mercoledì 30 ottobre 2024

Cronache dalla polvere

 "Cronache dalla polvere" di Zoya Barontini, pubblicato da Bompiani, è un titolo interessante e originale di cui purtroppo non sento mai parlare, e dunque eccoci a dedicargli un po' di spazio.

Zoya Barontini è il nome sotto il quale ha deciso di pubblicare un collettivo composto da tredici tra autrici e autori che si sono riuniti a comporre questo romanzo a mosaico che racconta il colonialismo italiano in Etiopia e le indicibili atrocità commesse nei confronti della popolazione, in particolare nel 1937 in seguito all'attentato al viceré Rodolfo Graziani che portò al massacro di Debra Libanos. 

Il volume si apre con una cronologia della colonizzazione dell'Etiopia, si chiude con un glossario, con una bibliografia e un'appendice in cui gli autori si presentano e raccontano il 1937 vissuto dalle proprie famiglie, per come è stato loro raccontato. 

Il testo riesce ad essere organico nonostante tante siano state le penne all'opera: tra un racconto e l'altro compaiono personaggi che riconosciamo dalle narrazioni precedenti, trovano spazio soldati italiani tra chi è incerto, chi è pentito, chi invece è ben convinto della propria superiorità, e poi gli etiopi, gli arbegnuoc della lotta partigiana, i bambini vittime della violenza e al tempo stesso coraggiosi e indomiti. Sono storie di lotta, storie di roghi e di massacri, di sogni premonitori e soprattutto storie di fantasmi: perché i cuori più puri parlano con gli spiriti dei morti, che hanno ancora molto da raccontare.

Com'è inevitabile nelle raccolte di racconti, qualcuno mi ha emozionata più di altri: primo tra tutti "Gli spettri di Biscutti Fabrica" di Davide Morosinotto, poi "Camion" di Davide Orecchio e "Creature di vetro" di Nicoletta Vallorani, che chiude magnificamente il cerchio delle storie. Menzione d'onore anche per le illustrazioni di Alberto Merlin, che accompagnano il testo ed introducono ognuno dei brani. 

Insomma ho letto un romanzo originale e ricco di suggestioni, leggende e personaggi ben tratteggiati, che ha il pregio di raccontare una pagina scomoda della storia italiana che tende ad essere fin troppo trascurata. Mi ha colpita molto, e credo meriti molta più notorietà!

Avete mai letto un testo sul colonialismo italiano?

martedì 29 ottobre 2024

La sposa del mare

"La sposa del mare" di Amity Gaige, pubblicato da NN Editore, è un titolo di cui sentivo il richiamo da tempo e quando mi sono finalmente deciso a recuperarlo mi sono trovata davanti ad un romanzo a dir poco sorprendente, composto come se fosse una cronaca, ma stratificato, che unisce e alterna le diverse voci narranti.

Ha per protagonista la famiglia Parlow: Michael, Juliet e i loro figli bambini Sybil e George. Il matrimonio di Michael e Juliet è in crisi, lei ha interrotto un dottorato in poesia dedicato ad Anne Sexton ed è ancora tormentata dalla violenza che ha subito in tenerissima età. Un giorno Michael decide di stravolgere la loro vita partendo per un viaggio di almeno un anno in barca a vela, un’esperienza che li allontanerà da un mondo del quale non condivide più i valori e che si spera tornerà ad unire la loro famiglia.

Già dall’inizio del romanzo capiamo che qualcosa non è andato come previsto e percepiamo un'atmosfera tesa, quasi da genere thriller [Scopriamo che Juliet è rimasta vedova alla sua porta bussa più di una volta la polizia, cercando notizie di un uomo che suo marito aveva incontrato mesi prima e dal quale si era sentito decisamente oppresso].

