mercoledì 31 luglio 2024

Il libro dell'estate

Tove Janson è un’autrice finlandese particolarmente famosa per aver creato i Mumin, piccoli personaggi protagonisti di strisce a fumetti per l’infanzia. È stata però autrice anche per un pubblico più adulto e di questa produzione fa parte "Il libro dell’estate", che trovate in libreria pubblicato da Iperborea e che più che un romanzo è un insieme di aneddoti relativi all’estate trascorsa su un’isoletta della Finlandia da una bambina di nome Sofia, suo padre e sua nonna. 

L’isola è un elemento di ispirazione autobiografica, perché proprio su un’isola remota e di piccolissime dimensioni la scrittrice trascorse le vacanze della sua infanzia e anche parecchio tempo della sua vita dedicata alla scrittura.

Non è contestualizzato nel tempo questo racconto, ma non si fa alcun riferimento alla tecnologia ed è la natura la terza protagonista insieme alle due donne appartenenti a generazioni così diverse: con loro il bel tempo, le tempeste improvvise, il germogliare delle piante e delle coltivazioni, l’avvicendarsi delle creature animali dalle più piccole alle più grandi. 

Molti di questi brevi capitoli sono ricchi di dialoghi che avvengono interamente tra la bambina la nonna e qualcuno degli altri abitanti del luogo, mentre il padre ha un ruolo più pratico, impegnato a svolgere lavori come governare la barca, dedicarsi alla pesca, alle riparazioni, alle attività quotidiane ma senza mai preferire una parola che venga riportata sulla pagina.

Nel complesso ad essere suggestiva è indubbiamente l’ambientazione, e anche la piccola protagonista è, anche se non sempre simpatica, molto realistica nel descrivere i tumulti dell’infanzia, le passioni ardenti, la testardaggine e il desiderio di avventura che la saggia nonna sa incoraggiare mantenendo sempre un equilibrio e sostenendo la crescita della personalità della nipotina.

Si tratta di una lettura molto breve, che vi consiglio soprattutto tra un romanzo più impegnativo ed un altro e per immergervi in un contesto lontano dalla frenesia cittadina facendovi trasportare in quella che per noi è davvero un’altra dimensione.

Qual è l’ultimo titolo del catalogo Iperborea che avete letto?

venerdì 26 luglio 2024

America addio

Non si può definire "America addio" di Pearl Abraham un romanzo di trama: di avvenimenti ce ne sono davvero pochi in queste quasi 300 pagine pubblicate da Einaudi.

Abbiamo una coppia che si è sposata molto giovane, troppo giovane potremmo pensare, che vive a New York e ha appena comprato una grande casa da ristrutturare. Sono entrambi ebrei, ma appartenenti a comunità diverse e che per questo vivono in maniera differente la propria spiritualità: Deena nata e cresciuta a Gerusalemme si comporta in modo laico in società, mentre Daniel è più osservante anche se non sembra farlo per una vera e propria fede, ma piuttosto per abitudine. 

Il loro matrimonio pare fondato sulla confidenza e sulla quotidianità, ma non certo sulla passione, e non è poi così sorprendente quando Daniel si invaghisce della sua segretaria appena ventenne che sogna di diventare Miss America, e se i genitori di Deena sono stati da sempre convinti che quel matrimonio non sarebbe durato anche il lettore non ci mette molte pagine ad essere d’accordo con loro.

Seguiamo dunque per mesi l’incrinarsi della relazione tra i due protagonisti fino all’inevitabile rottura, e quello che ho trovato degno di nota in questo romanzo è che giorno dopo giorno i protagonisti siano descritti così bene, in maniera quasi cinematografica, che ci sembra di assistere ai loro movimenti sullo schermo. Percepiamo l’essere rancoroso ed infantile di Daniel, lo spaesamento di Deena che rivendica la propria individualità, correndo per chilometri e poi andando via di casa e contemplando un viaggio che da troppo tempo rimandava proprio a Gerusalemme, una sorta di ritorno a casa quando New York sembra diventata estranea e pare rifiutarla.

Ho acquistato questo romanzo al mercatino senza saperne nulla e nonostante non lo ritenga un capolavoro è stata una lettura che mi ha appassionata e una volta conclusa mi ha lasciato l’impressione di aver assistito ad una proiezione di vite, tanto mi sono immaginata in modo tridimensionale Deena e Daniel e coloro che li circondano. Nel complesso quindi è un acquisto di cui non mi pento affatto!

