venerdì 27 settembre 2024

Mustafà nel paese delle meraviglie

Acquistato per il suo prezzo irrisorio al mercatino dell’usato, principalmente spinta dal fatto di non aver mai letto nulla ambientato in Kuwait, "Mustafa nel paese delle meraviglie" di Ghazi Abdel-Qadir, pubblicato nella collana Il battello a vapore di Piemme, si è rivelata una lettura molto interessante: il suo autore è di origini palestinesi, ma essendo nato nel 1948 è stato costretto giovanissimo a lasciare la sua terra.

Emigrato proprio in Kuwait, dove molti palestinesi si sono trovati a svolgere come forza lavoro le mansioni più umili e faticose dopo l’espansione economica della nazione dovuta alla presenza del petrolio, anche all’autore è toccato un simile destino fino a che non ha potuto spostarsi in Germania dov’è diventato professore e ha scritto numerosi libri per l’infanzia. 

Ne fa parte questo breve testo che racconta le vicende di un ragazzino di origini libanesi che negli anni '90, durante la guerra civile emigrò in Kuwait con la sua famiglia. Presto per una tragedia si trova solo con il padre, uomo distrutto dal dolore e dalla fatica che anestetizza con il consumo di alcool: proprio per questo viene arrestato, in quanto nonostante lui sia cristiano il consumo di alcolici è vietato nel paese dove si trova, a maggioranza musulmana ed estremamente intollerante nei confronti dei lavoratori migranti -che non ottengono la cittadinanza e sono spesso costretti a umiliazioni e ricatti per ottenere un lavoro e il permesso di soggiorno.

Mustafà si trova così a doversi arrangiare: il padre in carcere, la casa e i loro averi sottoposti a sequestro, senza soldi e senza alcun posto dove andare né qualcuno su cui contare. Lo seguiamo nelle difficili peripezie dove il ragazzino trova un modo per sopravvivere e fa di tutto per far scarcerare suo padre, purtroppo con alterne fortune e molte disavventure.

È un romanzo pensato per ragazzi dell'età di scuola media inferiore, e in quanto tale l’ho trovato estremamente interessante poiché dipinge la realtà di un paese del quale sappiamo ben poco e che viene criticato davvero fortemente, al punto che la conclusione stessa della vicenda prevede che il protagonista e suo padre uniti cercheranno altrove un posto dove stare meglio dal momento che secondo l’uomo (dalla cui bocca parla con ogni probabilità l’autore) la dittatura del petrolio rende il Kuwait una nazione piena di persone avide e disoneste. 
Non è facile che in un romanzo per ragazzi si trovino posizioni politiche così forti e decise oltre ad elementi classici della narrazione per l'infanzia, come il potere della solidarietà e dell'amicizia, e per questo ho trovato quest’opera sorprendente.
Per di più mi ha consentito di leggere un romanzo ambientato in Kuwait, dove non ero mai stata con le mie letture!

Qual è l'ultimo romanzo per ragazzi che avete letto?

giovedì 26 settembre 2024

Shubbek Lubbek

Shubbek Lubbek di Deena Mohamed è il più bel fumetto che incontro da molto tempo! Pubblicato da Coconino Press, è quasi incredibile pensare che si tratta di un'opera d'esordio, dopo l'esperienza dell'autrice nella creazione di comic online -in particolare con protagonista Qahera, un'eroina impegnata nella lotta alla misoginia e all'islamofobia.

Qui realizza un'opera complessa e ricchissima, ambientata in un Egitto distopico in cui da oltre un secolo i desideri sono in vendita e, in base alla loro categoria, possono influire in modo più o meno significativo sulle vite dei loro proprietari.

Tre sono le storie in "Shubbek Lubbek", tenute insieme dalla cornice di Shukri, il commerciante che tra gli altri articoli in vendita ha proprio tre desideri di prima classe.

Sarà Aziza la sua prima cliente, che però per la sua umile estrazione sociale sarà sospettata di furto -o perlomeno sarà questo il pretesto e la detenzione che subirà. Poi è il turno di Nur, studentessa di buona famiglia in Scienze dei Desideri all'università americana del Cairo, prigioniera di una depressione di cui non comprende le cause. Infine c'è Shawqiyya, anziana cliente gravemente malata, che Sukri vorrebbe guarire con l'ultimo desiderio rimasto senza conoscerne il passato [ne ha già infatti utilizzato uno per rivivere daccapo la propria vita, dopo che a seguito di un matrimonio infelice aveva perso entrambi i suoi figli e ucciso il marito, che non le aveva permesso di usare il desiderio per salvarli].

