venerdì 31 maggio 2024

Ricco quanto il re

Romanzo d'esordio della scrittrice Abigail Assor, che in Marocco è cresciuta prima di emigrare in Francia all'età di diciassette anni (il francese è la lingua nella quale scrive), "Ricco quanto il re" pubblicato da Marsilio si è rivelato proprio nelle mie corde.

Ambientato nella Casablanca degli anni '90, tra i quartieri delle famiglie più benestanti e le zone invece più popolari e fatiscenti della città, ha per protagonista Sarah, un'adolescente francese che non ha mai conosciuto suo padre, e la cui madre passa da un uomo sbagliato al successivo, uno dei quali l'ha convinta anni prima a trasferirsi in Marocco. Qui lei e la figlia conducono un'esistenza fatta di difficoltà economiche e derisione, ma Sarah sogna il benessere economico, l'indipendenza, ed è soprattutto per questo che si innamora di Driss.

Driss è "ricco quanto il re", ma anche silenzioso, introverso, fragile al cospetto di un padre imprenditore che non lo lascia esprimere né gli dà fiducia. Driss però, con la sua moto tanto amata e i suoi giochi di carte, è più intuitivo dei tanti ragazzi da cui Sarah ha ottenuto regali grazie al proprio corpo, e nonostante si accorga immediatamente della condizione di povertà della ragazza i suoi sentimenti per lei sono genuini.

"Ricco quanto il re" è un romanzo di classi sociali, che racconta l'impossibilità di accedere alle famiglie più ricche per ragazze considerate inferiori, che racconta il matrimonio riparatore e l'aborto clandestino. È un romanzo intriso delle vie di Casablanca con i loro paesaggi e i loro odori, che racconta il Ramadan e la violenza della Festa del Sacrificio che tinge di sangue le strade, che racconta le spiagge di notte e le feste in piscina, il liceo francese e l'invadenza della polizia. 

È la storia d'amore di due ragazzi "con le stelle contrarie" alla Romeo e Giulietta, ma genuina e diretta, dalla scrittura evocativa e molto promettente per essere un'opera prima. Sono rimasta coinvolta dalla prima all'ultima pagina da Sarah, testarda e coraggiosa, e da Driss, che in fondo è una vittima a sua volta, seppure le sue catene ai polsi siano d'oro. 

Non avevo sentito parlare di questo romanzo prima di trovarlo tra le novità della biblioteca, ma ora credo che ne acquisterò una copia per la mia libreria, perché mi è piaciuto davvero molto!

Qual è l'ultimo romanzo ambientato in Nord Africa che avete letto?

mercoledì 29 maggio 2024

Isidor

Shelly Kupferberg in "Isidor", recente pubblicazione di Keller editore, ricostruisce una parte della storia della sua famiglia, concentrandosi in particolare sullo zio che dà il nome al testo, a dire il vero nato Israel, a Leopoli, oggi in Ucraina e all'epoca parte dell'Impero Austroungarico.

Nella seconda metà dell'Ottocento Israel nasce in una numerosa famiglia ebraica ortodossa, ma come i suoi fratelli si stanca presto dell'osservanza del padre, delle sue preghiere e della modestia nella quale crescono, desideroso di vedere il mondo e fare fortuna altrove. La città che sentirà come la propria patria, dove avrà successo negli affari e nelle relazioni così come i suoi familiari: un'esistenza invidiabile, che si protrarrà fino all'avvento del Nazismo, all'annessione dell'Austria e alle leggi razziali. 

Il testo di Sally Kupferberg è più di una biografia, più di una storia familiare: è la ricostruzione di come un regime mise fuori legge una parte consistente dei suoi cittadini, privandoli dei loro beni, dei loro diritti, della loro posizione in società, fino a torturarli, deportarli, ucciderli, fino a rendere quelle che consideravano le proprie città dei luoghi di violenza e di terrore.

"Isidor" è una storia individuale che diviene collettiva, una narrazione breve e diretta, che ci trascina tra le pagine della storia mondiale in un percorso dapprima di crescita e poi di annientamento. Per l'ennesima volta il catalogo di questa casa editrice mi riserva una gradita sorpresa, e un testo che consiglio a tutti gli amanti dei romanzi storici!

Qual è un testo biografico che vi ha colpiti?

