giovedì 12 aprile 2018

Come le mosche d'autunno

Una scrittrice che mi incuriosisce da molto tempo, grazie alla popolarità acquisita negli ultimi anni (purtroppo ad oltre sessanta dalla sua morte ad Auschwitz), e che finalmente sono riuscita ad incontrare con un racconto lungo o romanzo breve che dir si voglia.



Titolo: Come le mosche d'autunno
Autrice: Irène Némirovsky
Anno della prima edizione: 1931
Titolo originale: Les Mouches d'automne
Casa editrice: Garzanti
Traduttore: Lanfranco Binni
Pagine: 92



LA STORIA

Tatjana Ivanovna è una anziana nutrice che ha dedicato gli ultimi cinquantuno anni della propria vita a prendersi cura della famiglia Karin. Ha cresciuto Nikolaj Aleksandrovič, ne ha visto morire il padre nella guerra di Turchia nel 1877 ed al tempo in cui il racconto inizia ne vede partire gli amatissimi figli, Jurij e Kirill, per un'altra guerra: la prima guerra mondiale. 
Da qui in poi il tempo passa e la per la famiglia Kirin gli anni felici nella loro bella residenza di Karinova finiscono per sempre: costretti a spostarsi dapprima ad Odessa, poi ad imbarcarsi su un bastimento francese fino a Marsiglia, ed infine a Parigi. 
Tatjana rimane dapprima il più a lungo possibile a Karinova, incapace di separarsi dalla residenza che conserva i suoi tanti ricordi. Vede tornare Jurij, sfuggito ai combattimenti, ma lo vede morire davanti ai suoi occhi ed allora poco dopo raggiunge i Kirin e si sposta con loro, nonostante nessuno dei luoghi in cui si trovi le possa sembrare una casa, nonostante i suoi punti di riferimento siano andati persi e così vada perso, gradualmente, il senso stesso della sua esistenza.

Battaglia a palle di neve, Russia, 1900
(foto dal web)

COSA NE PENSO

Per comprendere appieno il significato di questo testo è necessario conoscere la biografia di Irène Nemirowsky, ma nonostante ciò come mi è già capitato (con "Uomini sotto il sole" di cui vi parlavo qui) mi trovo a mettervi in guardia dal leggere la prefazione prima della storia vera e propria, poiché ve ne svelerà il finale e vi guasterà quindi in qualche modo la lettura.
Il personaggio di Tatjana è ispirato ad una donna realmente esistita, che segnò profondamente dell'autrice poiché fu l'unica a rappresentare per lei una vera figura materna: Zézelle, governante di lingua francese, che mise fine alla propria vita in modo tragico. 
Un altro parallelismo è quello della fuga dalla Russia sovietica, che affrontano i Karin ma che anche l'autrice dovette vivere nel 1918, e che anche nel suo caso ebbe come tappa finale la Francia (dove tuttavia venne arrestata in quanto ebrea nel corso del secondo conflitto mondiale, e deportata ad Auschwitz Birkenau dove morì poco dopo).

Mentre leggevo questo libro mi sono sentita trasportata in una dimensione lontana, provando una sensazione simile a quella che mi aveva dato Tolstoj nelle descrizioni in Anna Karenina. La Russia dove vive Tatjana è innevata, fredda, ma al tempo stesso c'è calore, quello che prova verso i bambini Karin che cresce di generazione in generazione, che le spezzano il cuore ad ogni partenza. 
La Francia è invece estranea, inospitale, così diversa dalla residenza russa a cui era abituata, così diversi i costumi, così decaduta la famiglia Karin per via dell'emigrazione, al punto da divenire insopportabile. 
Nonostante la sua brevità, l'efficacia a quest'opera non manca affatto, ed è quanto mai rara la capacità dell'autrice di farci affezionare alla sua protagonista nel giro di una manciata di pagine. Tatjana infatti emoziona da subito i lettori, rappresenta il rimpianto, la perdita dei luoghi amati ed in qualche modo della propria identità, divenendo via via inutile il suo ruolo di nutrice. Le mosche invece, disorientate ed intente ad ignorare il proprio passato, sono i Karin: in una Francia dove non si sentono a casa, dove non hanno punti di riferimento e neanche i ricordi di chi sono stati sembrano avere più alcun significato. 
Difficile in un'opera così breve essere così incisivi e coinvolgenti, eppure la scrittrice ci riesce alla perfezione, alternando descrizioni ai pensieri ed ai dialoghi in uno spaccato dell'Europa nella prima metà del Novecento che non lascia certamente indifferenti i lettori di oggi. 


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