Il fumetto di Mohamed alterna l'arabo e l'inglese, tavole a colori e in bianco e nero, infografiche che contestualizzano i desideri e la loro storia, momenti taglienti ed ironici ad altri molto toccanti. È un'opera che in chiave simbolica parla dell'Egitto di oggi, e al tempo stesso ci trasporta in un mondo alternativo e convincente, abitato da personaggi a cui ci affezioniamo. Per me è stato un vero colpo di fulmine!

Qual è l'ultimo fumetto che avete amato?

martedì 24 settembre 2024

Un giorno di fuoco

"Un giorno di fuoco" è una raccolta di racconti per la quale Beppe Fenoglio avrebbe voluto il titolo di "Racconti del parentado,  che in questa edizione Einaudi troviamo come sottotitolo e ne esprime molto bene la natura. È la prima opera dell'autore pubblicata postuma, nel 1963. 

Queste storie appartengono al ramo paterno della famiglia dello scrittore, con i suoi personaggi si prestano alla narrazione delle avventure che se non sono state direttamente vissute dallo scrittore bambino gli sono state trasmesse oralmente.

"Un giorno di fuoco", che è stato scelto per dare il titolo a questa raccolta, è il racconto con la quale comincia e che forma con le stesse caratteristiche già incontrate ne "I ventitré giorni della città di Alba" una struttura circolare con il racconto in chiusura, che si svolge anch’ esso attorno ad un personaggio preso da assedio in una casa [e che termina con un esito infausto per l’uomo]. Se nel primo abbiamo una sorta di brigante piemontese, Pietro Gallesio, verso cui lo zio Fenoglio non nega di provare una certa ammirazione, nell’ultimo invece c’è un uomo disposto a tutto pur di non ripagare i propri debiti.

Non è questo l’unico elemento speculare della raccolta: vi sono infatti anche le piogge, che troviamo ne "La pioggia e la sposa", racconto già noto a chi ha affrontato "I ventitré giorni della città di Alba" dove aveva già trovato giustamente spazio, ma anche le piogge di Superino, compagno d’infanzia di Fenoglio, del quale scopriremo poi la fine tragica annegato nelle acque del fiume dopo aver scoperto di essere stato concepito da una relazione tra un prete e una maestra del luogo.

Tra i racconti ho preferito, oltre "La pioggia e la sposa" che avevo già amato nella precedente raccolta, "Ma il mio amore è Paco" che ruota attorno ad un altro discutibile personaggio disposto a giocarsi tutto con le carte, indebitandosi senza speranza di ritorno.

Come sapete sto recuperando in ordine cronologico le opere di questo autore italiano e questa mi è piaciuta anche e soprattutto inserita nella cornice della sua interessantissima produzione, nonostante non vi si ritrovino i temi a me tanto cari della guerra partigiana sulle Langhe.

Qual è l’ultimo testo del Novecento italiano che avete letto?

Gioventù senza Dio

Negli anni del liceo avrei dovuto studiare molta letteratura tedesca; attraversavo tuttavia un'età di ribellione e rifiuto, che mi ha portata a leggerne il minimo indispensabile e a non apprezzarne quasi nessuno. 

A distanza di quasi vent'anni ho provato di nuovo curiosità verso "Gioventù senza Dio" di Ödön von Horváth, autore ungherese di lingua tedesca, la cui permanenza in Baviera ispirò questo romanzo -pubblicato nel 1937 in esilio e censurato in Germania, dove le opere dell'autore erano proibite per la sua posizione contraria al Nazionalsocialismo.

Romanzo breve narrato dal punto di vista di un professore trentaquattrenne, "Gioventù senza Dio" racconta l'influenza del regime sugli adolescenti tedeschi, educati all'obbedienza e alla disciplina, destinati al sacrificio, in guerra per la patria.

La vicenda si svolge nel corso di un campeggio finalizzato all'addestramento, in cui uno dei ragazzi viene ucciso e attorno all'indagine per omicidio si svelano prepotenze, segreti, indottrinamento ma anche un germoglio, per quanto minimo, di resistenza.

Vittima di un incidente nel 1938, von Horváth non fu testimone della Seconda Guerra Mondiale né degli anni più bui della Germania nazista, ma colpisce quanto questo testo sembri premonitore -e anche quanto per certi aspetti possa essere ancora attuale.

In conclusione si tratta di un testo breve e incisivo, che sono felice di aver recuperato con la maturità di oggi -vi consiglio però di evitare questa edizione Theoria, che ha davvero troppi refusi purtroppo!

