Lo scorso anno ho letto “Non stancarti di andare”, fumetto realizzato dalla coppia (nel lavoro e nella vita) Radice e Turconi. Nonostante l’argomento fosse incredibilmente nelle mie corde, non ne ero rimasta del tutto soddisfatta (un po’ troppo sdolcinato per i miei gusti, ne ho scritto più nel dettaglio qui) ma mi ripromettevo di dare un’altra chance agli autori, soprattutto perché i disegni di Turconi mi erano piaciuti moltissimo. Ho colto finalmente l’occasione grazie all’iniziativa “Visioni” uscita in edicola!
Autori: Teresa Radice, Stefano Turconi
Anno della prima edizione: 2015
Casa editrice: Bao Publishing
Pagine: 312
LA STORIA
Abel si trova su una spiaggia, in una calda giornata del 1807. Non sa come ci è arrivato, da dove viene, perché si trovasse in mare aperto: tutto quello che ricorda è il suo nome quando sbarca a Plymouth e viene ospitato all'Albatross Inn, da tre ragazze che hanno da poco perso il padre, il capitano Stevenson, accusato di alto tradimento. A Plymouth Abel viene accolto calorosamente e così la sua vita si intreccia a quella degli altri locali, e soprattutto a quella di Rebecca, tenutaria del bordello Pillar on Post, che come lui ha la capacità di vedere un misterioso porto nella nebbia…
COSA NE PENSO
Realizzato interamente in bianco e nero, in quelli che potrebbero sembrare semplici schizzi ma sono invece tavole ricchissime di dettagli, “Il porto proibito” è una lettura davvero imperdibile per gli amanti della letteratura inglese. Le parole di Wordsworth, Coleridge e Blake accompagnano il lettore pagina dopo pagina, insieme a numerosi canti marinareschi e ad altre poesie dedicate alla potenza del mare.
Ne “Il porto proibito” ci sono molte storie: c’è il mistero che avvolge la morte del capitano Stevenson, quello che riguarda Rebecca e i suoi molti segreti e naturalmente quello dell’identità di Abel. Ci sono poi personaggi a cui è impossibile non affezionarsi, Nathan prima ancora di Abel, perché sembra lui a dover rinunciare più di tutti a ciò che si è conquistato attraverso il proprio percorso di maturazione.
C’è il soprannaturale, ne “Il porto proibito”: c’è un luogo nella nebbia la cui vista è preclusa ai più, ma non ad Abel e Rebecca, per l’elemento che li accomuna; ci sono le missioni a cui ciascuno è chiamato, e prima di aver adempiuto ad esse non si potrà dire concluso il proprio percorso sulla Terra. C’è però anche quanto di più terreno esista: la vita pratica dei marinai messi alla prova dalle tempeste, le rotte di navigazione e i tanti luoghi in cui approdavano le navi; la prostituzione che permetteva a tante ragazze la sopravvivenza, e la povertà di tre ragazze rimaste orfane, divise tra la memoria del padre e il dolore per la sua prematura scomparsa.
“Il porto proibito” è un fumetto ricco ed emozionante; ci sono pagine che tornerete a rileggere, tavole che vorrete riguardare per gustarne ogni particolare, poesie che vi faranno tornare in mente gli studi liceali e vi faranno venir voglia di riscoprire i brani di allora (“La ballata del vecchio marinaio” di Coleridge è una sorta di traccia che accompagna lo svolgimento della prima metà del fumetto). Ho amato “Il porto proibito” in ogni suo aspetto: i disegni, la trama, la caratterizzazione dei personaggi; fatico davvero a trovargli un difetto, perché anche io che non apprezzo granché le avventure marinare ne sono stata completamente rapita. Non posso fare altro che consigliarvelo, soprattutto se non siete alla vostra prima lettura di romanzi a fumetti: altrimenti l’unico rischio è che possiate spaventarvi un po’ a causa della sua lunghezza, ma credetemi, le pagine voleranno una dopo l’altra!
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