Con "Un giorno nella vita di Abed Salama. Anatomia di una tragedia a Gerusalemme", pubblicato in Italia da Neri Pozza, il giornalista Nathan Trall (che a Gerusalemme vive e lavora) ha vinto il Premio Pulitzer 2024 per la categoria Nonfiction: e non riesco a immaginare che qualsiasi altra opera potesse meritarlo di più.
Non c'è una riga di finzione in questo libro, che racconta la straziante ricerca di un padre, l'Abed Salama del titolo, che non sa cosa ne sia stato del suo bambino Milad, rimasto vittima di un incidente sull'autobus della scuola materna su cui viaggiava per andare in gita.
C'è dunque Abed in queste pagine, ma soprattutto c'è la storia della Palestina, la progressiva occupazione del territorio, lo strapotere dei coloni e delle forze militari israeliane -che intervengono solerti appena dei ragazzini lanciano pietre, ma lasciano consumare tra le fiamme un pullman pieno di bambini. Ci sono i colori dei documenti che determinano chi possa accedere a quali ospedali, c'è la costruzione dei muri ad isolare i palestinesi in zone sempre più impoverite e prive dei servizi essenziali.
Thrall alterna capitoli d'impronta più storica e geopolitica, arricchiti da mappe che aiutano la comprensione del lettore, ad altri dove l'intensità emotiva è altissima, in cui trova spazio il dolore straziante di genitori che perdono un figlio o temono per il suo destino.
Non c'è una riga di finzione in questo libro, che ho trovato illuminante nella sua capacità di spiegare una questione complessa e distorta dai mezzi di informazione come la questione palestinese e l'ingiustizia che giorno dopo giorno un popolo è costretto a subire, e che mi è piaciuto così tanto da lasciarmi senza parole quando l'ho terminato. Questo sì è uno di quei testi che una volta finito mi fa pensare: dovrebbero leggerlo tutti.
E voi, lo avete già letto?
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