Dopo una lettura impegnativa, sento sempre il bisogno di un romanzo breve e scorrevole, che mi distragga e rilassi senza richiedere una grande concentrazione. Adattissimi a tale scopo sono i thriller, noir, gialli e simili; questa volta la mia scelta è ricaduta su un noir.
Titolo: L'impronta della volpe
Autore: Moussa Konaté
Anno della prima edizione: 2006
Titolo originale: L'empreinte du renard
Casa editrice: Del Vecchio
Traduttrice: Ondina Granato
Pagine: 200
Traduttrice: Ondina Granato
Pagine: 200
LA STORIA
Il poliziotto Habib dalla città di Bamako, capitale del Mali, viene mandato nella terra dei Dogon, a sud del fiume Niger, per risolvere il caso di diversi giovani ritrovati morti, misteriosamente illesi ma dai corpi gonfi. Non è semplice condurre un'indagine in una comunità ristretta ed assai chiusa, dove il codice d'onore spinge i suoi membri ad uccidersi l'un l'altro per riparare ad un oltraggio, gli indovini interpretano le tracce lasciate dalle volpi passate su bastoncini di legno e il volere del dio Amma condiziona, a detta degli anziani, il destino di tutti.
Il villaggio Dogon sulla falesia di Bandiaraga |
COSA NE PENSO
Quella narrata da Konaté è una storia dalla struttura tradizionale: diversi cadaveri, una causa del decesso comune ma da chiarire, una coppia di investigatore e assistente che crea spesso situazioni divertenti nonostante la serietà del loro lavoro. Non si tratta di un romanzo sorprendente o particolarmente originale, ma il suo tratto distintivo è senza dubbio l'ambientazione: una comunità molto antica sulla falesia di Bandiaraga, in Mali che stimola facilmente l'immaginazione. Nella mente del lettore compare il Gatto, che si arrampica agilmente sulla roccia con la sua inseparabile bisaccia; compaiono i ragazzi che sulla falesia lottano, rischiando la propria vita, le capanne di fango sotto il sole, le donne che portano otri d'acqua in equilibrio sul capo e a volte non sanno scegliere tra il proprio promesso sposo ed il suo più caro amico.
"L'impronta della volpe" è un noir che mette in luce la necessità di comprendere le culture differenti dalla propria e le loro motivazioni profonde, anche se non razionali nel senso occidentale del termine; si tratta di un romanzo appassionante e molto scorrevole, che si legge in breve tempo e la cui trama è convincente.
Il commissario Habib ed il suo aiutante Sosso sono una coppia che funziona, anche se non è particolarmente originale. La loro caratterizzazione non è molto approfondita, ma dal momento che Konaté è autore di diversi romanzi che affrontano il tema dei miti tribali africani e che condividono il commissario Habib come protagonista, probabilmente il personaggio risulterà più sfaccettato leggendo anche le altre avventure.
I romanzi di questo autore maliano non sono di facilissima reperibilità ma non escludo di avere voglia, in futuro, di leggerne altri. Nel frattempo vi consiglio questo titolo, anche se è il secondo in ordine cronologico di pubblicazione; è senz'altro un'opera che si può leggere anche indipendentemente dalla precedente.
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