Come ormai avrete capito, la guerra civile siriana è un tema che mi interessa molto. I motivi principali sono due: il primo è che le fonti di notizie rendono davvero difficile informarsi in maniera approfondita, e la seconda è la complessità di un conflitto dove le forze in gioco sono numerose ma non è semplice comprendere la formazione degli schieramenti e le loro motivazioni. Così raramente mi faccio sfuggire un titolo a tema sugli scaffali della biblioteca...
Titolo: Freedom Hospital
Autore: Hamid Sulaiman
Anno della prima edizione: 2016
Traduttore: Marco Conti
Casa editrice: Add editore
Pagine: 287
LA STORIA
Questo romanzo a fumetti fornisce un punto di vista interno sul conflitto siriano narrato attraverso le voci di diversi personaggi: chi dà vita e gestisce il Freedom Hospital, i feriti di guerra con i loro traumi, vittime e carnefici. Il popolo siriano viene decimato dai bombardamenti stranieri ma anche dai cecchini e dai soldati dell'esercito di Bashar, in un terribile scenario fratricida.
COSA NE PENSO
L'opera si apre con un'introduzione di Cecilia Strada, che ha il potere di calare il lettore nell'atmosfera in cui sarà catapultato nel giro di poche pagine, dando voce all'ospedale in prima persona.
"Solo l'ospedale mostra che cosa è la guerra", scrisse qualcuno quasi cent'anni fa, in una guerra lontano da qui, ma è proprio vero, lo è ancora, lo è ovunque. E io, l'ospedale, lo so. Si dice "se i muri potessero parlare", ma non vorreste ascoltare i miei muri, se si mettessero a parlare.
Hamid Sulaiman è un autore siriano ora rifugiato in Francia. Illustra e racconta una storia parzialmente di fantasia -la città siriana in cui ambienta Freedom Hospital infatti non esiste, ma ne rappresenta decine. Con la sua narrazione Sulaiman trasmette la confusione di un conflitto dove è difficile riconoscere le fazioni, dove ad ucciderti potrebbe essere un vicino, persino un parente.
Il racconto è suddiviso in quattro stagioni, nel corso delle quali i personaggi aspettano, affidandosi alla saggezza popolare, che la guerra termini, che la dittatura di Bashar abbia fine.
Un giorno, il re disse a Juha che gli avrebbe dato tantissimo denaro se avesse insegnato a un asino a parlare come gli umani. Juha accettò il denaro e giurò che avrebbe insegnato all'asino a parlare entro dieci anni. Avvertirono Juha che il re lo avrebbe ucciso se non avesse mantenuto la parola. Juha rispose: "tra dieci anni o sarò morto io, o sarà morto il re o sarà morto l'asino".
Tuttavia essa non ha fine, tanto da costringere il Freedom Hospital a trasferirsi in un campo profughi oltre confine -un altro sogno tradito.
Sulaiman illustra le pagine bianche riempendole col nero: è nero il sangue dei feriti e dei cadaveri, sono neri gli occhi, gli edifici, i cieli da cui piove o nevica sulle strade ingombre di materie. Ai disegni si mescolano le rappresentazioni di video e fotografie presenti su Internet, estratti di discorsi, canti dei manifestanti; il tutto ci ricorda, pagina dopo pagina, che nonostante la storia del Freedom Hospital sia inventata purtroppo quanto sta accadendo in Siria è del tutto reale.
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