Questo effetto si ottiene perché non vi è solo la narrazione in prima persona di Juliet nel presente, che rivela un segreto alla volta, ma vi si mescola il diario di bordo di Michael a testimoniare le avventure della famiglia sulla barca, il loro rapporto sempre più stretto con il mare e anche la voce della piccola Sybil, sia durante il viaggio sia una volta ritornata negli Stati Uniti alle prese con l'ambientarsi di nuovo in un contesto così diverso.

L’autrice costruisce un romanzo complesso, che spiazza il lettore nell’essere così dettagliato e realistico,  al punto che si fatica a credere che si tratti di una storia inventata, e vi inserisce passaggi così carichi di emozioni che mi hanno portata sorprendentemente sul punto delle lacrime.

Questa è una storia di viaggi per mare, di decisioni che cambiano la vita e di sfortuna, quella sfortuna su cui non si ha controllo, che devasta un destino che avrebbe potuto riservare grandi gioie e altre avventure da vivere insieme, e che lascia protagonisti e lettori desiderosi di nascondersi dentro un armadio a muro, girandosi tra le mani le pagine di un diario e chiedendosi come sia stato possibile che tutto andasse in pezzi in questo modo. 

È un romanzo che farà provare grande empatia a coloro che hanno vissuto una perdita e che fa riflettere sulle crisi di coppia e sull’incomunicabilità che porta ad allontanarsi, perché non si trovano le parole e non perché siano mancando i sentimenti. 

Mi aspettavo una storia di avventura, di intrattenimento: mi sono trovata davanti ad un testo di rara profondità, dalla pianificazione impeccabile e dalla grande varietà stilistica. Mi è piaciuto moltissimo e non posso che consigliarvelo.

Avete mai letto un romanzo ambientato su una barca?

giovedì 24 ottobre 2024

Le cose che porta il cielo

Romanzo di esordio dello scrittore di origini etiope Dinaw Mengestu, "Le cose che porta il cielo" contiene nel titolo una citazione dal paradiso di Dante e una trama che mi aspettavo decisamente diversa. Possedevo questo libro dal 2008 (non scherzo, è quasi diventato maggiorenne nella mia libreria!) ma come sono profondamente convinta ogni libro ha il suo momento ed è finalmente giunto anche il suo! 

Credevo che avrei letto una storia ambientata prevalentemente in Etiopia, mentre invece ci troviamo a Washington DC, dove il protagonista Stephanos è emigrato giovanissimo dopo che il padre è rimasto vittima della guerra civile nel 1977, lasciando ad Addis Abeba sua madre e il fratellino.

Noi lo incontriamo 17 anni più tardi, nel mezzo di quello che si sarebbe tentati di definire un fallimento migratorio: è un uomo profondamente solo, legato soltanto ai suoi due storici amici (uno proveniente dal Kenya e l’altro dal Congo) con cui condividono il bizzarro passatempo di indovinare colpi di Stato e dittatori di paesi africani. Gestisce un minimarket nel quartiere della città piuttosto degradato dove abita, che mal tollera i tentativi di riqualificazione che portano agli sfratti della popolazione di ceto più fragile.

Stephanos cerca di vincere la propria solitudine grazie ad una nuova vicina di casa e alla sua figlia adolescente Naomi, che trascorre ore con lui nel negozio a leggere romanzi: una compagnia però che non dura, mentre la lotta di classe si oppone alla gentrificazione, mentre le ingiunzioni di pagamento si accumulano e con loro le riflessioni sull’essersi sempre sentito diviso a metà, seppure consapevole che in Etiopia non avrebbe mai fatto ritorno.

È la condizione delle classi sociali più povere e dei migranti che non hanno raggiunto la stabilità economica l’oggetto principale di questo romanzo: l’Etiopia compare in svariati flashback ma non è mai al centro della narrazione in prima persona di questo romanzo d’esordio che ho trovato molto convincente.

Ho lasciato aspettare questo titolo più anni di quelli che si sarebbe meritato: oggi l’ho aperto aspettandomi qualcosa di diverso, più legato all’ambientazione del corno d’Africa e vi ho trovato però una storia molto nelle mie corde, non edulcorata né ricca di speranza ma al tempo stesso nemmeno rassegnata.

