sembra dilagare, il politicamente corretto diventa argomento di dibattito e i diritti civili e delle minoranze LGBTQ creano scontri e prese di posizione.

Se avete apprezzato i primi due volumi della trilogia, non potete perdervi questo terzo capitolo, che ci riporta alla mente capitoli non proprio idilliaci della vita politica europea dell'ultimo decennio e al tempo stesso è un romanzo che mescola sapientemente l'ironia, le relazioni e il senso di speranza per il futuro che aveva contraddistinto anche i precedenti.

Avete mai letto i libri dell'autore?

Mille giorni che non vieni

In "Mille anni che non vieni", pubblicato da Sellerio, Andrej Longo scrive un noir ambientato a Napoli e nelle sue periferie, che ha per protagonista Antonio Caruso, in carcere per omicidio, lontano dalla giovane moglie e dalla figlia bambina che ama molto.

Scarcerato in attesa di revisione del processo (un amico in fin di vita si è attribuito l'omicidio del quale in realtà è lui il colpevole), deciso a fare soldi per la propria famiglia si infila in un giro pericoloso alla guida di un camion che si scopre essere un mezzo per il traffico di esseri umani, in particolare di cui sono le vittime migranti provenienti dall'Africa subsahariana. 

È un libro breve, che si legge in un paio di giorni, ricco di dialoghi e con un largo uso del dialetto napoletano; è un noir dove i carcerati sono spesso vittime di una condizione sociale svantaggiata, e non sono privi di etica e senso della giustizia. L'ho letto volentieri e mi ha coinvolta, ma temo che nel tempo non me ne rimarrà granché; ve lo consiglio se siete alla ricerca di un romanzo di intrattenimento dalle tinte cupe, con momenti di alta tensione e altri di grande tenerezza, nonostante l'approfondimento psicologico non sia il suo punto di forza.

Qual è l'ultimo noir che avete letto?

Giovanissimi

È con "Giovanissimi", pubblicato da NN editore, che Alessio Forgione mi conquista ufficialmente dopo un primo incontro con "Il nostro meglio" che mi aveva convinta soltanto in parte. "Giovanissimi" invece mi ha catturata dalla prima all’ultima pagina, con il suo protagonista Marco detto Marocco per la sua carnagione scura ed i capelli ricci che frequenta il primo anno di liceo e sogna di diventare un calciatore. 

Vive con suo padre dopo che la mamma li ha abbandonati da ormai cinque anni -vive a Bologna, così si dice, ma lui non ne ha più saputo nulla e ricorda confusamente soltanto litigi e incomprensioni sentendo in profondità la mancanza di quell’amore.

Marocco scopre la propria adolescenza con il primo amore innocente e puro per Serena, e nelle avventure condivise con gli amici del quartiere napoletano dove abitano, alcune più legali di altre, sempre sul filo dei segreti da non rivelare al papà: il desiderio di fare bene ma anche la tentazione di guadagnare soldi facili e il rispetto dei coetanei, e di potersi permettere il motorino che tanto desidera.

Forgione scrive un romanzo diretto, sincero, dove il protagonista che racconta in prima persona è credibile e ben costruito, dove i dialoghi non sembrano mai poco spontanei. È un romanzo di sentimenti intensi come si hanno solo a quell’età, di numeri di Dylan Dog comprati in edicola, di sogni grandi e al tempo stesso di grandi delusioni quando ci si rende conto di cosa comporta il crescere e di cosa il tempo può portare con sé.

"Giovanissimi" è un romanzo breve, capace di fare emozionare: l'ho letto d’un fiato, mi ha accompagnata in una vacanza a Napoli e me lo sono forse goduto un po’ di più anche per questo, ma le atmosfere della città si percepiscono ad ogni pagina così bene che vi risuoneranno dentro ovunque abbiate la possibilità di leggere il testo di Forgione, che per me è stata un’ottima esperienza!

Qual è l’ultimo libro ambientato a Napoli che avete letto?

