Il nome di Tiziano Sclavi è una garanzia per chiunque come me abbia trascorso decenni in compagnia dell’Indagatore dell’incubo. Non c’è ricordo della mia adolescenza che non sia accompagnato da una copia di Dylan Dog sul comodino o nello zaino; il più caro di questi sono i giorni di vacanza dalle scuole medie quando i nonni mi portavano in edicola durante il giro della spesa, e non dimenticavano mai di regalarmi la ristampa appena uscita che mancava alla mia collezione.
Così quando ho letto "Sclavi" su questa copertina nell’espositore della biblioteca, capirete bene che non ho potuto resistere...
Così quando ho letto "Sclavi" su questa copertina nell’espositore della biblioteca, capirete bene che non ho potuto resistere...
Titolo: Le voci dell'acqua
Autore: Tiziano Sclavi
Illustratore: Werther Dell'Edera
Anno della prima edizione: 2019
Casa editrice: Feltrinelli
Pagine: 96
“Le voci dell’acqua” è un fumetto in bianco e nero, con molti disegni (di Werther Dell’Edera) e pochissime parole. Il protagonista è Stavros, un uomo che vaga per una città senza nome dove la pioggia non cessa mai di cadere; proprio dall’acqua che lo circonda Stavros sente provenire delle voci che gli parlano e che vengono etichettate nella diagnosi di schizofrenia.
Attorno a Stavros altri personaggi si muovono sotto la pioggia, ognuno schiacciato dai dolori che si porta dietro.
In uno scorrere di vite e di infelicità, dove la morte è sempre incombente ma solo in poche scene appare davvero sulle pagine, i disegni a tratteggio di Dell’Edera illustrano una sceneggiatura cupa, angosciante. C’è chi giura che tutto gli stia andando per il meglio, poi si spara alla tempia; c’è chi si accascia morto sulla scrivania dell’ufficio, e la priorità dell’azienda è avvertire le risorse umane per avviare la ricerca di un nuovo dipendente.
Attorno a Stavros altri personaggi si muovono sotto la pioggia, ognuno schiacciato dai dolori che si porta dietro.
In uno scorrere di vite e di infelicità, dove la morte è sempre incombente ma solo in poche scene appare davvero sulle pagine, i disegni a tratteggio di Dell’Edera illustrano una sceneggiatura cupa, angosciante. C’è chi giura che tutto gli stia andando per il meglio, poi si spara alla tempia; c’è chi si accascia morto sulla scrivania dell’ufficio, e la priorità dell’azienda è avvertire le risorse umane per avviare la ricerca di un nuovo dipendente.
Abituata al caro Dylan, ero preparata a trovare gli esclusi, i reietti, gli infelici tra le pagine pensate da Sclavi. Se negli albi dell’indagatore dell’incubo però c’è Groucho sempre pronto ad alleggerire l’atmosfera con le sue battute, non c’è alcun elemento intenzionato a farci sentire meglio ne “Le voci dell’acqua”: le peregrinazioni e le allucinazioni di Stavros, i suoi sogni che si concludono anch’essi col fallimento, i percorsi infelici di chi lo circonda sembrano ripeterci pagina dopo pagina che non vi è nessun senso alle fatiche della vita, nessuna speranza di salvezza.
“Le voci dell’acqua” è un fumetto scomodo, duro, che non cerca in alcun modo di compiacere il lettore. Proprio per questo l’ho trovato coraggioso; in alcuni passaggi mi ha ricordato “Memorie dall’invisibile”, uno splendido numero di Dylan Dog che non ho mai dimenticato e ho avuto subito voglia di rileggere.
Non lo consiglierei a un lettore sprovveduto, alla ricerca di un fumetto di facile comprensione; lo consiglio però agli affezionati a papà Tiziano come me, che di certo ne saranno colpiti.
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