L’ho trovato un testo molto interessante che vi consiglio di recuperare se riuscite ancora a reperirlo, e non escludo che in futuro leggerò opere successive di questo autore già così promettente alla sua prima pubblicazione.

Qual è l’ultimo romanzo che avete riscoperto nei meandri delle vostre librerie?

Sulla riva del mare

 Il mio secondo incontro con la produzione del premio Nobel Abdulrazak Gurnah è stato "Sulla riva del mare", sempre pubblicato in Italia da La nave di Teseo, e mi è piaciuto più di "Paradiso" che avevo letto in precedenza.

Se "Paradiso" è un testo più letterario, una vera e propria rivisitazione del "Cuore di tenebra" di Conrad in chiave post coloniale, un'epopea e una storia di viaggio dove l'approfondimento psicologico è molto poco, mi sono trovata più a mio agio qui, dove abbiamo due protagonisti maschili ben costruiti nel presente e nel passato attraverso i flashback.

All'inizio della nostra storia sia Latif sia Rajab si trovano in Inghilterra; nessuno dei due si fa chiamare con il nome con il quale è nato, in Tanzania, sull'isola di Zanzibar. Sono uomini adulti ora, Rajab è anziano e a dispetto di ogni logica ha deciso di emigrare e chiedere asilo; Latif si trova sul territorio da molto, è un accademico affermato, che viene messo in contatto con Rajab perché si spera possa fargli da interprete.

Così nell'Inghilterra degli anni Novanta si riannodano due esistenze che già si erano incontrate a Zanzibar, rivali nell'appropriarsi di una casa, usurpata da Rajab quando Latif era soltanto un bambino. Attraverso l'incontro con questo uomo di cui conserva un ricordo tanto amaro, Latif riprende le fila di ciò che è stato della sua famiglia, del fratello emigrato in segreto con un probabile amante più maturo, la morte del padre, quando lui giovanissimo era andato nella DDR a studiare e da lì era fuggito in Europa, credendo di far perdere le proprie tracce. Anche le memorie di Rajab vengono rievocate, prima il successo nei commerci, ma poi l'arresto, la deportazione, la perdita della moglie e della figlia, che lo hanno reso un anziano solo e malinconico, che rifiuta ciò che gli viene proposto citando il Bartleby di Melville -racconto che ora sento assolutamente l'esigenza di leggere.

Gurnah è anche qui letterario e ricco di riferimenti, ma soprattutto racconta il colonialismo in Tanzania, la lotta per l'indipendenza, il legame con l'Oman di cui non sapevo nulla, il senso di identità così difficile da costruire per chi è sempre stato oppresso da un'autorità straniera percepita come inevitabile. Vi ho ritrovato dunque i temi chiave di "Paradiso", ma li ho sentiti più vicini nelle storie di due protagonisti a cui si ha il tempo di affezionarsi, che questa volta si prende il tempo per caratterizzare con le loro voci e i loro ricordi, in un romanzo che ho trovato decisamente più affine ai miei gusti.

Qual è l'ultimo romanzo africano che avete letto?

[Ho condiviso questa lettura con il gruppo organizzato da Liselegge Liseviaggia per il suo progetto Scaffale Africano, ed è stata la mia seconda tappa del Booksafari organizzato da Laviaggialettrice!]

mercoledì 16 ottobre 2024

Così speciali

"Così speciali" di Bella Bathurst, pubblicato da Einaudi, l’ho comprato in libreria vent’anni fa, non scherzo: dietro c’è la data. Ero al primo anno di liceo e con la mia migliore amica facevamo i nostri primi giri in autonomia da Feltrinelli, nel punto vendita più grande della città, sotto le Due Torri, scegliendo forse per le prime volte i libri che ci compravamo da sole, senza l’intervento di qualche familiare.