Qual è l’ultimo libro che avete acquistato a scatola chiusa?

giovedì 18 luglio 2024

Legami di sangue

La produzione letteraria di Octavia E. Butler si inscrive nella corrente del cosiddetto "afrofuturismo": il pensiero degli autori afroamericani che negli anni '70 rivendicavano pari diritti rispetto ai bianchi, e il superamento del concetto di razza. 

Lo si ritrova nel romanzo "Legami di sangue", che risale al 1979 ed è portato in Italia da Sur edizioni: un libro che ho amato molto, e che ha per protagonista Dana, che nel 1976 ha poco più di vent'anni, ha sposato un autore bianco, e d'improvviso si ritrova catapultata nel Maryland schiavista di inizio '800. Qui il suo compito, senza apparenti ragioni né una vera e propria spiegazione, pare essere quello di salvare la vita di Rufus, il figlio bambino di un proprietario di schiavi che scoprirà essere un suo lontano antenato; e questi viaggi nel tempo continueranno ad avvenire nella vita di Dana, lasciando sia lei sia il marito a lungo intrappolati in un passato inospitale e pericoloso, a contatto con la tremenda realtà della schiavitù.

Il primo romanzo sulla schiavitù che io abbia mai letto è stato "Amatissima" di Toni Morrison, e lì ho compreso quanto questo tema mi avrebbe fatta soffrire, poi è seguito "La ferrovia sotterranea" di Colson Whitehead. Mi è successo anche con "Legami di sangue", dove l'elemento fantascientifico non mi ha per nulla infastidita (anzi, mi ha ricordato le dinamiche de "La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo", e come lì mi ha convinta) e dove le relazioni tra le persone vengono spezzate dai capricci dei bianchi che li ritengono loro proprietà. 

Ci sono alcune scene di violenza, com'è naturale dato il contesto, ma c'è anche molta forza d'animo, una profonda umanità nell'empatia che Dana sa provare addirittura per Rufus, e una costante speranza in un futuro, che Dana e il marito conoscono per esperienza, in cui le catene e le corde a trascinare uomini, donne e bambini alla vendita saranno state spezzate. 

Questa lettura mi ha suscitato forti emozioni, e non posso fare altro che consigliarvela.

Quali sono i vostri autori afroamericani preferiti?

Circolo chiuso

Vent'anni dopo "La banda dei brocchi", Jonathan Coe ambienta "Circolo chiuso", in Italia sempre pubblicato da Feltrinelli: titolo che riprende sia l'associazione studentesca degli anni del liceo, sia la chiusura del cerchio tra i due romanzi, con Sophie e Patrick (figli di Lois e di Philip) che si incontrano in vacanza a Berlino, mentre i loro genitori tirano le fila del passato.

Siamo all'inizio del nuovo millennio, e se ne "La banda dei brocchi" avevamo gli scioperi e gli attentati dell'IRA, qui troviamo l'11 settembre, la guerra in Iraq e la caduta di Saddam Hussein, l'Inghilterra di Tony Blair e, su scala più personale, i matrimoni che si infrangono e gli amori interminabili, i progetti falliti e le carriere rampanti.

Benjamin che non ha ancora scritto il suo romanzo ed è più che mai incerto tra separazione, monastero e carriera artistica, Paul che è entrato in politica e si trova una giovane amante [Malvina, che si scoprirà essere figlia di Cecily e Benjamin, quindi innamorata del proprio zio], Claire che, separatasi da Philip, scopre la verità sulla scomparsa di sua sorella Miriam [era stata uccisa per aver assistito ad un omicidio in fabbrica, una vendetta contro un operaio irlandese, nell'epoca degli attentati dell'IRA]. 

La grande capacità di Coe resta quella di raccontare la storia di un Paese attraverso le vite dei suoi personaggi, di coinvolgerci nelle loro relazioni, mescolando i registri narrativi, i dialoghi e le forme testuali, dalla corrispondenza agli articoli giornalistici. Ancora una volta mi ha catturata con il suo racconto, che vi consiglio di recuperare in sequenza al volume precedente, altrimenti (nonostante un riassunto sia presente alla fine di questo romanzo) rischiate di perdervi moltissime premesse e riferimenti. Non vedo l'ora di dedicarmi a "Middle England"!

Qual è l'ultima serie di romanzi che avete iniziato?

