mercoledì 10 gennaio 2024

La vita di chi resta

Dopo il post dedicato a "L'estate in cui imparammo a volare", questo sarà il più personale scritto per questo spazio virtuale, dove i libri continuano a salvarmi, giorno dopo giorno, e non è una metafora. 

Matteo B. Bianchi scrive, vent'anni dopo la perdita del suo compagno da cui si era da poco separato, "La vita di chi resta", pubblicato da Mondadori. Ne aveva scritto in "Generations of Love", dedicandoglielo (solo oggi comprendo quella dedica in apertura, e sento l'impellente necessità di rileggerlo). S. ha scelto di rinunciare a vivere, in un momento di estrema difficoltà, e lascia la sua ex moglie, il figlio, il compagno, la sorella, gli amici a fare i conti con il suo suicidio: una parola che fa paura, ma che Bianchi non teme di rivendicare tra queste pagine, così come strenuamente difende i sopravvissuti, come lui, che sono rimasti.

"La vita di chi resta" è un testo autobiografico e feroce sull'elaborazione del lutto. Io non ho perso un compagno, ma la mia migliore amica; non è stato un suicidio, ma una malattia, contornata però di una serie di rinunce e decisioni sulle quali ancora mi trovo a tormentarmi quotidianamente per non averla costretta, per non averla salvata. Le cose sarebbero potute andare diversamente? I sopravvissuti non lo sapranno mai.

Bianchi ha compiuto un lungo processo di riflessione, di attraversamento del proprio dolore, di accettazione e di scelta, la scelta di continuare a vivere. In queste pagine, che sono difficili e piene di sofferenza nonostante i paragrafi brevi, i margini ampi, lo stile diretto, c'è la speranza, c'è un punto di vista consapevole e risolto che sento ancora anni luce lontano da me, che mi sento ancora in quel vortice in cui la realtà non sembra reale, in cui ogni giorno stai per comporre quel messaggio, ma la persona che dovrebbe riceverlo non c'è più.

"La vita di chi resta" è per chi rimane. Certo, soprattutto è l'elaborazione di un suicidio, ma chiunque abbia subito una perdita lo sentirà in profondità; è un promemoria sulle sfide quotidiane, un tramite in un processo faticoso, insormontabile, raccontato da chi è arrivato sulla cima di quella vetta, e quando si guarda indietro può farlo con tenerezza, oltre che con rabbia e dolore. 

È stata una lettura che mi ha fatto male, e al tempo stesso mi ha trasmesso forza. È ora un volume pieno di adesivi tra le pagine, che riporrò su uno scaffale accessibile, per poterlo consultare al bisogno. Per lei ho messo un biglietto, fucsia come il suo colore preferito, dopo la metà: ed è stata una condivisione che ha oltrepassato i confini e i limiti, e per un attimo sono stata serena. 

Per chi sta passando questo, per i sopravvissuti: "La vita di chi resta" potrei definirlo anche nostro, e consigliarvelo. Spero che il mio parere, a caldo, completamente d'istinto, sia un ponte per qualcuno che può averne bisogno, così come questo libro lo è stato per me, che lo terrò caro. 

Nessun commento:

Posta un commento