lunedì 4 febbraio 2019

Le gambe di Alice

Di letteratura africana si discute ben poco; pochissimi gli autori noti al grande pubblico, mi viene in mente solo Chimamanda Ngozi Adichie, nigeriana. Di autori del Ciad non avevo mai sentito parlare finora, e così ho subito colto l'occasione quando ho scoperto questo libro tra gli scaffali della biblioteca.



Titolo: Le gambe di Alice
Autore: Nimrod
Anno della prima edizione: 2010
Titolo originale: Les jambes d'Alice
Casa editrice: Nottetempo
Traduttrice: Cinzia Poli
Pagine: 126


LA STORIA
Nel panorama della guerra civile in Ciad, un uomo fugge insieme alla sua giovane amante Alice, un’attraente giocatrice di basket. Nel viaggio lo guidano unicamente i suoi istinti, fino al momento in cui realizza l’impulsività della propria decisione è Alice a farne le spese, abbandonata come lo era stata anche la moglie dell’uomo nonostante anche lei sapesse renderlo felice.



COSA NE PENSO

In quarta di copertina, una citazione da Le Figaro definisce Alice una “Lolita africana”: il parallelismo non è in effetti del tutto fuori luogo, data sia la giovane età della ragazza (e la differenza da quella del suo amante) sia le caratteristiche che le vengono attribuite dall’autore, dipingendola come una giovane ed inesperta ma consapevole seduttrice:

Così, quando Alice posò lo sguardo su di me, vi lessi affetto, durezza e spavento. Erano tre momenti della fascinazione, tre tappe della catastrofe, tre strati di lava incandescenti. E li assaporavo quasi nella sua stessa bocca.
Detto questo, Nimrod non è Nabokov, e la scrittura di questo libro riesce ad annoiare nel giro di poche pagine, rendendo difficile terminare la lettura nonostante la sua brevità. Le premesse del romanzo, che si apre sulla guerra in Ciad e illude quindi di poterne approfondire l’argomento assai poco noto nel suo svolgimento, rimangono disattese:
Tre settimane di guerra civile hanno sconvolto le nostre vite. Gente fino a ieri notoriamente povera, oggi pare non esserlo più; esibisce astiosa le prove di una ricchezza usurpata. Ci sono ministri che attraversano la strada in pigiama, mentre le loro case sfarzose ardono tra le fiamme. N'Djamena è diventata una città pericolosa. Le banche sono chiuse, l'elettricità e il telefono tagliati; le relazioni d'affari, le reti di amicizia interrotte. Saccheggi, racket e omicidi prosperano. Tutti hanno dovuto cambiare posto, condizione, speranza. E per strada, ognuno, in silenzio, ripercorreva tra sé e sé le tappe di quest'odissea.

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