La figlia unica

Ne “La figlia unica” Guadalupe Nettel, pubblicato in Italia da La Nuova Frontiera, scrive un romanzo sulla maternità ambientato in Messico, e lo fa attraverso le storie di tre donne.

La protagonista è Laura, una ricercatrice che non desidera la procreazione e per questa ragione ha scelto di privarsi della stessa capacità di concepire, senza rimpianti.
Poi c’è la sua più cara amica, Alina, che se dapprima condivide la sua posizione poi scopre di volere fortemente un figlio, ma quando rimane incinta scopre di aspettare una bambina con una gravissima malformazione.
Infine c’è Doris, la vicina di casa di Laura, vedova di un marito violento e madre di Nicolas, di otto anni, che trova quasi impossibile accudire data la sua depressione e le violente crisi del bambino.

Laura, che non è madre, diventa una figura protettiva per Nicolas; Alina, che ha tanto cercato la sua Ines, si chiede se per la piccola non sarebbe meglio morire alla nascita; Doris forse quel figlio non l’ha mai voluto.

Nettel scrive in modo semplice e diretto, senza mai fare la morale alle sue protagoniste, donne che creano reti, che non celano i loro sentimenti più scomodi. Ci fa riflettere davanti al nido di una coppia di piccioni su cosa significhi essere madri, e articola il suo romanzo in capitoli brevi, taglienti, che tolgono il fiato. 

“La figlia unica” è un libro breve e doloroso, potentissimo, che mi ha colpita come pochi altri e rientrerà certamente tra le migliori letture dell’anno.

Conoscete questa autrice messicana?

martedì 9 luglio 2024

Estranei

"Estranei" di Yamada Taichi, che trovate in libreria pubblicato da Editrice Nord, è stato pubblicato in Giappone negli anni '80 e ha per protagonista un uomo di quasi cinquant’anni reduce da un divorzio che vive una quasi completa solitudine. 

Questa condizione lo accompagna sin dall’infanzia, quando a dodici anni è rimasto orfano dei genitori, perdendo poi uno alla volta anche gli altri parenti che si sono occupati di lui. Questo lo ha probabilmente influenzato moltissimo, e così facciamo la conoscenza di un uomo che trasmette una certa amarezza, impegnato a scrivere una serie TV che sembra non importargli granché. 

La sua quotidianità viene interrotta dall’improvviso incontro con una coppia di persone che sembrano in tutto e per tutto i suoi genitori e che lo invitano a condividere il suo tempo con loro. Ci ritroviamo così catapultati in una vera e propria storia di fantasmi, dove il protagonista stesso non può spiegarsi che cosa gli stia succedendo, in una realtà sconcertante a cui nessuno crederebbe mai, che però gli si riflette addosso in modo concreto, in un corpo che deperisce a vista d’occhio -mutamento del quale lui è incapace di accorgersi in prima persona.

"Estranei" è un romanzo sulla solitudine e sull’amore, sul bisogno estremo che abbiamo degli altri anche quando siamo convinti di poter bastare a noi stessi. È un romanzo su come i traumi dell’infanzia rendano fragili gli adulti e su come anche l’affetto di una vicina di casa poco più che sconosciuta Possa sembrare una ancora di salvezza e anche una storia dai toni cupi che stempera attraverso la solidarietà che arriva dalle persone più impensate (nel caso del protagonista dal nuovo fidanzato della sua ex moglie).

Un aspetto che non mi ha convinta granché è stata la scrittura che è estremamente semplice quasi troppo lineare addirittura elementare mentre ho apprezzato il colpo di scena finale che nella mia ingenuità non mi sarei aspettata nel complesso estranei è un romanzo che ho letto volentieri e in poco tempo è un testo breve e impaginato con font piuttosto grande Che mescola la Ghost story ad una vicenda di quotidiana umanissima solitudine se siete amanti dei romanzi giapponesi che mescolano questo mondo e l’aldilà allora estranei potrebbe decisamente fare al caso vostro avete già visto il film che è stato ispirato ?

Amico mio

Come ormai avrete notato, la letteratura italiana contemporanea non è quella a cui attingo più spesso nella scelta delle mie letture -e lo confesso, in parte a causa di veri e propri pregiudizi. "Amico mio" di Gianmarco Perale però, anche perché pubblicato da NN Editore, mi attirava da tempo: l'ho preso in prestito in biblioteca, e si è rivelata un'ottima decisione.