Il fumo della falena

Di Mohsin Hamid, autore pakistano contemporaneo, ho già detto diversi romanzi: "Il fondamentalista riluttante", che forse è il mio preferito, "Exit West" e "L’ultimo uomo bianco", che contengono in sé un tocco di realismo magico. 

Visto che apprezzo molto i suoi temi e la sua scrittura ho deciso di recuperare anche il suo romanzo d’esordio, "Il fumo della falena", interamente ambientato a Lahore, che ha per protagonista Daru, un giovane di non ancora trent’anni e la sua spirale di autodistruzione. Se inizialmente infatti lo incontriamo con un lavoro in banca, un domestico, una rete di relazioni sociali, la perdita del lavoro e le difficoltà economiche lo fanno sprofondare nella tossicodipendenza e in una serie di scelte sbagliate, tra cui una relazione con la moglie del suo migliore amico. 

Di per sé questa trama non ha nulla di particolarmente originale, tuttavia la capacità di Hamid è quella di mescolare i punti di vista, dando voce ai personaggi che ruotano attorno al suo protagonista sempre più autodistruttivo mettendoci a conoscenza dei loro sentimenti e dei loro pensieri, che inevitabilmente hanno una grande influenza sulla storia. Un altro elemento degno di nota è la capacità di caratterizzare il personaggio femminile in due capitoli dove nemmeno per un attimo mi è venuto da pensare che sembrassero scritti da un autore maschio, e questo non capita purtroppo tutti i giorni.

Il fumo della falena è il meno cosmopolita dei suoi romanzi, il più concentrato sul paese dove l’autore è nato e cresciuto, quello che presenta meglio il conflitto tra un mondo in espansione fatto di giovani che anelano al successo e alla ricchezza (anche grazie ai frequenti studi all’estero) e che si trovano però davanti ai blackout alla rivalità con i paesi vicini, alla corsa all’armamento nucleare in un paese che non corrisponde alle loro aspettative e si sfogano in feste sfrenate e abuso di sostanze stupefacenti. Hamid rappresenta la classe di ragazzi benestanti che stanno stretti nella vita di provincia e vorrebbero di più, ma non sempre, come capita a Daru, riescono ad ottenerlo.

Più che un romanzo di formazione si potrebbe definirlo un romanzo di disgregazione, e per essere un’opera d’esordio è davvero potente la dimostrazione che l’autore ci dà di quanto sin dall’inizio abbia saputo giocare con le parole e i suoi personaggi.

Avete letto qualcuno dei suoi libri?

martedì 28 maggio 2024

Racconto Palestina

"Racconto Palestina" è un fumetto che nasce in lingua araba, ma che nella forma originale deve ancora vedere la propria pubblicazione, avvenuta invece in inglese francese e in italiano, quest’ultima grazie alle edizioni Mesogea. 

Perché Mohammad Sabaaneh non è stato pubblicato in patria o perlomeno non ancora? Le sue tavole, attraverso la particolarissima tecnica linoleografica che lavora per sottrazione, incidendo sagome bianche su fondo nero, non la manda certo a dire e "racconta Palestina" come dice il titolo attraverso le voci dei suoi cittadini, intrappolati da Israele nonostante le tante sentenze della Corte Internazionale di Giustizia che giudicano illegali i suoi comportamenti e la sua occupazione del territorio. 

L’autore racconta il carcere, ma anche la libertà che rappresenta come un fragile volatile capace di attraversare i muri e i confini. Racconta l’attualità di un paese sempre più ristretto, sempre più limitato dove gli arresti sono arbitrari, dove i bambini vengono uccisi sulla strada verso la scuola, e poi racconta Gaza prima di questa guerra, la più grande prigione a cielo aperto del mondo, ed è doloroso oggi pensare che la situazione è diventata ancora peggiore di quell’incubo.

In questo fumetto breve ma istruttivo Sabaaneh riesce ad essere diretto e anche poetico, a farci vedere l’oscurità che preme su coloro che non hanno alternative, che non possono andare altrove come i cittadini di Gerusalemme est che se decidessero di lasciare la loro città non potrebbero rientrarvi.

Anche l’appendice, che ripercorre alcune tappe della storia della Palestina e sottolinea i crimini israeliani perpetrati ignorando tutte le norme del diritto internazionale nel silenzio generale degli altri Stati, è estremamente chiara e informativa. Purtroppo questo fumetto è poco conosciuto, ma lo ritengo un'opera assolutamente da diffondere e da consigliare, che è riuscita in poche pagine ad emozionarmi e che potrebbe essere adatta alla lettura anche per chi non si è ancora avvicinato al tema.

