venerdì 16 luglio 2021

Resurrezione

Quando si tratta di classici sono sempre intimidita all'idea di dare la mia opinione, sapendo di essere molto ignorante in materia e di non avere nulla da aggiungere a quello che critici ed esperti di sorta hanno di certo già detto. Tuttavia questo posto virtuale è un diario delle mie letture, dove mi piace tenerne traccia soprattutto per me, e dunque eccoci qui.


Titolo: Resurrezione
Autore: Lev Tolstoj
Anno della prima edizione: 1899
Titolo originale: Воскресение
Casa editrice: BUR
Traduttrice: Emanuela Guercetti
Pagine: 477


LA STORIA

Il protagonista di Resurrezione è Nechlijudov, un giovane della ricca San Pietroburgo che ha sempre vissuto tra agi, salotti e comodità. In gioventù, nell'onnipotenza conferitagli dal suo status, si è approfittato dell'altrettanto giovane Maslova, che ha sedotto e abbandonato, rovinandole l'esistenza. I due si reincontrano anni dopo, in tribunale: Nechlijudov è un giurato, Maslova invece un'imputata, che sarà ingiustamente condannata ai lavori forzati. Proprio quest'ingiusta condanna è per Nechlijudov l'evento che lo spingerà a cambiare radicalmente la propria vita.

COSA NE PENSO

Tolstoj è di certo più famoso per altri romanzi: "Anna Karenina" e "Guerra e pace". C'è molto però dell'autore in questo romanzo, scritto in dieci anni ed ispirato a diversi casi di cronaca realmente accaduti: anche Tolstoj infatti ha per tutta la sua vita provato interesse per le classi operaie e per i contadini, disprezzando in qualche modo la propria ricchezza (e finendo poi, in effetti, per trascorrere in miseria gli ultimi anni della propria vita). Nel 1901 l'autore fu anche scomunicato per via della filosofia anarco-cristiana di cui era il fondatore -e le cui idee sono decisamente percepibili in questo romanzo.

A nessuno dei presenti passava per la mente che quanto s'era fatto lì costituiva il sacrilegio e la beffa più solenne verso quel Cristo in nome del quale si faceva. Nessuno pensava che la croce dorata coi piccoli medaglioni di smalto che il prete aveva portato in mezzo alla chiesa e fatto baciare alla gente, non era altro che l'immagine di quel patibolo su cui Cristo era stato suppliziato, proprio per aver proibito tutte quelle cose che ora in nome suo lì si compivano.

Nechlijudov è, come Tolstoj, un uomo ricco. È anche una sorta di opposto della più famosa protagonista dello scrittore russo, Anna Karenina: una donna agiata, che ha tutto, e che non desidera nulla per noia e depressione. Nechlijudov invece decide di rifiutare ciò che possiede, distribuendo la terra ai contadini e dedicandosi alla beneficienza, per ben altre ragioni: seppure ciò che lo spinge inizialmente sono ragioni egoistiche, personali (il senso di colpa per ciò che si rende conto di aver fatto a Maslova), mette poi gradualmente radici in lui un'esigenza spirituale profonda, e soprattutto una consapevolezza ragionata della società che lo circonda e delle ingiustizie che la caratterizzano.

"Possibile che anch'io fossi così?", pensò Necliudov, proseguendo verso la casa dell'avvocato. "Se non proprio così, facevo però di tutto per esserlo e pensavo che quella fosse la mia vita.

"Resurrezione" infatti è un duplice viaggio: da un lato nell'animo del suo protagonista e nei miglioramenti che esso attraversa, sempre più altruista e disinteressato; dall'altro nell'orrore del sistema carcerario russo di fine '800, fatto di processi sommari e distratti, condanne comminate superficialmente e pene severe e spesso crudeli. In "Resurrezione" Tolstoj descrive, attraverso Nechlijudov che ne prende coscienza e tutti i detenuti che incontra e che lo aiutano a maturare le sue nuove convinzioni, l'ingiustizia di uomini deputati a giudicare e punire altri uomini, dando vita ad un sistema che non può che condurre ad un aumento del crimine, invece che alla sua diminuzione come sarebbe auspicato. È più ingiusto il sistema del crimine stesso commesso dai condannati, arriva a pensare Tolstoj per bocca di Nechlijudov -e molte sono le testimonianze a sostegno di questa tesi, che ci arrivano attraverso i personaggi che circondano il nostro protagonista e Maslova.

Con chiarezza, straordinaria capì che tutte quelle persone erano state imprigionate e deportate non perché avessero commesso un reato contro la giustizia o la legalità, ma solo perché volevano impedire ai funzionari e ai ricchi di godersi i beni che avevano tolto al popolo.

Maslova, la protagonista femminile, non ha in effetti molto spazio in questa storia: ma è degno di nota come Tolstoj dipinga lei e le altre detenute femminili non come fanciulle in pericolo pronte a farsi salvare dal principe di turno (Nechlijudov infatti fa una missione del supportarla finanziariamente e dal punto di vista giudiziario, arrivando a prometterle di sposarla per espiare il proprio peccato), bensì come donne determinate, capaci di offrirsi in sacrificio per altri, e di prendere per sé le proprie decisioni -non è Nechlijudov infatti che Maslova sceglierà come compagno con cui condividere la vita, ma un detenuto politico incontrato durante la deportazione in Siberia. 

"Sì, l'unico posto decente per un galantuomo, in questo momento in Russia, è la prigione", pensava. E lo sentiva con immediatezza, mentre s'avvicinava alle mura della prigione e ne varcava la soglia.

"Resurrezione" è un romanzo ricco di riflessioni interessanti sul tema del crimine e della punizione, sul tema dei diritti degli individui e anche sulle lotte politiche dei cittadini comuni, pronti ad impegnarsi per i loro ideali. Tolstoj è un maestro delle caratterizzazioni, e attorno ai detenuti e al sistema carcerario trova spazio anche per chi lo dirige, in modo spesso privo di scrupoli, senza provare alcuna pietà per i condannati. In una scena, due bambini assistono al passare della fila dei condannati ai lavori forzati: mentre la bambina volge lo sguardo altrove, giudicandoli di certo dei miserabili colpevoli come le hanno insegnato, il fratello si impietosisce, commosso davanti a quella che percepisce come un'intollerabile crudeltà -e in due bambini, in poche righe, Tolstoj ha dato voce alla popolazione intera, divisa secondo la propria coscienza.

Non leggo spesso classici o almeno non l'ho mai fatto finora, ormai lo sapete; con Dostoevskij e il suo "Memorie del sottosuolo" ho faticato non poco, nonostante la sua brevità. Con "Resurrezione" invece, nella mia edizione degli anni '60 che contiene ancora testimonianze dei bombardamenti sulla città grazie ai ritagli del mio bisnonno a cui è appartenuta, sono stata assorbita da una storia appassionante e scorrevole, ricca di spunti di riflessione e di vividi ritratti che sembrano uscire dalle pagine per mostrarsi al lettore. Posso affermare quindi che questa esperienza di lettura sia stata un vero successo, che spero di ripetere con l'autore prossimamente!

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