All’epoca avevo più o meno l’età delle protagoniste, tra i 13 e i 14 anni, che in un’estate in Inghilterra trascorrono due settimane in una residenza di campagna accompagnate da due delle loro insegnanti, per dedicarsi all’attività sportiva in attesa dei risultati degli esami di fine anno. La trama fondamentalmente è tutta qui e non è di per sé particolarmente avvincente; quello che convince però in questo libro è la capacità dell’autrice di raccontare le meschinità, il modo perverso di essere crudeli delle ragazzine di quell’età, che provano soddisfazione nell’umiliare le coetanee più deboli perché le fa sentire forti. 

Racconta i complessi tipici dei primi anni dell’adolescenza, che spingono a paragonare ogni punto del proprio corpo a quello di chi le circonda, desiderose di approvazione e di attenzioni pur non trovandosi davvero a proprio agio con l’altro sesso, spingendosi a comportamenti pericolosi che le espongono ad abusi sessuali e le portano a soffrire di disturbi alimentari, vittime di questi oltre che dei conflitti familiari a cui non possono sottrarsi -divorzi, madri alcoliste, genitori assenti.

Questo romanzo è tagliente, non indimenticabile, certo, ma a distanza vent’anni mi è tornata voglia di leggerlo per le sue atmosfere da romanzo dark academia prima che il genere diventasse popolare, e per la capacità di raccontare i lati più sgradevoli delle ragazze senza metterne a tacere nessuno. 

Sono cattive ragazze quelle di questo libro, ma in fondo una buona parte di noi ha avuto qualche comportamento in comune con il loro quando avevamo la stessa età e non è da tutti avere il coraggio di metterli nero su bianco sulla pagina. 

Sicuramente era un romanzo nel quale mi ero immedesimato di più all’età delle protagoniste, adesso le ho guardate dall’esterno, ho ricordato qualcuno di quei momenti agghiaccianti in cui l’insicurezza e il giudizio altrui sembravano montagne impossibili da scalare; oggi sembra tutto molto lontano ma questo testo è ancora capace di raccontare molto bene i lati peggiori dell’adolescenza [Non necessario a dire il vero il dramma con cui chiude il romanzo per voler fare un finale d’effetto ovvero la caduta dal tetto di una delle protagoniste] e rileggerlo mi ha intrattenuta, in modo amaro ma anche mai noioso. Ho in casa diversi titoli che potrebbero accostarsi a questa storia, e ora la mia curiosità nei loro confronti è anche aumentata!

Qual è un titolo che a vostro parere racconta bene l’adolescenza?

Le pietre degli avi

Per il mio primo viaggio in Sierra Leone attraverso i libri non avrei potuto scegliere titolo migliore di "Le pietre degli avi" di Aminatta Forna, pubblicato da Feltrinelli editore. Avevo scoperto quest'autrice leggendo un suo racconto sulla rivista "Freeman's" pubblicata da Black Coffee editore, e recuperare una sua prova più lunga è stata una conferma dell'impressione positiva che ne avevo avuta.

In questo romanzo polifonico l'autrice dà la parola a quattro donne della stessa famiglia, con il pretesto del viaggio di Abie, una nipote che dagli Stati Uniti fa ritorno alla terra d'origine raccogliendo le memorie delle zie, figlie delle numerose mogli di un antenato.

Conosciamo così Asana, figlia della prima moglie, Mariama, Hawa e Serah con i loro percorsi di vita, i matrimoni per lo più infelici, i tentativi migratori delle due minori, i figli, le relazioni con la comunità. Le loro esistenze si inscrivono nella storia della Sierra Leone: l'epoca coloniale, le elezioni politiche, la guerra civile. 

Forna costruisce protagoniste riconoscibili, che seguiamo nei decenni attraverso le varie parti in cui il libro è suddiviso: origini, sogni, segreti e conseguenze. Molto utile è l'albero genealogico che io ho trovato allegato al volume, perché le donne della storia sono molte e all'inizio è facile confondersi un po'.

