giovedì 26 aprile 2018

La foresta assassina

Il volume precedente di questa serie di thriller scandinavi si intitola "Le bambine dimenticate", l'ho già letto e ve ne ho parlato qui. Il principale problema di quel romanzo era il suo essere in realtà il settimo volume della serie di gialli con una protagonista in comune scritta dall'autrice, e porre quindi il lettore davanti ad una situazione difficilmente comprensibile in medias res. Questa volta ad essere stato pubblicato è l'ottavo volume, dunque almeno tra i due in commercio ad oggi si può riscontrare una continuità; inoltre la storia stessa è a mio parere più riuscita della precedente.




Titolo: La foresta assassina
Autrice: Sara Blaedel
Anno della prima edizione: 2013
Titolo originale: Dødesporet
Casa editrice: Fazi
Traduttore: Alessandro Storti
Pagine: 246




LA STORIA


Sune è un adolescente la cui madre è in fin di vita a causa del cancro ed il cui padre è un uomo duro, un macellaio che sembra non provare mai paura ed approva raramente le scelte del figlio, più timido e riflessivo di quanto lo vorrebbe. La famiglia di Sune aderisce al paganesimo scandinavo, che venera gli dei tradizionali della Scandinavia con sacrifici e riti propiziatori. Proprio la sera in cui Sune dovrebbe essere proclamato ufficialmente un membro adulto della comunità ha inizio il romanzo: a sua insaputa, parte del rito al quale si trova a partecipare consiste in un rapporto sessuale con una prostituta che gli altri uomini hanno attirato per lui nel folto del bosco; Sune però si rifiuta, la ragazza a questo punto vorrebbe andarsene via, ma viene aggredita da tutti gli altri uomini che la stuprano ripetutamente e finiscono per ucciderla. Mentre ne nascondono il cadavere, Sune sconvolto da quanto è avvenuto fugge e si rifugia nel bosco, dove qualche giorno più tardi la polizia comincerà a cercarlo.
Il caso parallelo è un cold case, e si tratta di Klaus, il fidanzato dell'investigatrice Louise che si credeva morto suicida; in realtà voci diverse e sospetti di omicidio si allungano sul caso ormai chiuso da decenni, e Louise è determinata a tutti i costi a scoprire finalmente la verità.

Immagine dal web

COSA NE PENSO

Ho trovato questo thriller molto ben costruito: l'elemento portante è l'intreccio con la mitologia norrena ed i riti pagani, primo tra tutti quello di iniziazione, in vari gradi di fanatismo e talvolta simili ai comportamenti di una setta. Nonostante sia stato il fattore che mi ha interessata di più, credo che avrebbe potuto trovare tra le pagine anche un po' più di spazio: per un lettore non scandinavo infatti questa mitologia risulta non immediatamente comprensibile, per quanto fornisca lo spunto per scoprire di più su Odino e gli altri personaggi.
Un altro punto di forza è senza dubbio Sune, il giovane protagonista, determinato a sottrarsi dalle dinamiche malate del gruppo religioso di cui fa parte suo padre sin dalla giovinezza. Questi uomini nel corso di decenni sono macchiati di numerosi delitti, sempre rimasti impuniti, perché nessuno ha mai avuto come Sune il coraggio di opporsi: insieme a lui, in questo romanzo, trovano la forza di ribellarsi anche altri membri della comunità locale, tra cui l'investigatrice Louise e la sua amica Camilla.
Il ritmo dell'indagine (anzi delle due indagini: quella sulla morte di Klaus e quella sulla scomparsa di Sune) è incalzante e si interseca perfettamente con il paesaggio boschivo e ricco di ombre che circonda le cittadine danesi; l'incontro poi con i toni fiabeschi e misteriosi riservati agli elementi leggendari ("I carri percorrono la Via dei Morti") e a personaggi suggestivi come quello dell'anziana Elinor crea un insieme convincente e che si legge davvero d'un fiato. 

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