giovedì 13 gennaio 2022

Ho sognato la cioccolata per anni

Lettura che ho affrontato in occasione della Giornata della Memoria, "Ho sognato la cioccolata per anni" di Trudi Birger è la testimonianza di una donna sopravvissuta all'Olocausto.


Titolo: Ho sognato la cioccolata per anni
Autrice: Trudi Birger
Anno della prima edizione: 1992
Titolo originale: A Daughter's Gift of Love
Casa editrice: Piemme
Traduttrice: Maria Luisa Cesa Bianchi
Pagine: 192


Nata a Francoforte in Germania in una famiglia benestante di ebrei ortodossi, Trudi aveva avuto un’infanzia agiata e spensierata fino all’ascesa del Nazismo, che portò la sua famiglia a fuggire finché poté. Era solo una ragazzina quando dovette affrontare l’orrore della deportazione nel lager di Stutthof, seguita ad una altrettanto agghiacciante prigionia nel ghetto di Knovo, città che ora appartiene alla Lituania.

L’amore per i familiari è l’elemento cardine della testimonianza di Trudi Birger, che l'ha scritta molti anni dopo la prigionia, una volta diventata madre e nonna in Israele. 
Una volta perso il padre, ucciso dai nazisti mentre cercava di salvare dalla deportazione dal ghetto e dall’inevitabile esecuzione centinaia di bambini ebrei, a Trudi rimase infatti sua madre, spezzata dalla perdita del marito ma affezionatissima ai suoi figli. È proprio l’amore per la madre dalla quale Trudi non fu mai separata, sia grazie alla propria intraprendenza sia per eventi fortuiti ed imprevedibili, che l'ha spinta a sopravvivere anche nelle circostanze più avverse e inaccettabili. Facendosi forza l’un l’altra le due donne infatti sopravvivranno al lager, conquistandosi faticosamente una vita dopo l’Olocausto. 

Da adulta l’autrice ha fatto dell’aiutare gli altri la propria missione, impegnandosi attivamente nel fornire assistenza alle famiglie di immigrati dall’est Europa in Palestina e più nello specifico cure odontoiatriche gratuite per i bambini. La nota che inevitabilmente mi ha un po’ turbata alla fine della lettura è stato l’elemento fortemente sionista che si fa strada nella Trudi sopravvissuta, al punto che la terra di Israele le appare come un obiettivo e un diritto a titolo di risarcimento, senza tenere conto dei palestinesi che vi risiedevano fino all’immigrazione ebraica di massa di fine anni 40. Non che io non comprenda la necessità di allontanarsi dalla Germania, tuttavia è difficile per me considerare legittima questa rivendicazione territoriale.

Come ogni testimonianza sui campi di concentramento si tratta di un testo commovente e spesso difficile da sopportare, nelle brutalità che ci mette davanti. È una storia di sopravvivenza scritta in modo molto semplice e accessibile anche a dei lettori piuttosto giovani, magari coetanei della ragazzina che era Trudi quando venne strappata alla vita che aveva conosciuto. Credo che possa essere una buona lettura da consigliare nelle classi (nel 2005 ha vinto il Premio Andersen per la categoria dai 12 anni in su), anche perché ogni testimonianza scritta è sempre più preziosa via via che negli anni i testimoni in vita sono sempre di meno.

Avete affrontato delle letture su questo argomento di recente?

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