L'"amico mio" del titolo è Paride, detto Poni; ha tredici anni ed è il migliore amico di Tom, che è il narratore in prima persona di questa storia. Sono ancora nella fase della preadolescenza, dove le pulsioni erotiche non sono così pronunciate e all'attrazione, al sentimento amoroso non si sa dare un nome; sono migliori amici dalla primissima infanzia, e tanto basta.

Un giorno un compagno di scuola, Leo, colpisce Poni, e Tom non esita ad intervenire per difenderlo, rompendogli il naso. Questo avvenimento innesca una serie di reazioni, ma soprattutto un progressivo raffreddamento dei rapporti tra i due, che Tom non è affatto disposto ad accettare. E mentre emerge in lui un profondo senso di colpa per le proprie reazioni d'istinto, che sa essere sbagliate ma che anche per via della sua età non è in grado di controllare, mentre anche gli adulti sembrano decisi a separarli, noi lettori vediamo incombere una catastrofe all'orizzonte, e Perale ci fa percepire così bene questa crescente tensione che in certi momenti ho sentito l'esigenza di prendermi una pausa dalla situazione sempre più claustrofobica.

"Amico mio" è un testo breve e ricchissimo di dialoghi, dove i preadolescenti protagonisti sono resi in modo così convincente che neanche per un attimo mi è sembrato esprimessero una voce più adulta. Il crescendo di angoscia e perdita di controllo è veramente efficace [e l'autore ci risparmia anche la tragedia che temevo fosse imminente, evitando così un non necessario melodramma], e sono sicura che anche voi sarete assorbiti da questa lettura e proverete una profonda empatia per i sentimenti di Tom, confusi e incomprensibili a lui per primo. 

Qual è l'ultimo romanzo italiano che avete letto?

martedì 2 luglio 2024

Polissena del Porcello

"Polissena del Porcello" di Bianca Pitzorno, pubblicato per la prima volta da Mondadori nel 1993, è uno dei titoli dell'autrice che non ho letto da bambina ma ho recuperato solo ora: e anche oggi, letto da adulta, l'ho trovato veramente delizioso.

Molto più avventuroso dei titoli precedenti, "Polissena del Porcello" è ambientato nel Medioevo, e ha per protagonista Polissena, una bambina figlia di un ricco mercante, che scopre di essere stata adottata e per questo scappa di casa, per rintracciare i suoi genitori biologici. Le sue peripezie si intrecciano a quelle di Lucrezia, che da piccolissima è stata presa con sé da un crudele saltimbanco, e ora è rimasta sola a dirigere la Compagnia Giraldi con i suoi animali ammaestrati -certo oggi il tema degli animali da circo è disturbante, mentre non lo era negli anni '90 e ancora meno all'epoca in cui la storia è ambientata, ma è da specificare che tra Lucrezia e i suoi compagni non avviene alcun maltrattamento.

Seguiamo così le due ragazzine tra corti principesche, covi dei pirati, eremiti che pregano su una gamba sola per espiare i propri peccati, stamberghe inospitali e luride prigioni, nel tentativo di svolgere la matassa di bambine rapite, altre prematuramente scomparse a causa di malattie, e sostituzioni nelle culle. [Come risultato finale si scoprirà che Polissena non è figlia d'altri che dei genitori che l'hanno cresciuta, mentre la principessa spodestata dall'innocente cugina è Lucrezia, che riconquisterà il trono che le spetta ma senza rinunciare alla libertà, che le è molto più cara]

"Polissena del Porcello" è un romanzo di grandi avventure, dal ritmo incalzante e dai capitoli brevissimi, che si presta molto bene anche per la lettura a puntate e ad alta voce -anche se sarà difficile interrompersi prima di arrivare alla soluzione di tutti i misteri! È un romanzo di intrattenimento nel senso più puro e prezioso del termine, che fa sorridere e trepidare per le sue protagoniste, e che vi regalerà momenti di divertimento a prescindere dalla vostra età anagrafica. Inutile dire che per me è l'ennesima conferma di quanto Bianca Pitzorno sia alla base del mio amore per la lettura!

Qual è l'ultimo libro che vi ha fatti viaggiare con la fantasia?

I fantasmi non esistono

Ho scoperto "I fantasmi non esistono" di Giuseppe Rizzo, pubblicato nella collana Strade Blu di Mondadori, ascoltando una puntata del podcast di Bookatini, da cui mi lascio sempre incuriosire. 