Qual è l’ultimo testo ambientato in Palestina che avete letto?

Scheletri

Raccolta di racconti pubblicati dalla fine degli anni '60 alla metà degli anni '80, "Scheletri" di Stephen King contiene storie molto diverse per forma ("Ode del paranoide" e "Per Owen" non sono in prosa), lunghezza e contenuto, con un certo squilibrio anche per quanto riguarda l'incisività -di diversi credo mi rimarrà poco, nel tempo.

Tra alcuni sembra esserci un filo conduttore: elementi soprannaturali che incombono sui protagonisti inermi, in racconti inquietanti e pieni di angoscia -in "La nebbia", "La zattera", nel meno riuscito "Sabbiature".

In altri sono gli oggetti, teoricamente inanimati, a diventare veicoli di incubi e violenze a cui gli umani non possono sottrarsi: "La scimmia", "Il camion dello zio Otto", mentre altrove figure adulte e di riferimento diventano motore di scenari da brivido per malcapitati bambini: "Tigri!", "La nonna".

Un altro tema ricorrente è la salute mentale, e come la sua perdita abbia conseguenze irreversibili: "Ode del paranoide", "Nona", "La ballata della pallottola flessibile" e anche "L'arte di sopravvivere", dove il contesto alla Robinson Crusoe è determinante.

Alcuni racconti si basano su materiale molto promettente, ed è un peccato che non siano stati ampliati in veri e propri romanzi: "Il word processor degli dei", la coppia sul lattaio.

Infine troviamo come è abituale alcuni riferimenti ad altre opere del Re, in particolare l'ambientazione de "L'uomo che non voleva stringere la mano" è la stessa de "Il metodo di respirazione". 

Per concludere, i miei preferiti: "Il braccio", struggente e malinconico, privo di elementi horror ma piuttosto una poetica riflessione sul termine della vita. 

Qual è l'ultima opera del Re che avete terminato?

mercoledì 22 maggio 2024

Sole bruciato

Parecchi anni fa avevo amato moltissimo "Piccola guerra perfetta" dell’autrice albanese Elvira Dones, che racconta in particolare la guerra del Kosovo: è un testo che vorrei rileggere. Nel frattempo ho trovato per caso all’usato "Sole bruciato", un testo del 2001 pubblicato da Feltrinelli, che racconta l’esodo dall’Albania una volta caduto il regime comunista nel 1991 ma soprattutto la tratta degli esseri umani che affollò grazie a rapimenti e sistematiche violenze i marciapiedi d’Italia di giovanissime prostitute. 

Questo è un libro durissimo. L’autrice ha la chiara intenzione di raccontare l’orrore che esiste e che preferiamo sempre non guardare; è un romanzo che dovrebbero leggere per primi i clienti, coloro che credono di poter comprare il corpo e la compagnia di una donna con il denaro, senza riflettere su quali reti di criminalità e di soprusi si celino dietro ciò che pagano. 

Le protagoniste di questo libro sognano di emigrare, di trovare al di là del mare un’Europa più ricca, lontana da quella povertà che rende i loro padri disoccupati o carcerati come nemici del regime, che affama le loro madri e i loro fratelli minori; sognano di studiare, di intraprendere una carriera come giornalista o come sarta, ed invece vengono ingannate, spesso dai loro stessi parenti o fidanzati perché in quella fame di denaro, di arricchimento facile molti giovani uomini sono rimasti intrappolati in una rete che li porterà a sporcarsi le mani di sangue e a non ritenere più nulla degno di rispetto. 

È un romanzo colmo di scene violente, al punto di essere talvolta nauseanti, quasi intollerabili. Mon è certo una lettura per stomaci deboli, tuttavia è un testo potentissimo, che ci ricorda quanto l’essere umano possa essere abietto e quanto sia necessario schierarsi per porre fine alla tratta delle donne, qualunque sia il paese della loro provenienza. Ci sono protagoniste che rimangono più impresse di altre (Leila il cui diario è la parte più poetica di questa storia, Leila che sappiamo dalle prime pagine sta tornando in Albania dentro una bara, per cui non proviamo mai speranza per il suo destino, mentre invece possiamo averlo per quello di Velina, per quello della povera Mirica massacrata mentre il suo bambino viene tenuto in ostaggio e per Suela che vorrebbe soltanto essere una ragazza come tante, ma il suo corpo è così sfregiato che non riesce nemmeno a immaginarselo). 

