Stephen King è un autore con cui sono cresciuta: frequentavo le medie inferiori quando acquistai, quasi per caso, "Il miglio verde" in un autogrill, attratta da Tom Hanks sulla copertina. Erano gli anni in cui collezionavo Dylan Dog e gli incubi e l'orrore erano il mio pane quotidiano, le mie letture preferite, i miei compagni di giochi in quella fine d'infanzia.
Anni dopo, al primo anno di scuola superiore, quella che era la mia persona preferita (ed in un angolino del mio cuore lo è rimasta) mi regalò la sera della Vigilia di Natale la sua copia di "It", consumata ed ingiallita dal tempo. Quel voluminoso romanzo cambiò le mie vacanze, rendendomi insonne dalla curiosità, e consacrò un amore che sarebbe durato nel tempo.
Da allora ho letto diversi titoli della sua produzione, rimanendone quasi sempre soddisfatta. Lo scorso anno, complice l'uscita della prima parte della nuova trasposizione cinematografica, ho anche osato rileggere "It" quattordici anni dopo quella Vigilia di Natale; molte cose, ho scoperto, erano cambiate, ma non il fatto che quel libro fosse ancora capace di segnarmi profondamente. Tra tutte le letture del 2017, nonostante non fosse una novità, è rientrato nella mia personale classifica dei dieci migliori libri letti nell'arco dei dodici mesi (il post dedicato lo trovate qui).
Da allora ho letto diversi titoli della sua produzione, rimanendone quasi sempre soddisfatta. Lo scorso anno, complice l'uscita della prima parte della nuova trasposizione cinematografica, ho anche osato rileggere "It" quattordici anni dopo quella Vigilia di Natale; molte cose, ho scoperto, erano cambiate, ma non il fatto che quel libro fosse ancora capace di segnarmi profondamente. Tra tutte le letture del 2017, nonostante non fosse una novità, è rientrato nella mia personale classifica dei dieci migliori libri letti nell'arco dei dodici mesi (il post dedicato lo trovate qui).
Oggi altri mesi sono trascorsi, riordinando la libreria ho ripreso in mano le mie copie dei romanzo del Re dell'Orrore ed ho provato spesso il desiderio di rileggerle, di approfondire ad anni di distanza un autore che mi ha formata come lettrice e come persona e che, ne sono sicura, mi riserva ancora moltissime sorprese.
Ecco il perché di questo post atipico, più personale, dove lascio spazio al mio progetto di leggere più opere di Stephen King senza stabilire tempistiche, senza pormi obblighi né vincoli di alcun tipo (non amo costringermi nelle letture, preferisco lasciarmi ispirare dal momento e scegliere in base alla giornata a quale libro dedicarmi una volta terminato il precedente).
Qui insomma do il via ad un elenco che aggiornerò man mano, dove archivierò le recensioni dedicate ai libri di King che leggerò d'ora in poi e saranno presenti sul blog.
Ad oggi, i titoli su cui potete scoprire qualcosa di più sono:
- 1974: Carrie qui la recensione
- 1975: Le notti di Salem, qui la recensione
- 1977: Ossessione
- 1979: La lunga marcia, qui la recensione
- 1982: L'uomo in fuga
- 1983: Pet Sematary
- 1986: It, qui la recensione
- 1987: Misery
- Joyland (pubblicato nel 2013, qui la recensione)
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