Ho apprezzato moltissimo questa lettura, che mi ha anche permesso di visitare un nuovo paese nel mio giro del mondo con i libri! Ve lo consiglio se siete alla ricerca di una storia al femminile che attraversa quasi un secolo e sia ricca di descrizioni e donne forti e indipendenti.

Qual è l'ultimo titolo di letteratura africana che avete letto?

mercoledì 9 ottobre 2024

Il dolce domani

"Il dolce domani" di Russell Banks, che ho acquistato con una collana dedicata alla letteratura americana uscita in edicola, è un romanzo corale ambientato nel nord dello Stato di New York, dove una considerevole fetta della popolazione vive in condizioni di povertà. 

Pubblicato nel 1991, al centro di questo libro vi è l’incidente con il quale uno scuolabus precipita in una scarpata dove viene fatta confluire dell’acqua, causando l’annegamento di numerosi bambini e una gravissima lesione al midollo spinale della più promettente tra le giovani cheerleader. 

Sono diversi i punti di vista che l’autore fa narrare in prima persona, in un progredire temporale che si allontana via via dall’incidente, che osserviamo come spettatori nel primo capitolo narrato da Dolores che dello scuolabus è l’attenta autista. Abbiamo poi Billy, vedovo e padre di due gemelli che perderà nell’incidente, le uniche persone che gli erano rimaste da amare. Segue Mitchell, avvocato che accorre sul luogo dell’avvenimento mosso da una sorda rabbia legata più alla tossicodipendenza della figlia che a quanto è avvenuto, deciso a far ottenere ai parenti delle vittime un risarcimento in denaro. La quarta voce è Nicole, l’adolescente rimasta paralizzata in seguito all’incidente del pullman e che con la sua voce porta alla luce un segreto ben più scomodo della sua adolescenza di successo, sport e coetanei: niente di meno che le molestie sessuali subite dal padre, che in seguito al suo rimanere paralizzata non riesce più a imporre il proprio controllo su di lei. Infine ritorna Dolores, che è rimasta all’oscuro della testimonianza di Nicole che mente sul suo conto pur di mettere fine a quei processi e restituire alla comunità di Sam Dent una sorta di normalità, in una circolarità di grande effetto che saprà trasmettere anche l'idea del "dopo".

È un romanzo piuttosto breve quello di Banks, e vi confesso che avrei voluto molte più pagine, avrei scavato più a fondo nella vita di Nicole, nei ricordi degli anni felici di Billy e di sua moglie, nel matrimonio di Dolores e del marito invalido a seguito di un ictus. nelle esistenze di provincia oppresse dalla difficoltà economica e dalle scarse risorse del luogo, che Banks racconta così bene.

È comunque nella sua brevità un romanzo riuscito, che porta alla luce un frammento dopo l’altro. una rivelazione dopo l’altra dove la verità non la conosce nessuno, o meglio ognuno conosce la propria. È stato il mio primo incontro con questo scrittore americano, ma sono già certa che non sarà l’ultimo, perché ho apprezzato molto la sua scrittura e la sua capacità di costruire una trama per nulla prevedibile e mai noiosa.

Qual è l’ultimo romanzo americano che avete letto?

Sylvia Beach

Non è un mistero che uno dei miei luoghi preferiti in assoluto nella città di paesi sia la libreria Shakespeare and Company sulla Rive Gauche, un luogo che sono sicura fa innamorare tutti i lettori che vi mettono piede! Non potevo quindi non recuperare il fumetto "Sylvia Beach"  scritto da Emilia Cinzia Perri e illustrato da Silvia Vanni, pubblicato da Bao Publishing, che racconta la storia della fondatrice dell’originaria Shakespeare and Company: si trovava in Rue de l’Odeon e fu in attività dagli anni '20 al 1941 quando fu costretta a chiudere perché la sua titolare in quanto cittadina americana fu confinata in un campo di prigionia.