"Sole bruciato" è una lettura che mi ha disturbata, che mi ha commossa, che mi ha fatta profondamente soffrire e mi ha fatto riflettere sulle vite e sui ricatti che gravano sulle ragazze che vediamo nella notte sui marciapiedi delle periferie. È un testo che risveglia la coscienza e per questo probabilmente dovrebbero leggerlo soprattutto i lettori uomini, per tenersi lontani anche dalla sola idea di diventare complici di simili brutalità.

Ancora una volta scopro ad un mercatino dell’usato un testo che si rivela sorprendente: certo conoscevo l’autrice, ma non avevo mai sentito parlare di questo titolo che al momento purtroppo è fuori catalogo, ma che vi consiglio di cercare in digitale o in biblioteca se siete interessati all’argomento, per quanto terribile possa essere.

Conoscete scrittori albanesi da consigliarmi?

La cartella del professore

I romanzi giapponesi, soprattutto quelli molto brevi, sono per me di solito una sorta di transizione tra una lettura più impegnativa, emotivamente o a livello di trama e struttura, e la successiva. In questo modo ho scelto "La cartella del professore" di Kawakami Hiromi, che trovate in libreria pubblicato da Einaudi.

I protagonisti sono Tsukiko, una giovane donna che ha superato la trentina e il suo professore di liceo, che ha quasi il doppio della sua età ed è ormai in pensione. I due si incontrano per caso in un locale e così nasce un rapporto nuovo, fatto di serate trascorse a bere, molti pasti consumati nei ristoranti, passeggiate e conversazioni, in cui è evidente che Tsukiko si innamora del professore.

È un romanzo di istanti, di piccoli gesti, di un'intimità che si costruisce col tempo, in cui resta tra loro sempre una certa formalità, e il professore sembra trattenersi dal far evolvere la loro relazione fin quasi alle ultime pagine (dove ci sono un paio di scene che, a costo di sembrarvi moralista lo confesserò, mi hanno un po' disturbata, forse perché inaspettate dati i capitoli precedenti). 

Non ho un'opinione precisa su questa lettura, e questo mi capita di rado. Ho trovato il ritmo davvero lento, a tratti mi sono anche un po' annoiata, ma quando sono arrivata alla conclusione mi sentivo del tutto immersa nel racconto, e questo mi ha fatta riflettere. Di certo non è entrato a far parte dei miei romanzi del cuore, ma per il momento lo conserverò nella mia libreria perché non escludo di riprenderlo in mano in futuro.

Aggiungo una curiosità: da "La cartella del professore" il fumettista Taniguchi ha tratto la sua opera "Gli anni dolci", che la traspone in parole e immagini. 

Qual è l'ultimo romanzo giapponese che avete letto?

martedì 21 maggio 2024

L'età fragile

La più recente pubblicazione di Donatella di Pietrantonio, "L’età fragile" (Einaudi editore) è anche tra la dozzina dei candidati al premio strega di quest’anno; la ragione per cui l’ho letto però è che lo stile della scrittrice è tra i miei preferiti in assoluto nella sua essenzialità, capace di trasmettere comunque tanta emozione e di tratteggiare così bene i suoi personaggi.

Purtroppo "L'età fragile" mi è sembrato un po’ sottotono rispetto ai romanzi precedenti; al centro c’è un rapporto madre-figlia, un tema caro all’autrice che troviamo sia nella sua opera d’esordio sia nel "L'arminuta", che qui è condizionato dall’incomunicabilità.

Amanda ha vent’anni, si è spostata dall’Abruzzo a Milano per studiare ma lì è stata vittima di un furto e di un’aggressione che l’ha traumatizzata e così complice anche la pandemia si rifugia nell’appartamento della madre Lucia e nel silenzio.

Le due riscoprono il terreno di famiglia, Di Pietrantonio descrive un universo di valli e di vette, di pascoli e di allevamento, di uomini schivi e di ritmi scanditi dalla natura, dove per Lucia adolescente si è svolta un’esperienza traumatica: il delitto compiuto da un pastore immigrato clandestinamente ai danni di due campeggiatrici modenesi e della sua migliore amica. Per questa linea narrativa ambientata nel passato, la più riuscita tra le due, l'autrice si è ispirata ad un caso di cronaca realmente avvenuto nel 1997 sul Monte Morrone.

