giovedì 15 febbraio 2018

The hate U give

Il movimento "Black Lives Matter" nasce dalle comunità afroamericane negli Stati Uniti più di quattro anni fa, in risposta alla discriminazione razziale ed alle violenze subite, spesso dalla polizia stessa (qui il sito web dove reperire maggiori informazioni). Non è infatti un fenomeno insolito l'omicidio da parte di agenti statunitensi di individui neri disarmati, e come ricordano il progetto "Mapping Police Violence" (qui per saperne di più) ed un interessante articolo del Fatto Quotidiano che potete leggere qui, il 97% dei poliziotti non è mai stato incriminato. 
Vi riporto queste informazioni perché sono il fulcro del romanzo per ragazzi scritto da Angie Thomas, che invece di spiegare il razzismo a una ragazzina come fece anni fa Tahar Ben Jelloun fa spiegare il razzismo proprio da una ragazzina.





Titolo: The Hate U give
Autrice: Angie Thomas
Anno della prima edizione: 2017
Casa editrice: Giunti
Pagine: 416





La protagonista di questo romanzo si chiama Starr. E' un'adolescente che abita nell'immaginario ghetto statunitense di Garden Heights, popolato per lo più da afroamericani, controllato dalle gang e dove spesso hanno luogo sparatorie e reati di vario genere. Sin da bambina ha imparato a proteggersi, ma per garantirle le migliori opportunità i suoi genitori (un medico sua madre, suo padre un negoziante che ha fatto parte di una gang e scontato anni di carcere) hanno iscritto lei ed i suoi fratelli Seven e Sekani ad una scuola in tutt'altro quartiere, dove gli studenti neri sono una minoranza minuscola. 
L'evento scatenante nella trama avviene subito dopo una festa a Garden Heights: Starr ed il suo amico Khalil sono in automobile, spaventati da una sparatoria scoppiata alla festa stessa, e vengono fermati da una volante della polizia. Durante il controllo, nel corso del quale i ragazzi sono assolutamente pacifici e collaborativi, uno degli agenti (dal distintivo Uno-Quindici) spara tre volte alle spalle di Khalil, apparentemente senza ragione alcuna, e lo uccide.
Da quel momento in poi Starr si trova a ricoprire all'improvviso lo scomodo ruolo di testimone dei fatti, ed a scontrarsi con la giustizia che sembra minimizzare costantemente l'atto del poliziotto pur di non incriminarlo, mentre attorno nel quartiere la rabbia non fa altro che crescere e seminare odio che germoglia forte e rigoglioso.

Un'immagine dal sito Black Lives Matter
Questo romanzo ha numerosi pregi. Innanzitutto è credibile: l'autrice è cresciuta in Mississippi, in un quartiere che ha molto in comune con il Garden Heights dove fa crescere Starr, e conosce molto bene l'argomento di cui sta parlando. Starr è caratterizzata molto bene, ed è un personaggio nelle sfumature del grigio: ha un fidanzato bianco, un'amica asiatica, si sente spesso divisa tra mondi diversi, tra la tentazione di nascondere il proprio quartiere nella scuola che frequenta (al punto di negare, dapprima, che il Khalil assassinato sia lo stesso Khalil suo amico) e quella di rivendicare a voce alta la propria appartenenza ed i diritti che spettano ai membri della sua comunità. Anche la famiglia di Starr è sfaccettata, con la figura paterna a cui si affianca lo zio (che per di più è un poliziotto, il che aggiunge un punto di vista più a tutto tondo sulle forze di polizia, evitando il rischio di demonizzarle nella loro totalità come sarebbe stato facile in un simile racconto). Vi sono poi un fratellastro impegnato a difendere la sua altra famiglia pur volendo rifugiarsi soltanto in quella dove si sente protetto, due genitori comprensivi ma severi, dei veri modelli educativi da cui Starr impara molto giorno dopo giorno. 
C'è il razzismo, nel libro di Angie Thomas, anche quello che talvolta non cogliamo, quello più interiorizzato dai bianchi che non si rendono conto del peso delle proprie parole. C'è l'appropriazione dell'identità che Starr compie pagina dopo pagina, testimonianza dopo testimonianza, confronto dopo confronto con le differenze e le somiglianze di coloro che la circondano, senza mai trincerarsi dietro un muro di diffidenza (nonostante le difficoltà, il suo sentimento per Chris -il fidanzato bianco- non ne uscirà danneggiato).
Si tratta di un libro che parla il linguaggio degli adolescenti, che si nutre di hashtag, di Tumblr, di retweet; Starr ama Harry Potter e lo cita a più riprese, regalando agli appassionati anche un po' più grandicelli riferimenti in cui riconoscersi; più difficili da comprendere per i lettori italiani e bianchi le citazioni dai rapper afroamericani, ma hanno parecchio da insegnarci: ad esempio, chi sapeva che l'espressione "Thug Life" fosse l'acronimo di "The Hate U give little Infants fuck everybody"? Io no di certo, ed ogni nuova scoperta è sempre un piacere.

In conclusione, il libro di Angie Thomas è un testo di lettura semplice e scorrevole, ma allo stesso tempo è tutt'altro che superficiale. Ritrae uno spaccato della società statunitense molto distante dalla realtà che circonda noi, e che forse per questo conosciamo troppo poco, ma che suscita nei lettori riflessioni e parallelismi con la situazione italiana (pensiamo al G8, ad Aldrovandi, Cucchi ed i ragazzi come loro) dove il fattore etnico non quello principale, ma le violenze per mano della polizia esistono eccome. Sensibilizzare i più giovani, target effettivo di questo romanzo, mi pare già un'ottima ragione per consigliarne la lettura; il fatto che sia una storia ben costruita e dai personaggi vividi e convincenti sono però valori aggiunti da non trascurare. 


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