Questo fumetto è una vera e propria biografia narrata in prima persona da Sylvia Beach, che racconta la propria ad un’aspirante collaboratrice. Ripercorriamo così tutte le tappe dalla fondazione della libreria, dai ritrovi di scrittori famosi o sul punto di diventarlo, come Paul Valery, Andre Gide, Hemingway, il tormentato momento della pubblicazione dell’Ulisse di Joyce che Silvia sostenne con moltissimo impegno ricavandone però non poche difficoltà, e poi l’avvento della seconda guerra mondiale che stravolse le sorti della libreria, la cui eredità sarà raccolta negli anni '50 da George Whitman che riporterà il nome nella sua attività a pochi passi da Notre Dame.

È un fumetto pieno di eventi appassionanti, che tengono incollati alle pagine soprattutto chi è incuriosito dalla storia alla base di un luogo ancora oggi così magico. Colorato in tinte piuttosto cupe, dove predominano i marroni e i grigi, trasmette comunque una grande forza e perseveranza; in alcuni momenti il realismo lascia spazio a piccoli tocchi di fantasia, come Sylvia capace di volare quando si emoziona per qualcosa, o gli abbonati soprannominati "bunnies" rappresentati come deliziosi coniglietti. Ho apprezzato molto queste particolarità che interrompono il radicamento nella storia di questo fumetto, la cui lettura è stata per me una bellissima esperienza .

Avete mai visitato la libreria Shakespeare and Company?

domenica 6 ottobre 2024

T

Ero incuriosita da "T" di Chetna Maroo dal momento in cui Adelphi lo ha pubblicato in Italia: sarà per la copertina che trovo super attraente, sarà perché le storie familiari sono sempre le mie preferite. Ho avuto un colpo di fortuna trovandolo disponibile nella mia biblioteca di quartiere, e ora che l'ho terminato sono contenta di aver aspettato ad acquistarlo, perché non ne sono stata conquistata al punto di desiderarne una copia personale.

Le protagoniste di "T" sono Gopi, Khush e Mona, tre sorelle di origine pakistana che vivono in Inghilterra con il padre, da poco rimasto vedovo. Attorno a loro gravano le aspettative della comunità di connazionali, tra cui quelle della zia che non ritiene lo squash, sport a cui il padre allena tenacemente le sorelle, in particolare Gopi, un passatempo appropriato per delle ragazze.

Ci sono elementi davvero interessanti in questa storia: l'opprimente solitudine del padre, che scrive agli amici lettere di cui nessuno conosce il contenuto, che teme le sue figlie al punto di aver paura che possano "divorarlo". Ben descritta è anche Mona, la sorella maggiore, che da un lato cerca di farsi carico della gestione familiare anche dal punto di vista economico, d'altra parte è un'adolescente che vorrebbe socializzare e godersi la propria età. Anche Gopi mi ha suscitato grande tenerezza, divisa tra la tensione tipica dell'adolescenza, l'attrazione per il coetaneo con cui si allena sul campo da squash, le difficoltà di comunicazione in famiglia. 

Un enorme ruolo ha lo sport in questo racconto, prende quasi il sopravvento sul resto data la brevità del romanzo, il cui finale non è risolutivo quanto avrei sperato, come se avessimo assistito ad un'istantanea della vita delle ragazze, e le lasciassimo al loro destino. 

"T" è un romanzo d'esordio ben scritto e interessante, che caratterizza sia l'elemento sportivo sia le origini delle protagoniste attraverso tradizioni e sapori; tuttavia mi sarei aspettata che potesse scavare un po' più in profondità.

Qual è il più recente titolo  Adelphi che avete letto?

Svaniti nel nulla

"Svaniti nel nulla" di Tom Perrotta, pubblicato da Edizioni E/O, è uno di quegli acquisti fatti al mercatino dell'usato e dettato principalmente dal prezzo irrisorio, abbinato ad una quarta di copertina accattivante. 