È un romanzo che ho trovato ben scritto e la parte centrale dai toni del thriller, dove cerchiamo di arrivare alla verità sulla scomparsa delle ragazze, è sicuramente avvincente. Non lo è purtroppo altrettanto il rapporto tra Amanda e sua madre, che sembra inizialmente in primo piano e poi finisce via via sullo sfondo: è come se la storia corresse su due binari paralleli che fanno fatica a riunirsi, e tra i quali uno finisce per essere decisamente più incisivo dell’altro.

Avevo aspettative molto alte verso questa lettura, perché finora avevo apprezzato senza riserve i romanzi dell’autrice. Purtroppo non sono stata altrettanto convinta da questo, che pertanto non vi consiglio come primo approccio alle sue storie.

Avete letto qualcuno dei candidati al Premio Strega di quest’anno?

giovedì 16 maggio 2024

Il patto dell'acqua

Ho letto con grande calma "Il patto dell'acqua" di Abraham Verghese, saga familiare pubblicata da Neri Pozza che attraversa quasi un secolo di storia dell'India attraverso tre generazioni della famiglia di Mariamma, che va in sposa giovanissima a un uomo silenzioso ma amorevole e che tutti, negli anni, chiameranno Grande Ammachi.

Grande Ammachi è il pilastro di questa storia: cresce Jojo, figlio della prima moglie del marito, poi i suoi figli, Baby Mol affetta da un grave ritardo mentale e il maschietto Philipose, di cui accudirà anche i discendenti, prima Ninan e poi Marianna, la sua omonima.

La famiglia di Grande Ammachi è colpita da un Morbo misterioso, che rende l'acqua un pericolo mortale per i suoi membri; una malattia tracciata tra i rami dell'albero genealogico, che la nipote Mariamma sarà determinata a comprendere scientificamente, attraverso lo studio della medicina.

Anche la medicina è fondamentale in questa storia, nelle linee narrative dedicate a Rune e soprattutto a Digby, giovane inglese che arriva in India a svolgere la professione e che deciderà di trascorrervi l'intera esistenza, con gli anni sempre più legata alla famiglia di Grande Ammachi [si innamorerà infatti della moglie di Philipose, l'artista Elsie, che accoglierà una volta morto Ninan e quando sarà ammalata di lebbra, essendo lui il vero padre di Mariamma].

"Il patto dell'acqua" è una saga familiare dal ritmo lento, ricca di personaggi e di descrizioni, in cui ci si immerge piano piano e da cui si viene inevitabilmente conquistati. L'autore rappresenta così bene i suoi personaggi e il contesto nel quale vivono da renderceli tridimensionali, presenti, concreti, e questo è uno dei punti di forza della sua narrazione.

L'altro elemento più degno di nota sono i segreti, che si svelano a poco a poco, che sono mantenuti spesso per non ferire il prossimo, e che il lettore decifra tra i capitoli accostando i tasselli di un puzzle che prende forma sotto i suoi occhi in modo compiuto e convincente. 

Desideravo leggere questo romanzo sin dalla sua uscita, e nonostante mi abbia richiesto più tempo di quanto mi sarei aspettata mi sono separata dall'ultima pagina con serenità e soddisfazione, lasciandomi dietro una storia che rimarrà nella mia libreria e nei miei pensieri. Se siete amanti delle storie familiari che attraversano i decenni e i continenti, non posso fare altro che consigliarvelo!

Qual è l'ultima saga familiare che avete letto?

giovedì 9 maggio 2024

Lupa nera

"Lupa nera" è il secondo volume della trilogia di thriller spagnoli di Juan Gomez-Jurado pubbblicati da Fazi editore, iniziata con Regina rossa che ho scoperto poco tempo fa guardando la serie televisiva trasmessa su Prime. 

L’autore non ha una scrittura particolarmente ricercata e ad essere del tutto onesti le sue trame non sono nemmeno rivoluzionarie: qui ci troviamo davanti all’omicidio di un mafioso russo e alla scomparsa di sua moglie che tutti cercano e che sta cercando di salvarsi la vita, in un intrigo di malavitosi, trafficanti di droga e di donne e poliziotti corrotti, che non brilla certo per originalità. 