Qual è l'ultimo testo tedesco che avete letto?

martedì 17 settembre 2024

Middle England

Terzo volume della trilogia di Jonathan Coe iniziata con "La banda dei brocchi", "Middle England", sempre pubblicato da Feltrinelli editore, nasce dall'interesse dell'autore di scrivere un romanzo sulla Brexit e l'Inghilterra del ventunesimo secolo. Anche per intrecciare definitivamente i fili di alcuni dei personaggi che avevamo imparato ad amare (in particolare i fratelli Benjamin e Lois Trotter) è nato questo romanzo, che ho trovato senza dubbio all'altezza dei due precedenti.

Anzi a dire il vero me lo sono goduto anche di più, perché gli anni Duemila, i giochi olimpici di Londra del 2012, il referendum e le dimissioni di Cameron, l'attentato a Jo Cox, il crescente successo di Boris Johnson sono pagine di storia dell'Inghilterra che ricordo bene e che mi è piaciuto riconoscere tra le pagine.

Altrettanto ho apprezzato ritrovare Benjamin e Lois e il loro legame fraterno, che si supportano a vicenda fino ad avviare un progetto comune oltre la Manica e la loro nipote Sophie, il cui recente matrimonio si scontra con le divergenze d'opinione politica. Le loro vicende personali si confrontano dunque con i mutamenti in atto nella Londra dei primi anni 2000, dove la xenofobia sembra dilagare, il politicamente corretto diventa argomento di dibattito e i diritti civili e delle minoranze LGBTQ creano scontri e prese di posizione.

Se avete apprezzato i primi due volumi della trilogia, non potete perdervi questo terzo capitolo, che ci riporta alla mente capitoli non proprio idilliaci della vita politica europea dell'ultimo decennio e al tempo stesso è un romanzo che mescola sapientemente l'ironia, le relazioni e il senso di speranza per il futuro che aveva contraddistinto anche i precedenti.

Avete mai letto i libri dell'autore?

Mille giorni che non vieni

In "Mille anni che non vieni", pubblicato da Sellerio, Andrej Longo scrive un noir ambientato a Napoli e nelle sue periferie, che ha per protagonista Antonio Caruso, in carcere per omicidio, lontano dalla giovane moglie e dalla figlia bambina che ama molto.

Scarcerato in attesa di revisione del processo (un amico in fin di vita si è attribuito l'omicidio del quale in realtà è lui il colpevole), deciso a fare soldi per la propria famiglia si infila in un giro pericoloso alla guida di un camion che si scopre essere un mezzo per il traffico di esseri umani, in particolare di cui sono le vittime migranti provenienti dall'Africa subsahariana. 

È un libro breve, che si legge in un paio di giorni, ricco di dialoghi e con un largo uso del dialetto napoletano; è un noir dove i carcerati sono spesso vittime di una condizione sociale svantaggiata, e non sono privi di etica e senso della giustizia. L'ho letto volentieri e mi ha coinvolta, ma temo che nel tempo non me ne rimarrà granché; ve lo consiglio se siete alla ricerca di un romanzo di intrattenimento dalle tinte cupe, con momenti di alta tensione e altri di grande tenerezza, nonostante l'approfondimento psicologico non sia il suo punto di forza.

Qual è l'ultimo noir che avete letto?

Giovanissimi

È con "Giovanissimi", pubblicato da NN editore, che Alessio Forgione mi conquista ufficialmente dopo un primo incontro con "Il nostro meglio" che mi aveva convinta soltanto in parte. "Giovanissimi" invece mi ha catturata dalla prima all’ultima pagina, con il suo protagonista Marco detto Marocco per la sua carnagione scura ed i capelli ricci che frequenta il primo anno di liceo e sogna di diventare un calciatore. 

Vive con suo padre dopo che la mamma li ha abbandonati da ormai cinque anni -vive a Bologna, così si dice, ma lui non ne ha più saputo nulla e ricorda confusamente soltanto litigi e incomprensioni sentendo in profondità la mancanza di quell’amore.

Marocco scopre la propria adolescenza con il primo amore innocente e puro per Serena, e nelle avventure condivise con gli amici del quartiere napoletano dove abitano, alcune più legali di altre, sempre sul filo dei segreti da non rivelare al papà: il desiderio di fare bene ma anche la tentazione di guadagnare soldi facili e il rispetto dei coetanei, e di potersi permettere il motorino che tanto desidera.

Forgione scrive un romanzo diretto, sincero, dove il protagonista che racconta in prima persona è credibile e ben costruito, dove i dialoghi non sembrano mai poco spontanei. È un romanzo di sentimenti intensi come si hanno solo a quell’età, di numeri di Dylan Dog comprati in edicola, di sogni grandi e al tempo stesso di grandi delusioni quando ci si rende conto di cosa comporta il crescere e di cosa il tempo può portare con sé.

