giovedì 9 gennaio 2025

Le chiavi di casa

Ormai più di quindici mesi fa è iniziato il genocidio della popolazione della Striscia di Gaza: non mi nascondo chiamandolo in altro modo, non fingiamo di chiamarla guerra quando lo sterminio è a senso unico -e dopo tutto questo tempo, questa distruzione, queste morti, non c'è più spazio per attribuirne ad Hamas la responsabilità.

In "Le chiavi di casa" (che io ho acquistato in edicola, ma che trovate in libreria nella collana Strade Blu di Mondadori) il giornalista Sami Al-Ajrami scrive un diario dei primi sei mesi a Gaza dopo il sette ottobre 2023: gli ordini arbitrari di evacuazione, le bombe che distruggono le case, l'essere tagliati fuori dalle comunicazioni, privati del carburante necessario per far circolare le ambulanze, per estrarre i feriti dalle macerie, per alimentare i generatori degli ospedali, le terapie intensive, le incubatrici dei neonati prematuri.

Racconta la separazione dai propri familiari bloccati in altre zone della Striscia rimaste ancora più isolate, il peregrinare da un luogo all'altro sperando che possa essere considerato sicuro (e scoprendo ogni volta che no, non lo era), la perdita degli amici, dei parenti, il terrore delle proprie figlie che non riescono più a dormire, la fame, quando i camion degli aiuti umanitari non vengono lasciati transitare dal valico di Rafah, quando il poco cibo prodotto non basta più, quando per accaparrarsi una cassa paracadutata dalla Giordania o dall'Egitto si è disposti a uccidere.

Al-Ajrami ora vive in Egitto, grazie ad un crowdfunding è riuscito a far uscire prima di sé le sue due ragazze, ora rifugiate all'estero. Cinquemila dollari per salvarsi la vita, per una popolazione in larghissima parte disoccupata, per una popolazione allo stremo, che non possiede più nulla, che non ha da tempo accesso al contante: nel silenzio della comunità internazionale, che acconsente a un genocidio, che non mette fine a questo orrore.

Non si giudica un'opera quando si legge il diario di Al-Ajrami, che è necessario, perché la verità è sotto i nostri occhi, e non abbiamo scuse, non potremo dire che ne siamo stati all'oscuro. Ho dovuto prendermi diverse pause nel corso di questa lettura, che è straziante, dolorosissima, a volte insopportabile, eppure non mi viene in mente un altro titolo che vorrei altrettanto che in questo momento leggessero tutti. 

Avete già scelto il primo testo palestinese del 2025?

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