lunedì 4 giugno 2018

Sulla pelle

Dopo una lettura lenta e pesante come "Erano solo ragazzi in cammino" (di cui ho scritto qui), avevo bisogno di un romanzo scorrevole che riuscisse ad appassionarmi e distrarmi dalla routine quotidiana. Cosa c'è di più adatto dei thriller quando vogliamo riposare la mente? Per l'occasione ho scelto il romanzo d'esordio di un'autrice molto nota, della quale questa non è però l'opera più conosciuta ed anzi, è addirittura difficile da reperire.




Titolo: Sulla pelle
Autrice: Gillyan Flinn
Anno della prima edizione: 2006
Titolo originale: Sharp Objects
Traduttrice: Barbara Murgia
Casa editrice: Piemme
Pagine: 316




LA STORIA


Camille Preaker è una giornalista in una testata di modeste dimensioni con sede a Chicago. Da molti anni si è allontanata dalla sua città natale, Wind Gap in Missouri, ma quando nella cittadina si verificano due casi di rapimento di bambine che vengono poi ritrovate morte il suo capo la incarica di scrivere un articolo su tali crimini.
A malincuore Camille fa ritorno a Wind Gap, alla casa di famiglia che è ancora in grado di opprimerla come quando era adolescente, con il suo carico di risentimenti e di ricordi -ad esempio la morte della sua sorellina, ed il difficilissimo rapporto con l'anaffettiva madre Adora. Camille, con i suoi traumi difficili da elaborare, intreccia la propria vita a quella della sorella Amma che quasi non conosce, e finisce invischiata in scoperte scomode che avrebbe preferito di certo non fare. 


Immagine dal web



COSA NE PENSO


"Sulla pelle" è un thriller atipico. Il punto di vista della protagonista è quello di una giornalista e non di un'investigatrice, innanzitutto, ma soprattutto è quello di una donna segnata quasi quanto le vittime dei crimini sui quali cerca di scoprire la verità. Il titolo del romanzo fa infatti riferimento alla pratica di autolesionismo di Camille, che per anni ha inciso la propria pelle, non tuttavia per procurarsi dolore fine a se stesso, bensì scrivendosi addosso parole per lei significative al punto da sentirne ancora bruciare le cicatrici nei momenti di maggiore stress.
I personaggi femminili in questo libro sono tutt'altro che teneri, tutt'altro che innocenti anche quando è di ragazze giovanissime che si parla. L'aspetto in comune delle due giovani vittime infatti è proprio una vena di cattiveria che le contraddistingueva, che le spingeva all'aggressività verso gli altri; tutti i personaggi femminili non escono granché bene dalle pagine, nessuna di loro è un personaggio davvero positivo, dalle più giovani come le bambine uccise sino alle più adulte come Adora e le sue amiche. Ognuna ha i propri traumi, i propri drammi mai superati che anche nella maturità la legano a dinamiche di potere proprie dell'adolescenza; Camille stessa è ben lontana dal raggiungere la stabilità emotiva, ed ancora di più lo è la sorella Amma:
Quella ragazzina mi piaceva ogni istante di più. Una piccola bambina intelligente e completamente marcia dentro. Suonava familiare. "So un miliardo di cose che non dovrei sapere". 

Gli uomini in questo romanzo fanno unicamente da sfondo, da personaggi di contorno: il marito di Adora, tra un superalcolico e l'altro, incapace di contraddire la moglie e di vedere lei e la figlia per quello che sono realmente; Richard, l'investigatore, infatuato di Camille ma non al punto da vincerne le resistenze; John, fratello della seconda vittima, schiacciato dal lutto e dai sospetti, ad un passo dalla resa.
Circola molto alcol in questo libro, circolano anche droghe più e meno pesanti per le mani di personaggi più e meno giovani; Wind Gap è un paese di provincia colmo di meschinità, di gelosie, di gerarchie mai cambiate dai tempi in cui la protagonista frequentava le scuole superiori. L'ambientazione della storia è malsana e fa perfettamente da sfondo alla vicenda. 
Non posso affermare che questo thriller psicologico sia davvero sorprendente nella sua conclusione: già dalla metà del libro a mio parere si ha un'idea piuttosto chiara di chi possa essere il colpevole, anche se qualche colpo di scena comunque trova il suo spazio. Tuttavia siamo davanti ad un'opera d'esordio davvero ben scritta, che racconta i rapporti umani con ferocia e senza pietà alcuna, e tratteggia personaggi sgradevoli che riescono comunque a tenere incollati alle pagine -seppure non incredibilmente originali, come la protagonista, che ricalca il mito dell'investigatore alcolizzato e tormentato dal proprio passato.
La ritengo un'ottima opera prima di un'autrice che ha raggiunto la fama per romanzi successivi, primo tra tutti Gone Girl (del quale ho visto il film che mi ha convinta moltissimo, forse una tra le mie visioni preferite di qualche anno fa), che ho intenzione di avvicinare in futuro. Forse dunque questa non è la migliore tra le sue creazioni; io mi sento di consigliarla comunque a chi abbia voglia di una lettura scorrevole ed avvincente, poco incline ai sentimentalismi

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