lunedì 30 ottobre 2017

Il figlio del cimitero

Di Neil Gaiman lessi, qualche anno fa, il romanzo intitolato “Coraline”: una storia pensata per un pubblico giovane, con una protagonista che si ribella alla noia che pervade il suo nucleo familiare e al di là di una porta trova due “altri” genitori, identici ai suoi non fosse per i bottoni al posto degli occhi, in superficie amorevoli ma sotto sotto creature del male.
 



Titolo: Il figlio del cimitero
Autore: Neil Gaiman
Anno della prima edizione: 2008
Titolo originale: The Graveyard Book
Casa editrice: Salani
Pagine: 344



 
Anche ne “Il figlio del cimitero”, altro romanzo per ragazzi con tutte le caratteristiche per essere definito una storia nera, il giovane protagonista fa la conoscenza di una famiglia tutt’altro che tradizionale: infatti il piccolo, di appena un anno, perde i genitori biologici uccisi da un feroce assassino, e si trova ad essere adottato da una famiglia di fantasmi residenti -ovviamente- al cimitero. “Nobody” è il nome che i fantasmi scelgono per lui: una grande famiglia capace di amare e di insegnargli a leggere, a scrivere, ma anche a svanire, infestare e compiere altri atti straordinari grazie alla cittadinanza del cimitero che gli viene concessa.
Bod cresce, e la sua infanzia al cimitero è piacevole come la maggior parte delle infanzie: ha molti amici tra i fantasmi, un mentore apposta per lui (Silas, misterioso e composto, ma dal grande cuore) e vive numerose avventure. Tuttavia con l’arrivo dell’adolescenza Nobody prova una sempre crescente curiosità nei confronti del mondo esterno, al punto di iniziare a frequentare la scuola dei vivi. Al di là del desiderio di scoperta di Bod, la realtà è che la sua crescita porta con sé un’inevitabile conseguenza: il tempo di Nobody all’interno del cimitero si sta esaurendo, e con la maturità arriva per lui il momento di essere ufficialmente vivo, di andare nel mondo e cambiarlo, realizzando le infinite potenzialità che la sua condizione di essere umano vivente comporta.

Illustrazione di Ron Howard
Non si tratta di un libro semplice da riassumere, perché numerose sono le avventure che Bod vive nel corso di questo romanzo di formazione: dai legami che forma con le anime che abitano nel cimitero, alla lotta contro colui (o per meglio dire coloro) che lo vogliono morto dopo aver sterminato la sua famiglia biologica e le sue incursioni nel mondo dei vivi che lo circonda pur facendolo sentire un estraneo. Ogni capitolo infatti distanzia il precedente di due anni, narrandoci così la crescita di Bod nel corso del tempo.
Gaiman popola un intero universo di fantasmi a cui dedica non molte righe, ma nonostante ciò li caratterizza in modo vivido e puntuale: la strega a cui non è data nemmeno una lapide, Silas con i numerosi misteri sul passato in cui sarebbe stato malvagio, la coraggiosa signorina Lupescu (tutrice supplente, e licantropo), la volubile Liza, i dolci genitori Owens… Nobody ha tra loro la propria dimensione, il proprio piccolo mondo di bambino; è accolto e protetto, cresciuto ed istruito (seppure con nozioni non sempre aggiornate, ma con una narrazione storica ricca e decisamente personalizzata!).

Non nego che sia una storia nera, con elementi gotici e soprannaturali, talvolta anche piuttosto macabri; tuttavia l’aspetto che mi ha colpita maggiormente è il percorso di Bod verso l’adolescenza e la maturità, che comportano per lui l’uscita nel mondo reale, il distacco dalla sua confort zone, l’inizio di nuove avventure: certo in chiave metaforica, perché nessuno di noi ha dovuto lasciare un cimitero per diventare grande, ma non si tratta in fondo del percorso vissuto da ognuno di noi?

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