Sara Blaedel è un’autrice danese che si inserisce nel filone dei giallisti scandinavi tanto di moda negli ultimi anni. Si tratta di una scrittrice piuttosto prolifica, che viene tradotta in italiano per Fazi Editore, dalla quale però sono stati pubblicati soltanto due romanzi. Il primo è “Mai più libera”, che in lingua originale sarebbe il quarto volume di una serie di thriller che hanno per protagonista la detective Louise Rick.
Autrice: Sara Blaedel
Anno della prima edizione: 2011
Titolo originale: De glemte piger
Casa editrice: Fazi
Pagine: 286
“Le bambine dimenticate” sarebbe invece, in danese, il settimo volume. Trattandosi tuttavia del secondo tradotto in italiano, siamo certamente all’oscuro di molti dettagli che riguardano questa investigatrice: la incontriamo con un ingombrante passato (un fidanzato morto suicida, un certo distacco dal paese dove è cresciuta dovuto proprio alle dicerie legate a quella tragedia), single, con un figlio adottivo adolescente appassionato di musica ed un anziano vicino con cui ha creato una famiglia atipica ma amorevole.
Accanto a lei c’è Camille, amica giornalista, che in questo romanzo incontra qualche difficoltà ad organizzare il proprio matrimonio con il ricco fidanzato. Oltre a questi personaggi, un ruolo importante lo ricopre Eik, che affianca Louise nelle indagini: veste sempre di nero, beve troppo e sarebbe facile sottovalutarlo, se non fosse davvero in gamba nello svolgere il proprio mestiere!
Accanto a lei c’è Camille, amica giornalista, che in questo romanzo incontra qualche difficoltà ad organizzare il proprio matrimonio con il ricco fidanzato. Oltre a questi personaggi, un ruolo importante lo ricopre Eik, che affianca Louise nelle indagini: veste sempre di nero, beve troppo e sarebbe facile sottovalutarlo, se non fosse davvero in gamba nello svolgere il proprio mestiere!
Il caso a cui Louise ed Eik si dedicano in questo romanzo comincia con il ritrovamento, in un bosco, del cadavere di una ragazza: metà del suo viso è sfigurato da una cicatrice da ustione, ma nonostante questa particolarità nessuno sembra riconoscerla. Nello stesso periodo in quei boschi si verificano altri delitti: una donna scompare mentre fa jogging, un’altra viene violentata nella sua stessa casa.
Diverse ricerche portano Louise ed Eik a scoprire l’identità della vittima: si tratta di Lise, una donna che nessuno cerca perché non c’è più nessuno a crederla in vita. Le ultime informazioni su di lei risalgono infatti a decenni prima, e si tratta di un certificato di morte datato 1980, realizzato nella struttura psichiatrica dove la ragazza era rinchiusa a causa del suo ritardo mentale. Ciò che è più strano però è che nello stesso giorno dello stesso anno risulta deceduta anche Mette, gemella di Lise, affetta da un ancor più grave ritardo mentale e rinchiusa nella stessa struttura. A quell’epoca le famiglie erano spesso incoraggiate a “dimenticare” questi figli scomodi, che per di più soffrivano al distacco successivo alle visite in struttura dei loro familiari che dovevano andarsene; proprio per questo il padre di Lise e di Mette, vedovo dalla loro nascita, si era rifatto una vita e non aveva messo in dubbio che le sue figlie fossero decedute e fossero state poi sepolte in una fossa comune, senza che lui presenziasse al funerale. Una volta scoperto però che la vittima del bosco è Lise, è impossibile per lui non sperare che anche Mette sia sopravvissuta nel 1980 e sia ancora, viva, da qualche parte.
Diverse ricerche portano Louise ed Eik a scoprire l’identità della vittima: si tratta di Lise, una donna che nessuno cerca perché non c’è più nessuno a crederla in vita. Le ultime informazioni su di lei risalgono infatti a decenni prima, e si tratta di un certificato di morte datato 1980, realizzato nella struttura psichiatrica dove la ragazza era rinchiusa a causa del suo ritardo mentale. Ciò che è più strano però è che nello stesso giorno dello stesso anno risulta deceduta anche Mette, gemella di Lise, affetta da un ancor più grave ritardo mentale e rinchiusa nella stessa struttura. A quell’epoca le famiglie erano spesso incoraggiate a “dimenticare” questi figli scomodi, che per di più soffrivano al distacco successivo alle visite in struttura dei loro familiari che dovevano andarsene; proprio per questo il padre di Lise e di Mette, vedovo dalla loro nascita, si era rifatto una vita e non aveva messo in dubbio che le sue figlie fossero decedute e fossero state poi sepolte in una fossa comune, senza che lui presenziasse al funerale. Una volta scoperto però che la vittima del bosco è Lise, è impossibile per lui non sperare che anche Mette sia sopravvissuta nel 1980 e sia ancora, viva, da qualche parte.
Un'immagine dal film "The Orphanage" di J. A. Beyrona (2007) |
L’indagine di Louise ed Eik ruota attorno alla struttura psichiatrica Eliselund, che nasconde antichi, raccapriccianti segreti, ed alla comunità che vive nelle Corti nel bosco, colpita in modi diversi dai delitti del presente e del passato.
Per quanto il caso decolli piuttosto lentamente, dalla metà in poi la curiosità del lettore prende il sopravvento. La conclusione per me è stata inaspettata (ma io non capisco quasi mai i colpevoli in anticipo, perciò non sono un buon termine di paragone!), forse un po’ frettolosa per quanto riguarda la vicenda personale di Louise ed i segreti relativi al passato suo e del fidanzato defunto, comunque il romanzo nel complesso mi è piaciuto ed anche la protagonista è una di quelle di cui mi viene voglia di seguire le avventure.
Spero che la Fazi si occuperà di tradurre anche gli altri titoli della serie, magari dal principio!
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