La "lupa nera" del titolo, personaggio che ci aspetteremmo fosse più centrale, compare soltanto alla fine del romanzo e nemmeno nei panni previsti [si tratta infatti di un’altra donna che si nutre di un desiderio di vendetta e ha preso il suo posto, spiegando così il mistero di un cadavere ritrovato nel fiume all’inizio del romanzo]. Perché allora questi questi thriller mi stanno piacendo tanto? 

Innanzitutto per la magnifica coppia composta da John e Antonia, quelli che sono i veri protagonisti e che formano un duo bizzarro quanto capace di intenerire e appassionare: impossibile infatti non tifare per la loro amicizia. Inoltre le trame dell’autore sono scorrevoli e mai noiose, non eccede con le descrizioni dei personaggi, anzi ne sappiamo lo stretto necessario perché la trama vada avanti, grazie ai frequenti dialoghi che non si perdono mai in chiacchiere vuote.

Per di più la nota con la quale conclude questo secondo volume, che di per sé termina con un tremendo cliffhanger, mi ha fatto pensare che Gomez-Jurado sia proprio una brava persona, desiderosa di rassicurare i propri lettori in merito al successivo capitolo -che per fortuna al momento in cui io termino questo è già in mio possesso! 

Insomma da regina nera e dei suoi seguiti non aspettatevi dei romanzi particolarmente letterari o innovativi, ma se siete alla ricerca di una letteratura di intrattenimento che vi renda impossibile chiuderli finché non li avrete terminati, allora questi testi fanno assolutamente al caso vostro!

Qual è l'ultimo thriller che avete apprezzato?

Orologi rossi

Sulla quarta di copertina di tutti i libri distopici pubblicati negli ultimi anni compaiono immancabilmente citati George Orwell oppure, quando si tratta di donne, Margaret Atwood. Questo secondo caso riguarda proprio "Orologi rossi" di Leni Zumas, pubblicato da Bompiani.

Per essere onesti, i rimandi a "Il racconto dell’ancella" sono ben pochi, quasi inesistenti: la storia ruota attorno alla maternità e al corpo femminile, ma qui sono affrontati in maniera corale dalle voci di quattro protagoniste citate in base al loro ruolo nella società: la biologa, la moglie, la figlia e la guaritrice. 

La loro posizione riguardo la maternità è estremamente diversa: la biologa, che sta scrivendo un libro su una ricercatrice islandese dell’ottocento che si occupava del comportamento dei ghiacci, è anche un insegnante di scuola superiore e sta facendo di tutto per concepire un figlio senza un compagno o essere ritenuta idonea all’adozione, quando mancano solo pochi giorni all’entrata in vigore della legge secondo la quale negli Stati Uniti solo coppie legalmente sposate potranno diventare genitori.

La moglie invece è madre di due figli, ma si sente costretta in questo ruolo, desiderosa di spazi e tempi per sé e sul punto di chiedere il divorzio al proprio marito. La guaritrice non è in alcun modo interessata al diventare madre e in questi Stati Uniti dove l’interruzione di gravidanza  è divenuta illegale e viene punita con il carcere aiuta le donne anche a terminare gravidanze indesiderate, oltre che nella gestione di tanti altri disturbi o danni arrecati dalla violenza degli uomini, grazie alle erbe e alla saggezza che è stata tramandata dalle sue antenate. 

Infine abbiamo la figlia che è solo un adolescente quando scopre di essere rimasta incinta e non desiderare in alcun modo quel bambino; cerca una soluzione e riflette su ciò che è successo alla sua migliore amica che l’anno precedente sia trovata nella stessa posizione e della quale ora sente enormemente la mancanza [per tre quarti del romanzo il lettore è portato a pensare che la ragazza sia morta procurandosi un aborto clandestino, ma in verità proprio la figlia l’ha salvata all’ultimo momento anche se questo ha comportato la sua successiva reclusione in carcere minorile].

Si tratta di un romanzo corale in cui i capitoli alternano i punti di vista e le vite di queste donne che abitano la stessa comunità, e via via si intrecciano legandosi l’una all’altra in modo a mio parere imprevedibile [la guaritrice infatti ingiustamente accusata e arrestata viene scagionata proprio dalla moglie mentre la biologa che avrebbe tanto voluto adottare il bambino della figlia si trova a ad accompagnarla proprio ad interrompere la sua gravidanza]. 