Ho allora preso in prestito il testo in biblioteca, e l'ho letto in un solo pomeriggio: per me che di solito leggo quasi soltanto narrativa è un evento raro! Pubblicato nel 2021, questo testo è una raccolta di articoli in gran parte pubblicati su Internazionale nel corso degli anni precedenti.

I "fantasmi" del titolo sono tutti coloro che la società non vuole vedere, gli invisibili, gli indesiderati, coloro che vivono i margini: i poveri, i migranti senza titolo di soggiorno, i senza tetto, i minori non accompagnati, i malati mentali. 

Sono "fantasmi" coloro che non riescono ad inserirsi con successo nel tessuto sociale e vengono spesso puniti per la loro stessa condizione con la pena carceraria, come se potesse essere una soluzione al problema. Dunque in questi articoli si parla di carcere, si parla di vivere in strada, di dormitori e di alloggi comunitari, di storie drammatiche che non hanno trovato spazio nella cronaca perché non ritenute abbastanza importanti, di progetti che si svolgono nelle nostre città  e dell’impatto delle leggi repressive dei governi che si succedono da decenni e criminalizzano la povertà, rendono reato l’accattonaggio, incarcerano minorenni invece di rieducarli.

Tra i brani che vi consiglio in particolare segnalo: "Un paese in galera", "Nella città dei senzatetto", "Indagini su una morte che non interessa a nessuno" e "Come lasciarsi la strada alle spalle". Nel complesso se siete impiegati nel sociale o se semplicemente vi interessano queste tematiche vi consiglio la lettura di questo testo, perché sa essere coinvolgente e mai didascalico o noioso, seppure informativo.

Qual è l’ultimo testo di non fiction che avete letto?

Dove si nasconde il lupo

Divorato in meno di due giorni con l’urgenza di riprendere la lettura come di rado mi capita, "Dove si nasconde il lupo" di Ayelet Gundar-Goshen (pubblicato da Neri Pozza) è uno dei miei acquisti più recenti e si è rivelato davvero un’ottima scelta. 

Dell’autrice israeliana avevo già letto "Svegliare i leoni", ma ho preferito questa seconda esperienza di lettura, che ha per protagonista Adam, il figlio di una coppia di israeliani emigrati in California. Il padre è un uomo di successo che lavora nell’informatica, la madre fa la volontaria in una casa di riposo e sono indubbiamente brave persone; Adam è un ragazzo fragile, timido, poco inserito nei gruppi di pari, vittima di un bullismo che non confessa ai genitori.

L’equilibrio si rompe quando ad una festa Jamal, un ragazzo nero, muore per l’assunzione di una sostanza fabbricata in casa e Adam, che era la sua vittima preferita, viene sospettato dell’omicidio.

La narrazione avviene attraverso gli occhi di sua madre, che mette insieme a un tassello dopo l’altro,  ogni rivelazione in contrasto con tutto quello che non aveva visto fino a quel momento. Altra figura fondamentale di questa storia è Uri, un ex soldato israeliano emigrato anche lui, che a seguito dell’attentato in una sinagoga si incarica di formare giovani ebrei all’autodifesa e Adam per la prima volta sembra inserito in un gruppo, fare affidamento su una figura autorevole, un uomo che ammira, ma non è tutto oro quello che luccica  e mentre si fa strada in famiglia ci sono molti segreti che Uri non rivela di sé.

Questo romanzo si può definire un thriller, perché ne ha il ritmo e la struttura che procede per un disvelamento dopo l’altro in modo estremamente coinvolgente. Un paio di pagine metteranno a dura prova chi come me è sensibile all’argomento animali, ma sono così inserite nel contesto che non sono stranamente per me una ragione per non consigliarvene la lettura.

Sono rimasta estremamente soddisfatta da "Dove si nasconde il lupo", che è un libro di sfumature di grigio, dove non esistono bianchi e neri, dove nessuno è certo delle proprie posizioni né di chi si trova di fronte. È un romanzo di domande molto più che di risposte, e si può dire questo anche della sua conclusione che lascia molto spazio di riflessione al lettore sul ruolo della vittima e del carnefice, e sui delicati equilibri all’interno di una comunità anche privilegiata come questa. Insomma è stata davvero un’ottima lettura!

Qual è l’ultimo libro che avete letto e ci tenete a consigliarmi?