lunedì 9 marzo 2020

So che un giorno tornerai

Ci sono libri che ci vengono regalati -perché a un lettore, si sa, si regalano libri- ma non ci attirano granché. Questo volume, con la sua copertina piuttosto anonima, è rimasto ad aspettare sullo scaffale quasi un anno; poi, come spesso mi capita, è arrivato all'improvviso il suo momento.




Titolo: So che un giorno tornerai
Autore: Luca Bianchini
Anno della prima edizione:
Casa editrice: Mondadori
Pagine:




LA STORIA

Negli anni '60, Angela Pipan non ha ancora vent'anni e vive a Trieste con i genitori e i quattro fratelli quando rimane incinta di Pasquale, commerciante di jeans calabrese che non le ha mai detto di essere sposato. Così nasce Emma, figlia di un padre che non la riconosce e di una madre che non è pronta per la maternità -e appena le si presenta l'occasione fugge in Veneto, lasciando Emma a crescere con un vuoto enorme nonostante il tanto amore che la circonda.


COSA NE PENSO

"So che un giorno tornerai" è una storia tutta italiana, che si svolge in un'Italia di frontiera dove si vendono i jeans ai cittadini jugoslavi che attraversano il confine e il meridione guarda al Nord come all'occasione della vita.
Faceva freddo e quella città gli sembrava troppo lontana da lui, troppo severa, troppo difficile da capire. Se fosse rimasto in Calabria sarebbe stato diverso. Si sarebbe comportato in modo più cauto, avrebbe avuto troppi occhi puntati addosso per fare il cretino con altre ragazze. Ma Trieste era una città di frontiera dove le barriere venivano continuamente abbattute liberando ogni sorta di freno inibitorio.

"So che un giorno tornerai" parla di donne e alle donne dà voce. Il personaggio più convincente è senza dubbio quello di Angela, che incarna alla perfezione la frase di Guccini: "ci vuole scienza, ci vuol costanza ad invecchiare senza maturità" nel suo ostinato attaccamento a Pasquale che dura una vita e la fa apparire ai nostri occhi sempre come una ragazzina.
Sapeva benissimo che quell’uomo l’aveva distrutta, ma continuava a pensarlo come una ventenne – a desiderarlo – ed era bastata una chiamata per mandarla di nuovo in tilt. In fondo, lei era molto più fragile che egoista, ma non ne aveva piena consapevolezza.

Emma dovrebbe invece essere la rappresentazione della ragazza forte e indipendente, ma sfocia più di una volta nello stereotipo, mentre la quarta generazione di donne Pipan, Benedetta, svanisce sullo sfondo quando un nuovo concepimento -funzionale alla trama- prende il sopravvento. 

Il mio giudizio potrebbe sembrare molto critico, e sarebbe anche peggiore se vi dicessi come i personaggi maschili sono poco più che caricature -specialmente Kobra e Darko, per i quali i nomi con le K sono un modo molto banale per farli sembrare speciali. 
Fa eccezione, per fortuna, nonno Pipan: un uomo forte e orgoglioso, dal grande cuore, che venera Francesco Giuseppe e rimpiange l'epoca in cui a Trieste governavano gli Asburgo: a questo triestino tutto d'un pezzo ci si affeziona immediatamente.
Si assomigliavano soprattutto in quella malinconia che li faceva sempre sentire fuori posto nel luogo in cui erano, come se avessero tutto per essere felici e facessero il possibile per rovinare le cose. Forse Trieste era troppo piccola per loro che sognavano il mondo e il mondo lo vedevano solo attraversare la frontiera.
È vero, potrei muovere numerose critiche a "So che un giorno tornerai", ma in verità questo romanzo non mi è affatto dispiaciuto: certo, lo stile è molto semplice e la caratterizzazione dei personaggi lascia un po' a desiderare. Tuttavia ogni tanto un libro scorrevole è proprio quello che ci vuole, e la storia dei Pipan è una di quelle che appassionano e si divorano pagina dopo pagina, accompagnati dai paesaggi della magica città di Trieste che arricchiscono il racconto. 

Nessun commento:

Posta un commento