È un romanzo di donne: i personaggi maschili sono pochi e poco significativi. 

Per definirlo un distopico credo che maggiore spazio avrebbe dovuto essere dedicato all’evoluzione autoritaria e antidemocratica, concentrata sul controllo del corpo femminile, della famiglia e della procreazione del governo degli Stati Uniti, purtroppo non così lontana dalla realtà odierna.

 Che molto hanno a che vedere con quelle che affrontiamo anche noi ogni giorno  Non lo paragonerai affatto al racconto dell’ancella in comune hanno davvero poco tuttavia se le tematiche possono interessarvi questo è senz’altro un romanzo che vi consiglio di leggere

Qual è l’ultima distopia che avete letto?

giovedì 2 maggio 2024

Chi ha peccato

"Chi ha peccato", pubblicato da Feltrinelli editore, è il romanzo d’esordio di Anna Bailey, una scrittrice di meno di trent’anni che riesce a mettere insieme una storia ambientata in Colorado che mi ha davvero catturata dalla prima all’ultima pagina. 

Non aspettatevi nulla di inedito: abbiamo a che fare con una piccola comunità dove la religione è basata sul giudizio, sull'ostracismo, su tutt’altro che accoglienza e fratellanza, piuttosto l’omofobia , il razzismo e la paura del diverso.

I protagonisti sono i membri della famiglia Blake, oppressi da un padre violento sempre incombente, pronto a massacrare il figlio maggiore perché omosessuale e la moglie per ogni sua mancanza domestica. 

L’avvio di questo romanzo è la scomparsa della figlia Abigail, di cui si sono perse le tracce dopo una festa nel bosco. Sarà scappata da quella famiglia dove nessuno si sente al sicuro o le sarà capitato qualcosa di brutto? Emma, la sua migliore amica, il fratello maggiore Noah e quello minore Jude non si rassegnano alla sua assenza e piano piano i nodi verranno al pettine svelando una verità difficile persino da pronunciare [l’assassino infatti è stato niente meno che il padre che aveva addirittura abusato di lei convinto si nella sua follia che non fosse sua figlia].

Ad un personaggio secondario in particolare ci si affeziona: è quello di Rat, il giovane rumeno che vive nel campo dei caravan e che il primo a vedere Noah per quello che è davvero, il primo a ricordargli che può aspettarlo una vita diversa da quella vissuta finora nella vergogna e nella violenza. Loro due sono indubbiamente i personaggi per cui ho provato maggiore empatia, insieme a quello di Emma che sente di aver perduto la sua amica sia per la sua scomparsa sia per tutti i segreti che in vita ha deciso di tacerle.

[L’autrice ci regala una sorta di lieto fine per i personaggi ancora in vita e finalmente toglie di torno quel padre che non è degno di essere chiamato tale, per mano della moglie, una donna che trova finalmente in sé stessa il coraggio di ribellarsi.]

Ho trovato questo romanzo d’esordio semplice ed efficace. Non troverete qualcosa di mai sentito prima, però vi affezionerete ai suoi personaggi, soffrirete con loro per le ingiustizie che subiscono e grazie all’alternanza temporale tra il prima e l’adesso non vi annoierete mai nello sviluppo fino alla risoluzione del mistero.

Ho acquistato questo libro senza saperne nulla con la promozione Feltrinelli dello scorso anno e ora sono contenta della decisione presa su due piedi, perché si è rivelata una lettura che ho terminato con grande piacere.

Qual è l’ultimo libro che avete comprato a scatola chiusa?

Mio marito

Siete alla ricerca di una lettura di puro intrattenimento che vi tenga compagnia per un pomeriggio? Allora "Mio marito" di Maud Ventura, pubblicato da Feltrinelli, potrebbe fare assolutamente al caso vostro!

Si tratta di un romanzo d’esordio breve e folgorante, le cui vicende sono così morbose da diventare una lettura davvero deliziosa per gli amanti del genere. Non aspettatevi infatti alcuna forma di orrore o di violenza: quella che è analizzata è la psicologia della protagonista, una donna sulla quarantina madre di due figli, insegnante di liceo e traduttrice dall’inglese, che si è guadagnata nella società francese un posto più che rispettabile anche grazie al marito del quale è profondamente innamorata... o per meglio dire ossessionata! Ogni suo pensiero infatti ruota attorno all’uomo che ha sposato, nel timore che possa stancarsi di lei o tradirla, impegnandosi a decifrare ogni suo comportamento, che sia volontario o inconsapevole. 

