sabato 2 dicembre 2017

Il pastore d'Islanda

L’Islanda è una terra lontana, fredda, dove buio e luce si alternano in cicli molto diversi da quelli ai quali siamo abituati. È una terra sconosciuta per me, e magica nelle pagine di Gunnarsson, che mi ha trasportato in un’atmosfera innevata e fatata e ha dato probabilmente inizio ad una nuova tradizione del periodo natalizio.
 
 
 
 
Titolo: Il pastore d'Islanda
Autore: Gunnar Gunnarsson
Anno della prima edizione: 1937
Titolo originale: Advent
Casa editrice: Iperborea
Pagine: 160
 
 
 
 
La prima domenica d’avvento, da quando aveva ventisette anni, l’islandese Benedikt si mette in cammino nelle terre coperte di neve e va alla ricerca delle pecore che hanno smarrito il proprio gregge per riportarle a casa. Il viaggio che ci viene raccontato in questo piccolo capolavoro è il ventisettesimo, e non è di certo il più fortunato della vita di Benedikt.
I suoi fidi compagni sono un montone ed un cane, Roccia e Leo; il primo è serio ed affidabile quanto il secondo allegro ed entusiasta. Per Benedikt sono molto più di due animali: sono i suoi amici, i suoi compari d’avventura, per i quali si preoccupa e dei quali si fida ciecamente, dei quali ha bisogno per compiere la propria impresa.
Potremmo dire che Roccia e Leo aiutino Benedikt molto più di quanto non facciano gli uomini: non appena intrapreso il suo viaggio infatti Benedikt viene affiancato da uomini intenzionati a sfruttare la sua abilità per recuperare i propri capi di bestiame smarriti, che si approfittano oltre che di lui anche delle sue scarse provviste. Questo, insieme alle tempeste di neve che lo sorprendono ripetutamente e non accennano a smettere, mette davvero a rischio la missione di Benedikt: se non fosse per un ragazzo, suo omonimo, pronto a dargli una mano e a creare un legame con lui regalando alla nostra storia un lieto fine.



Questo romanzo è pura poesia. In un attimo siamo trasportati in un’altra dimensione, in un vortice di fiocchi di neve, in cui ci si rifugia sotto terra e ci si fa luce con una candela. Con Benedikt sentiamo il vento freddo arrossarci il viso, i piedi affondare nel manto bianco che ricopre il mondo, il silenzio che ci circonda interrotto dal crocchiare degli scarponi e dall’abbaiare di Leo. Proviamo con lui la sensazione di sicurezza data da un riparo scavato nella neve, lo smarrimento nelle tempeste e la solitudine che rasserena e insieme, talvolta, spaventa.
Siamo al cospetto di un vero e proprio classico della letteratura nordica, scritto in origine in lingua danese (Gunnarsson studiò in Danimarca, del cui regno negli anni Trenta l’Islanda faceva parte) e divenuto famoso nella sua edizione in lingua tedesca. Una sorta di “Canto di Natale” ambientato nella neve, in una terra lontana e senza fantasmi: con un protagonista integerrimo, molto diverso da Scrooge.
Personalmente lo ritengo senza ombra di dubbio uno tra i romanzi letti quest’anno che ho preferito, e ve lo consiglio caldamente!



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