Il 2 agosto 1980 una bomba esplose alla stazione di Bologna, alle 10:25 del mattino. Le vittime furono 85, oltre 200 i feriti.
Bologna è la mia città. Mia madre quel giorno avrebbe dovuto prendere un treno per il mare insieme alle sue amiche. Avevano sedici anni, e la sera prima decisero di rimandare. L'attentato del 2 agosto lo videro al telegiornale.
Titolo: Due mogli - 2 agosto 1980
Autrice: Maria Pia Ammirati
Anno della prima edizione: 2017
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 139
Il romanzo di Maria Pia Ammirati racconta il 2 agosto 1980 raccontando le storie di personaggi diversi, alternando i capitoli: i membri della famiglia Di Giacomo, i componenti della famiglia Bianchi e Marina.
Marina è l'unica narratrice in prima persona, perché lei è la Storia: lei è il personaggio reale all'interno del libro, Marina Gamberini, una dei superstiti alla strage. Il 2 agosto 1980 è in ufficio, alla scrivania, a svolgere il proprio lavoro circondata dalle sue colleghe ed amiche.
Matilde Di Giacomo è una donna modesta, madre di due figli maschi, con un marito preciso e un po' noioso. Lei è una risparmiatrice, organizzata e previdente. Il 2 agosto 1980 i Di Giacomo al completo stanno per partire per le vacanze da Roma, dove abitano; Matilde va a salutare Marta, la sua vicina ed amica, l'unica con la quale riesce (anche se con un po' di imbarazzo) a parlare di intimità e di sesso.
Marta Bianchi ha cinque figlie femmine, belle ed indipendenti. Del suo matrimonio non è soddisfatta (a fine capitolo scopriamo anche che il marito la tradisce con una donna più giovane, pur rimanendo affettivamente legato alla famiglia), così come della figlia Gianna, la maggiore delle sue ragazze, che ha lasciato Roma ed ora lavora alla stazione di Bologna.
La mattina del 2 agosto 1980 i Di Giacomo si mettono in viaggio e mentre il padre guida ed i ragazzi litigano la radio passa la notizia dell'esplosione. Così alla tragedia collettiva, al momento della Storia, si aggiunge quella privata dell'auto dei Di Giacomo e dell'incidente che cambierà le loro vite.
Gianna quella mattina scambia il proprio turno di lavoro con una collega, per seguire un seminario all'università. Scopre in aula quanto è successo alla stazione, ed inizia allora la sua ricerca dell'amica, il suo senso di colpa per quello scambio che il destino ha reso così importante.
Lo stesso senso di colpa accompagna Marina dal momento in cui, esploso il suo ufficio e trascorse intere ore sotto le macerie, suo padre guidato da un istinto inspiegabile riesce a trovarla e far sì che venga estratta, viva, da ciò che resta della stazione. Marina da allora si chiede perché lei, tra tutte le sue colleghe che erano giovani, vive, donne di una nuova generazione di lavoratrici con la propria vita in mano, perché solo lei abbia avuto diritto a quel futuro che sognavano e costruivano giorno dopo giorno.
Questo romanzo mi ha sorpresa molto, ne ero incuriosita senza aver ancora sentito alcun parere a riguardo ed il mio al termine della lettura è decisamente positivo. Maria Pia Ammirati ha conosciuto personalmente Marina ed è certo anche grazie alle conversazioni con lei che riesce a costruire un romanzo coinvolgente e credibile, che non scade mai nel voyeurismo tanto frequente quando si ricostruiscono fatti tragici.
Un altro aspetto che mi ha colpito molto è la capacità dell'autrice di dipingere una generazione di donne, quelle (come racconta in questa interessante intervista) nate negli anni '40 che sono diventate madri da giovani, che non hanno partecipato alle rivendicazioni del '68 e alla fine degli anni '70 hanno ancora molto da scoprire sulla propria individualità. Marta e Matilde sono casalinghe, impegnate ad occuparsi della prole e del focolare; i loro mariti restano sullo sfondo, occupati sul lavoro, poco coinvolti nella vita domestica. Gianna e Marina invece sono la nuova generazione: ragazze che lavorano, orgogliose del proprio ruolo nella società, che alla stazione di Bologna si sentono a casa -prima che la bomba scoppi, e la sicurezza diventi un ricordo lontano.
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