lunedì 12 aprile 2021

L'amico estraneo

 Ai libri ambientati a Berlino non so resistere, e quando poi li trovo al mercatino dell'usato a meno di due euro mi pare evidente che non valga nemmeno la pena di provare a non cedere alla tentazione...


Titolo: L'amico estraneo
Autore: Christopher Hein
Anno della prima edizione: 1982
Titolo originale: Drachenblut
Casa editrice: E/O
Traduttore: Fabrizio Cambi
Pagine: 176


LA STORIA

Claudia ha 39 anni e vive a Berlino Est: sono gli anni '80 del Novecento e la politica ha un peso molto importante nelle vite dei cittadini tedeschi. Claudia però non le dà importanza; lei è un medico, è divorziata, vive un’esistenza ripetitiva e alienata in cui nulla sembra davvero valere qualcosa per lei, nemmeno la sua relazione con un uomo di nome Henry o la morte di lui, evento che dà inizio al racconto.

COSA NE PENSO

"L’amico estraneo" è un titolo che già di per sé costituisce un ossimoro (anche se il titolo originale significa "sangue di drago" e si rifà al testo epico dei Nibelunghi) è una storia di quotidianità ambientata nella Germania dell’Est e costruita sotto forma di racconto. 

Parte dalla morte dell’uomo che la protagonista ha frequentato per diverso tempo e che sembra lasciarla indifferente, come tutto il resto della sua vita. Claudia ripete continuamente di stare bene, che tutto nella sua vita è in ordine, che la sua pelle è in grado di sopportare ogni dolore e anzi nulla sembra farla veramente soffrire. Questa ripetizione in realtà produce nel lettore la convinzione che Claudia stia tutto tutt’altro che bene, e fa cogliere un profondo malessere, una profonda alienazione nelle sue parole. 

Dopo che se ne fu andato, chiamai i miei genitori. Quando rispose mio padre non seppi che cosa dirgli. Gli telefonavo soltanto perché mi aveva turbata l’attaccamento di Michael a suo padre, ma certo non potevo dirgli che lo chiamavo solo perché altri amano i loro genitori. 

Il testo è narrato in prima persona e racconta una società ingabbiata, a partire dal contesto in cui Claudia vive: un gigantesco edificio fatto di monolocali, dove abitano di fatto soltanto persone sole quanto lei, che muoiono nel disinteresse generale. 

Claudia riempie il libro dei suoi ricordi d’infanzia, di un’amica -l’unica alla quale sembra stata veramente legata e che ha perso a causa del peso della politica nelle vite delle persone nella Repubblica Democratica Tedesca della seconda metà del Novecento. 

Un anno e mezzo prima di quell’estate in cui dovevamo prendere la decisione egli mi pregò con insistenza di mettere da parte tutto quello che aveva a che fare con la chiesa o con la religione. Mi pregò anche di riconsiderare l’amicizia con Katharina perché si preoccupava del mio futuro. Non lo capivo, ma compresi che era seriamente in apprensione e intendeva aiutarmi. Mi rifiutai tuttavia di vedere meno spesso la mia amica o addirittura di tradirla.

Racconta con distacco tutto il resto: Henry, il suo amante sposato che sembra l’unico capace di agire d’istinto, i suoi genitori, sua sorella che ha una storia con il suo ex marito, le due gravidanze che nel passato ha interrotto; e nulla sembra toccarla davvero. L’unica traccia di umanità nei suoi gesti sono le fotografie, che scatta senza mai rappresentarvi persone, ma solo paesaggi o edifici diroccati; queste foto sono l’unico segno di una necessità in Claudia che vada al di là delle fisiologiche esigenze umane.

Il romanzo di Hein è scorrevole e cattura il lettore, nonostante io stessa non sappia dirne con sicurezza il perché: forse perché indaga un’esistenza, forse perché Claudia è credibile in ogni pagina e vogliamo sapere se qualcosa finalmente cambierà la sua vita, anche se non lo riteniamo possibile. 

Oggi non cerco più regali personali. Uno qualsiasi va bene lo stesso. Per di più non so che cosa sia un regalo personale. Credo che se facessi veramente a qualcuno un regalo personale, quello non potrebbe fare a meno di spaventarsi. Non so come potrebbe essere per me un regalo personale, ma sono convinta che se fosse veramente personale, comincerei a piangere. Saprei almeno che ti po di persona sono. A tutt’oggi non lo so ancora. Non so neppure se mi interessa venirlo a sapere. 

Credo che “L’amico estraneo" ritragga molto bene un periodo storico tedesco trascurato in letteratura rispetto all’epoca del regime nazista; l’ho trovata una lettura interessante, grazie ad una protagonista per cui è quasi impossibile provare empatia tanto è fredda e distaccata, ma la cui voce narrante è tuttavia quasi ipnotica per chi legge le sue parole. Se siete appassionati di letteratura tedesca, non posso fare altro che consigliarvi questo brevissimo romanzo!

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