Certi libri hanno il potere di disturbarci, di andare a toccare qualche nervo scoperto. Io non ho figli; in generale come essere umano tuttavia avverto spesso la predisposizione a provare un minimo di certo di protezione verso i più vulnerabili, in questo caso i bambini.
Titolo: Ninna nanna
Autrice: Leila Slimani
Anno della prima edizione: 2016
Casa editrice: Rizzoli
Pagine: 204
Leila Slimani mette su carta il peggior incubo di ogni madre lavoratrice che si trova nella condizione di dover affidare a qualcuno i propri bambini: già nelle primissime pagine infatti una frase ci colpisce fortissimo alla bocca dello stomaco: Adam è morto, Mila non ce la farà. I figli di Myriam sono morti, prima di raggiungere l'età per andare a scuola, per mano di Louise, la tata in apparenza perfetta di cui Myriam si era ciecamente fidata.
Abbiamo tra le mani un romanzo al femminile: il marito di Myriam appare più che altro come una figura di sfondo, come troppo di frequente capita quando si tratta di educazione dei bambini ed il peso più grande ricade sulle spalle della madre, così come i sensi di colpa alla ripresa dell'attività lavorativa. Myriam è un avvocato ed ama i suoi figli, Louise ha ottime referenze, si presenta bene, a differenza di tante tate a Parigi è una donna francese di mezza età e non ha problemi con il permesso di soggiorno né con la padronanza della lingua. Myriam ha invece origini arabe, ma questo nel romanzo non trova quasi nessuno spazio; l'autrice ci fa sapere che con i suoi figli non parla arabo, pare abbia soffocato del tutto le proprie radici.
Louise è francese, una donna all'apparenza per bene. In lei si celano tuttavia molti fantasmi: una vita passata a crescere i figli degli altri più della sua Stephanie, figlia di chissà chi, che da adolescente si è fatta espellere dalla scuola e poi un giorno se n'è andata senza più cercarla. I debiti poi, che la inseguono dalla morte di Jacques, suo marito; il vagare da un appartamento all'altro senza mai sentirsi protetta, se non insinuandosi temporaneamente nella famiglia di qualcun altro.
Cosa rimane da questo libro? Non posso rispondere un colpo di scena, perché l'azione più drammatica e shoccante ci viene consegnata già nel primissimo capitolo. Ciò che segue è una ricostruzione, un'analisi passo dopo passo di un rapporto, quello tra Louise e la famiglia di Myriam, e della psiche della tata sempre più turbata, sempre meno capace di provare un affetto sincero ed allo stesso tempo di cercare aiuto in chiunque la circondi.
Ci resta una profonda amarezza, un'inquietudine, la sensazione di aver guardato in un torbido abisso che lascia sulla pelle tracce vischiose se osiamo tentare di immergerci. Sensazioni che non definirei positive: ma ciò che trovo in realtà davvero negativo è l'indifferenza davanti ad una lettura, e non è quello che ho provato in questo caso.
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