giovedì 23 febbraio 2023

Cucinare un orso

Il catalogo della casa editrice Iperborea è tra quelli che più mi attirano: già la copertina di "Cucinare un orso" di Michael Niemi è assolutamente irresistibile!


Titolo: Cucinare un orso
Autore: Mikael Niemi
Anno della prima edizione: 2017
Titolo originale: Koka björn
Casa editrice: Iperborea
Traduttrici: Alessandra Albertoni e Alessandra Scali
Pagine: 507

Si tratta di un thriller molto particolare, ambientato nell’estrema Svezia della metà del 1800, ai confini con la terra dei Sami, la Lapponia. Il protagonista è Jussi, un giovane uomo che non è mai stato amato, vittima da bambino della violenza della madre. Viene salvato dal pastore della comunità locale che lo accoglie nella sua casa e lo istruisce alla lettura, alla botanica e alla scrittura, fino al giorno in cui  la quotidianità viene spezzata dall’omicidio di una ragazza, su cui le forze dell’ordine sembrano tutt’altro che intenzionate a scoprire la verità. [infatti sebbene indizio dopo indizio raccolto dal pastore si scoprirà che il colpevole non è altri che l’assistente del giudice distrettuale  Porterà all’accusa e alla condanna di Jussi che verrà condannato all’esecuzione ma salvato dalla nuova entrata in scena della sorellina che dall’inizio del romanzo si sente in colpa per aver abbandonato]

Ve ne consiglio la lettura per due ragioni: la prima è l’ambientazione, assolutamente atipica e suggestiva, così vicino al Nord, alla natura, alla comunità lappone, che non si incontra spesso in letteratura. La seconda è l’indagine, che procede attraverso la scoperta di indizi come in un giallo classico e suscita decisamente molta curiosità nel lettore, che ne può conoscere le dinamiche ma trovarle qui applicate in un contesto insolito.

Il mio parere non è tuttavia unicamente positivo, perché per quanto riguarda lo sviluppo dei personaggi non sono riuscita a trovarlo del tutto coerente, soprattutto per quanto riguarda il protagonista e la ragazza di cui è innamorato. Nel caso del primo non ho trovato coerenti le scelte che compie, e nel caso della seconda ne ho trovata troppo repentina la trasformazione. Inoltre è una lettura che non ho trovato appassionante allo stesso modo: nelle pagine che sono dedicate alla spiritualità e alla corrente religiosa del Risveglio, di cui il pastore è rappresentante, ammetto di essermi talvolta annoiata.

Infine mi sento di segnalare a chi come me è sensibile all’argomento alcune pagine di violenza sugli animali che ho trovato davvero difficili da tollerare!

Nel complesso è stata comunque una lettura piacevole, una declinazione in edita di un genere che apprezzo e un volume del catalogo di una casa editrice che amo diverso da tutti quelli che avevo letto fino ad ora!

Qual è il vostro Iperborea preferito?

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