La narrazione dura una settimana nella vita di questa protagonista, mai chiamata per nome come tutto il suo nucleo familiare, ed è più che sufficiente per far entrare nel suo mondo e nella sua mente contorta, che prende meticolosi appunti su quaderni di colore diverso e per la quale la spontaneità è lontana anni luce.

"Mio marito" non è certo un romanzo che parli d’amore: piuttosto di una patologica insicurezza e gelosia, ma nonostante questo riesce a creare una spirale che avvolge il lettore fino ad un epilogo estremamente godibile e ricco di umorismo nero.

Ho scovato questo romanzo nella recentissima promozione Feltrinelli, della quale approfitto ogni anno per scoprire titoli che mi incuriosiscono e che non sono sicura saranno pienamente nelle mie corde. "Mio marito" però si è decisamente rivelato tale e non posso fare altro che consigliarvelo!

Qual è l'ultima lettura di puro intrattenimento a cui vi siete dedicati?

Trust

Sentivo parlare da tempo di "Trust" di Hernan Diaz, pubblicato in Italia da Feltrinelli, vincitore del Premio Pulitzer dello scorso anno insieme al bellissimo "Demon Copperhead" di Barbara Kingsolver.

Entrambi i romanzi sono stilisticamente degni di nota: se Kingsolver riscrive "David Copperfield" di Charles Dickens, Diaz scrive un romanzo che ne contiene in realtà quattro: il primo è un libro dedicato alla vita di un finanziere e della moglie, della morte della quale viene additato come responsabile. 

Sebbene sotto altro nome, il finanziere sarebbe Andrew Bevel, che nel secondo testo che compone "Trust" racconta la propria versione dei fatti, completamente differente, riguardo il suo matrimonio con Mildred. Scopriamo nella terza parte che l'autore della seconda non sarebbe stato però Bevel in prima persona, bensì una ghost writer, Ida Partenza, assunta agli inizi del Novecento proprio per scrivere a nome di Bevel la risposta al romanzo diffamatorio che aveva riscosso un certo successo. Ritroviamo Ida molti anni dopo, a cercare di venire a capo della verità su Mildred, donna che sente di non aver mai compreso appieno e della quale ritrova un diario autografo, che di "Trust" costituisce la quarta parte.

[Se nella prima Helen, afflitta da una patologia mentale, muore in seguito ad elettroshock in una struttura in Svizzera, nella seconda Mildred muore di cancro come nelle altre tre, ma è dipinta da Bevel come una donna semplice, mite, delicata seppure intelligente. Nella terza parte, Ida è incaricata di scrivere la versione di Bevel, mentre si afferma come giovane donna indipendente nella New York del primo Novecento, almeno fino alla morte di Bevel. Cinquant'anni più tardi torna a visitare il palazzo, ormai un museo, sentendo la necessità di riannodare i fili della vita di Mildred, di scoprire la verità sotto al manto di perbenismo e fragilità dietro al quale il marito l'aveva nascosta; e ne ritrova il diario, dove si scopre essere stata proprio Mildred quella ad avere l'intuito necessario per aver reso Bevel così facoltoso e di successo.]

"Trust" è un romanzo stratificato, in cui come il titolo allude non ci si può fidare di nessuno dei narratori, che si scoprono via via inaffidabili, ma si rimane invischiati nella loro tela. La parte che ho preferito è stata quella narrata da Ida, personaggio verso cui ho provato la maggiore empatia, e che si inserisce con il proprio percorso di donna lavoratrice nella storia sempre presente di Bevel -e, nell'ombra, in secondo piano, di Mildred. 

Questo romanzo per me è stato una vera sorpresa: credevo che avrei trovato pesanti e farraginose le tante pagine dedicate alla finanza, invece ero così coinvolta dalle vicende dei protagonisti da non averle subite. La scrittura, il cui stile è peculiare per ognuna delle quattro parti che compongono il romanzo, è sempre coinvolgente e magnetica, e anche se la trama potrebbe sembrarvi respingente vi consiglio di dare una chance a questo romanzo, che credo vi stupirà!

Qual è l'ultimo premio Pulitzer che avete letto?