Le premesse del romanzo sono ottime: un giorno di ottobre, all'improvviso, una parte della popolazione mondiale sparisce per non fare più ritorno. Ovviamente coloro che rimangono cercano di dare all'evento una spiegazione, dallo scientifico al religioso, nonostante sia un'impresa impossibile; tre anni più tardi partecipiamo alle vite di alcuni residenti di una cittadina americana che fanno ancora i conti con l'elaborazione delle scomparse avvenute vicino a loro.

Incontriamo Nora, il cui marito e i due figli sono tra gli scomparsi; Jill, la cui migliore amica è sparita all'improvviso mentre le era accanto, e la cui madre ha deciso di unirsi ad una sorta di setta che attraverso il voto del silenzio e l'incombente presenza pubblica si prefigge lo scopo di ricordare quanto la salvezza sia impossibile. Anche Tom, il fratello di Jill, si è unito a una setta, il cui guru si ritiene attraverso la poligamia e la procreazione l'unico in grado di salvare l'umanità -ma giorno dopo giorno diventa sempre più chiaro quanto si tratti di un impostore.

Le sette e le loro dinamiche sarebbero state l'elemento di maggior interesse in questa storia, che purtroppo le annega in centinaia di altre pagine di vita quotidiana, dinamiche domestiche, riflessioni sulle relazioni e sui ricordi che diventano via via davvero noiose. L'evento della scomparsa in sé sbiadisce in secondo piano, non venendo mai approfondito, perdendo anche il potenziale angosciante che avrebbe avuto per rendere la storia sui toni dell'horror o del distopico.

Insomma, per quanto mi riguarda "Svaniti nel nulla" è stata una lettura parecchio deludente! So che ne è stata tratta anche una serie HBO, che però non è reperibile al momento, quindi sono curiosa:

Avete letto questo libro o visto la serie? Qual è la vostra opinione in merito?

E qual è l'ultimo libro che non vi ha proprio convinti?

giovedì 3 ottobre 2024

La valle dell'Eden

Come si trovano le parole per scrivere de "La valle dell'Eden" di John Steinbeck (che ho letto nella più recente traduzione Bompiani)? Difficilissimo raccontarvi questo capolavoro, che risale al 1952 e che una volta chiuso mi ha fatto provare nostalgia.

Di evidente ispirazione biblica, a partire dal titolo ripreso dalla Genesi fino alla duplicità delle coppie di fratelli le cui iniziali richiamano Caino e Abele, è una storia di famiglia profondamente radicata nella valle del Salinas, in California.

Per primi ci sono i Trask, il sensibile Adam e l'astuto Charles figli di un padre incapace di dimostrare affetto; poi l'angelico e idealista Aron e il più complesso Caleb, figli di Adam. Nel mezzo ci sono gli Hamilton, un modo per Steinbeck di legare il testo alla storia della sua famiglia: John si rappresenta infatti come nipote del patriarca Samuel, personaggio indimenticabile, mai ricco in denaro ma sempre in idee e affetti, genuino, fondamentale per tutti coloro che lo incontrano, compensato nel suo idealismo dalla solida concretezza della moglie Liza. Ci sono poi Lee, di origini cinesi, le cui riflessioni sull'identità risuonano ancora attuali dopo più di mezzo secolo e il cui legame con Adam e i gemelli mi ha commossa; infine, non ultima per importanza, Cathy: l'anima nera di questa storia.

"La valle dell'Eden" è un grande romanzo che non pesa per nulla: coinvolge, emoziona, a volte fa arrabbiare, altre commuove. Ci si lega ai suoi protagonisti (io, soprattutto a Caleb, Samuel e Abra), non si possono abbandonare i loro percorsi di vita; Steinbeck è un grande narratore e qui scrive quella che ha considerato il suo romanzo della vita -e lo rende tale anche per il lettore.

Qual è il vostro Steinbeck preferito?