Per la seconda tappa del viaggio in Egitto, ho scelto un libro pubblicato da tempo che vale la pena di essere riletto da chi già lo conosce e scoperto da chi invece non se lo è mai trovato tra le mani. "Voci" è un romanzo brevissimo, che vi colpirà come un fulmine di un temporale estivo, violento ed improvviso.
Titolo: Voci
Autore: Sulayman Fayyad
Anno della prima edizione: 1972
Casa editrice: Sellerio
Pagine: 140
Al centro di questa storia c'è un piccolo villaggio egiziano di nome al-Darawish (in arabo questa parola significa "la gente semplice"), che si trova ad una certa distanza dalle grandi città. Da questo luogo proviene Hamid, che però molti anni prima è emigrato in Francia; a Parigi è divenuto un uomo di successo, ed ha sposato Simone, una donna francese che gli ha dato due figli.
Un giorno ad al-Darawish arriva una lettera, proprio da parte di Hakim, che annuncia la propria visita imminente al villaggio in compagnia della moglie.
E' proprio Simone a sconvolgere gli abitanti di al-Darawish, e sono le loro voci, quelle del titolo, che si alternano capitolo dopo capitolo per raccontarci la permanenza della donna in Egitto. Ascoltiamo la voce del sindaco, quella dell'uomo incaricato di farle da interprete in assenza di Hakim, quella del cognato e quella della moglie di lui, della suocera ed infine del commissario.
Sì, il commissario. Perché la presenza di Simone è una bomba ad orologeria, in un piccolo villaggio dove le voci corrono, dove le donne guardano Simone con sospetto e gli uomini con un misto di disappunto e di attrazione. I suoi costumi sembrano così estranei, così osceni talvolta -i suoi abiti con la schiena scoperta, gli alcolici che beve al caffè.
Ma in fondo c'è da chiedersi: è Simone, la bomba, oppure sono proprio le voci? Perché in realtà ciò che serpeggia è una malevola invidia, un rancoroso senso di inferiorità che si tramuta in un orgoglio malato (ché queste europee, mica saranno meglio delle nostre donne!), un senso comune ancorato a detti come "mogli e buoi dei paesi tuoi" che è convinto che la scelta di Hakim sia stata un errore.
Sono le voci a condurre lentamente alla sorprendente conclusione, giorno dopo giorno, banchetto dopo banchetto -ai quali le donne del paese non presenziano, ma di cui di certo discutono dietro l'angolo. Inutile dirvi che svelarvi il finale vi rovinerebbe la lettura, in proposito dirò soltanto che non me lo aspettavo affatto e sono rimasta senza parole, a fissare la pagina e a pensare che questo brevissimo romanzo sia una vera perla che ho scoperto ora con immenso piacere.
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