"Giovanissimi" è un romanzo breve, capace di fare emozionare: l'ho letto d’un fiato, mi ha accompagnata in una vacanza a Napoli e me lo sono forse goduto un po’ di più anche per questo, ma le atmosfere della città si percepiscono ad ogni pagina così bene che vi risuoneranno dentro ovunque abbiate la possibilità di leggere il testo di Forgione, che per me è stata un’ottima esperienza!

Qual è l’ultimo libro ambientato a Napoli che avete letto?

Gli anni

Leggere un testo di Annie Ernaux, autrice premio Nobel, è sempre un’esperienza da non affrontare quando siete alla ricerca di un testo di evasione: ci si troverà infatti davanti ad un libro che mette alla prova, che suscita riflessioni e mette in discussione le nostre certezze, fornisce spunti per letture, visioni e pagine di storia da approfondire.

Questo è particolarmente vero nel caso de "Gli anni", pubblicato nel 2008 e portato in Italia da L'Orma editore come tutta la sua bibliografia, vincitore del premio Strega europeo e il più corposo dei libri pubblicati dalla scrittrice francese. 

Attraverso una narrazione complessa in terza persona singolare dove si rivede dall’esterno, Ernaux ripercorre oltre sessant’anni di storia della Francia dal secondo dopoguerra ai primi anni 2000 e lo fa su più livelli, quello storico e politico che parla di un Paese ma anche del mondo che gli scorre accanto (della guerra d’Algeria, del Vietnam, dell’Indocina, della caduta dell’Unione Sovietica e del muro di Berlino) e poi un piano sociale, dove le donne affrontano battaglie per il diritto all’aborto e al divorzio, cercano di essere più emancipate delle loro madri e scoprono di essere molto più represse delle proprie figlie, pur rivendicando un ruolo sempre più attivo sul proprio corpo e la propria vita sentimentale.

Come in tutte le sue opere c’è un elemento autobiografico ne "Gli anni": l’autrice si descrive nel passare dei decenni, studentessa, insegnante, madre, amante, sempre da un punto di vista esterno, osservandosi in alcune fotografie e rivivendo le proprie memorie, sempre contestualizzandole nel momento storico in cui sono avvenute con le sue inevitabili trasformazioni: l’avvento della società dei consumi, il diffondersi delle televisioni, dei supermercati, la crescente importanza della tecnologia sino all’avvento dei cellulari ed Internet.

"Gli anni" è un testo ricchissimo di spunti che riguardano libri, filosofi, film, personaggi politici o saliti all’attenzione della cronaca che in diverse occasioni ho dovuto cercare -sia perché non ero ancora nata all’epoca sia perché alcuni hanno avuto rilevanza soprattutto nel contesto francese. 

È un libro che mi ha richiesto tempo ed attenzione per poterne cogliere le tante sfaccettature, per darmi il tempo di approfondire e di riflettere sul suo contenuto. È stato il mio terzo incontro con le opere di Ernaux e mi ha motivata sempre di più ad approfondirne la produzione; ne consiglio senza dubbio la lettura soprattutto se per quanto riguarda la storia della Francia siete ben informati oppure molto interessati, perché in questo libro più degli altri ha un ruolo di primo piano.

Qual è il vostro libro preferito di questa scrittrice?

La zona d'interesse

Arrivo a "La zona d'interesse" di Martin Amis, pubblicato da Einaudi editore, dopo la visione del film premiato agli Oscar. Si tratta di due prodotti piuttosto diversi, per quanto in entrambi incomba la presenza del lager, con i suoi suoni e i suoi odori, sulle esistenze ariane che procedono accanto.

La forza del romanzo di Amis, basato su un accurato lavoro di documentazione, è la sua struttura articolata in tre punti di vista, tre narratori in prima persona dalle voci stilisticamente ben distinte. Il primo è Paul Doll, il più riuscito, un uomo meschino, crudele ma anche ridicolo nella sua incapacità di ammettere i limiti propri e del Nazismo. È sposato con Hannah, che lo disprezza, e di lei si innamora la seconda voce, Angelus Thomsen, più concentrato sui propri sentimenti che sugli orrori di cui è complice. 

Infine c'è il Sonderkommandofuhrer Smutzl, che tra i ragazzi muti ha visto uccidere i suoi figli, che non sa se possa ancora considerarsi un innocente date le mansioni a cui è costretto, ed è l'unico che guarda il lager dall'interno. 

In bilico con la commedia nera, a volte quasi una farsa nella voce di Doll, Amis racconta il Nazismo in modo originale, raccapricciante e stilisticamente ricercato. Non aspettatevi di leggere la sceneggiatura del film di Glazer, bensì un testo che senza dubbio non vi lascerà indifferenti!

Avete visto il film o letto questo libro?