Gli anni

Leggere un testo di Annie Ernaux, autrice premio Nobel, è sempre un’esperienza da non affrontare quando siete alla ricerca di un testo di evasione: ci si troverà infatti davanti ad un libro che mette alla prova, che suscita riflessioni e mette in discussione le nostre certezze, fornisce spunti per letture, visioni e pagine di storia da approfondire.

Questo è particolarmente vero nel caso de "Gli anni", pubblicato nel 2008 e portato in Italia da L'Orma editore come tutta la sua bibliografia, vincitore del premio Strega europeo e il più corposo dei libri pubblicati dalla scrittrice francese. 

Attraverso una narrazione complessa in terza persona singolare dove si rivede dall’esterno, Ernaux ripercorre oltre sessant’anni di storia della Francia dal secondo dopoguerra ai primi anni 2000 e lo fa su più livelli, quello storico e politico che parla di un Paese ma anche del mondo che gli scorre accanto (della guerra d’Algeria, del Vietnam, dell’Indocina, della caduta dell’Unione Sovietica e del muro di Berlino) e poi un piano sociale, dove le donne affrontano battaglie per il diritto all’aborto e al divorzio, cercano di essere più emancipate delle loro madri e scoprono di essere molto più represse delle proprie figlie, pur rivendicando un ruolo sempre più attivo sul proprio corpo e la propria vita sentimentale.

Come in tutte le sue opere c’è un elemento autobiografico ne "Gli anni": l’autrice si descrive nel passare dei decenni, studentessa, insegnante, madre, amante, sempre da un punto di vista esterno, osservandosi in alcune fotografie e rivivendo le proprie memorie, sempre contestualizzandole nel momento storico in cui sono avvenute con le sue inevitabili trasformazioni: l’avvento della società dei consumi, il diffondersi delle televisioni, dei supermercati, la crescente importanza della tecnologia sino all’avvento dei cellulari ed Internet.

"Gli anni" è un testo ricchissimo di spunti che riguardano libri, filosofi, film, personaggi politici o saliti all’attenzione della cronaca che in diverse occasioni ho dovuto cercare -sia perché non ero ancora nata all’epoca sia perché alcuni hanno avuto rilevanza soprattutto nel contesto francese. 

È un libro che mi ha richiesto tempo ed attenzione per poterne cogliere le tante sfaccettature, per darmi il tempo di approfondire e di riflettere sul suo contenuto. È stato il mio terzo incontro con le opere di Ernaux e mi ha motivata sempre di più ad approfondirne la produzione; ne consiglio senza dubbio la lettura soprattutto se per quanto riguarda la storia della Francia siete ben informati oppure molto interessati, perché in questo libro più degli altri ha un ruolo di primo piano.

Qual è il vostro libro preferito di questa scrittrice?

La zona d'interesse

Arrivo a "La zona d'interesse" di Martin Amis, pubblicato da Einaudi editore, dopo la visione del film premiato agli Oscar. Si tratta di due prodotti piuttosto diversi, per quanto in entrambi incomba la presenza del lager, con i suoi suoni e i suoi odori, sulle esistenze ariane che procedono accanto.

La forza del romanzo di Amis, basato su un accurato lavoro di documentazione, è la sua struttura articolata in tre punti di vista, tre narratori in prima persona dalle voci stilisticamente ben distinte. Il primo è Paul Doll, il più riuscito, un uomo meschino, crudele ma anche ridicolo nella sua incapacità di ammettere i limiti propri e del Nazismo. È sposato con Hannah, che lo disprezza, e di lei si innamora la seconda voce, Angelus Thomsen, più concentrato sui propri sentimenti che sugli orrori di cui è complice. 

Infine c'è il Sonderkommandofuhrer Smutzl, che tra i ragazzi muti ha visto uccidere i suoi figli, che non sa se possa ancora considerarsi un innocente date le mansioni a cui è costretto, ed è l'unico che guarda il lager dall'interno. 

In bilico con la commedia nera, a volte quasi una farsa nella voce di Doll, Amis racconta il Nazismo in modo originale, raccapricciante e stilisticamente ricercato. Non aspettatevi di leggere la sceneggiatura del film di Glazer, bensì un testo che senza dubbio non vi lascerà indifferenti!

Avete visto il film o letto questo libro?